Non parla da parecchio, Rosella Sensi. Se ne attendevano le dichiarazioni alla fine del campionato ma la Presidentessa giallorossa ha preferito essere parca di enunciati, quasi a lasciare che la squadra e l’allenatore si godessero pienamente un tributo degno dei vincitori. Il bagno d’affetto riservato ai capitolini dai propri sostenitori, Rosella se l’è guardato. In disparte. Dopo aver risposto per le rime alla tracotanza di Josè Mourinho, dopo aver fatto sentire la voce della società nei momenti in cui è sembrato opportuno e necessario farlo – vedi il post Lazio-Inter, vedi il caso Totti-Balotelli – il vertice dirigenziale ha preferito misurare le parole con il contagocce. Un comportamento, le va riconosciuto, impregnato di responsabilità e confacente a un leader. Non si è negata quando occorreva portarsi la Roma sulle spalle e replicare, alzare la voce, farsi sentire. Ha gestito il rinnovo di Francesco Totti e deciso di legare per sempre il destino del Capitano a quello del club, ha ricevuto apprezzamenti importanti dai calciatori, da Claudio Ranieri, dalla dirigenza cui – con l’innesto di Gian Paolo Montali, imprescindibile – ha consentito di fare un salto di qualità ulteriore. MESI BUI. Contestazioni frequenti – a inizio stagione – ce ne sono state, va detto. Soprattutto per la mancata chiarezza circa lo stato reale delle casse giallorosse, per l’immobilismo in fase di mercato a causa di debiti pregressi di Italpetroli che pesano come un macigno sulla possibilità di investire e progettare una Roma stratosferica. Lamentele per non vendere la società agli acquirenti che di volta in volta prendevano un aereo – dall’America, dalla Svizzera, da chissà dove – e pretendevano d’essere considerati tali. Potenziali acquirenti. Salvo poi scoprire che quel “potenziale” andava letto in realtà come “fantomatico”. Italpetroli, si diceva. Ovvero, la società che fa capo alla famiglia Sensi e che ha sempre ribadito l’intenzione di continuare a controllare la Roma; ovvero, la società verso cui Unicredit dichiara di essere in credito per 325 milioni. E la cessione della A.S. Roma, in tutto ciò, consentirebbe di colmare buona parte del debito. Si è reso necessario un arbitrato per provare a risolvere e appianare la diatriba: il prossimo 4 giugno ci sarà la prima udienza. In ballo la possibile dismissione di immobili e depositi petroliferi appartenenti alla famiglia Sensi, ma la Roma, per il momento, non sembra al centro della querelle. Che gli sforzi della Sensi siano ora tutti concentrati nella risoluzione – il più positiva possibile – della faccenda, pare ovvio.
ROMA ARMONICA. Tanto quanto la volontà di non privarsi – in continuità con il pensiero di papà Franco – della Roma. Eppure, dopo aver sfiorato un’impresa mica da ridere – anche per due mosse azzeccatissime: vedi l’ingaggio di Claudio Ranieri, vedi l’acquisto di Luca Toni – il silenzio di Rosella Sensi comincia a fare rumore.