Poteva essere un eroe. E non per caso. Perché non ci si trova nel posto giusto, al momento giusto dopo pochi secondi dall’ingresso in campo.
Perché se Heinze non avesse colpito la palla di testa in fuorigioco, lui nella posizione alla Pippo Inzaghi c’era, come c’era la sua zampata vincente che ha strozzato in gola la gioia del pareggio romanista contro il Cagliari.
Fabio Borini poteva essere un eroe, entrando nel cuore del popolo giallorosso in un batter d’occhio. Il ragazzo, classe ’91, cresciuto con Drogba e Lampard, si è fatto trovare subito pronto.
Perché la sua stagione sarà così, scampoli di partita da sfruttare nel migliore dei modi (a meno che il giovane non esploda e guadagni il posto da titolare). Il suo procuratore, Marco De Marchi, lo aveva detto alla vigilia e l’ha ribadito nel post-partita: il giocatore ha la mentalità giusta e si farà trovare pronto. Ai più sono sembrate frasi di circostanze.
E invece la gara di domenica ha dimostrato che quello che si era detto sull’ex Parma era tutto vero. Non solo per la rete annullata che avrebbe potuto far tornare il sorriso sulla volto triste di Luis Enrique, ma perché l’attaccante è giocatore, come si dice nel gergo calcistico.