Roma-Atalanta, Pruzzo: “Allora fu salvezza, stavolta…”

 Da La Gazzetta dello Sport:

C’è un altro Roma-Atalanta che riempì lo stadio Olimpico: 6 maggio 1979, finì 2-2. Trentuno anni fa e tutt’altra storia: con quel pareggio, la Roma si assicurò la salvezza. Annata 1978-79, stagione disgraziata. Il presidente Gaetano Anzalone aveva acquistato Pruzzo e Spinosi sognando di vincere lo scudetto. Fu un flop colossale: Giagnoni fu esonerato dopo essere stato preso a sassate e il duo Valcareggi-Bravi conquistò la salvezza a fatica. Il secondo gol di quella gara, dopo che l’Atalanta era andata sul 2-1 grazie a Prandelli, fu firmato da Roberto Pruzzo. La Roma era al sicuro: la domenica successiva in casa dell’Ascoli uno 0-0 annunciato.
Pruzzo, che ricordo ha di quel giorno?
«Vedemmo le streghe. Eravamo passati in vantaggio su autogol, poi l’Atalanta ribaltò la situazione con Bertuzzo e Prandelli. Ametà ripresa mi ritrovai un pallone da infilare in porta e feci gol».
Stadio pieno.

Mazzone: “Francè, mo tocca a te”

 Da La Repubblica:

«Totti ci deve regalare un gran bel finale. Noi tifosi lo pretendiamo». Anni fa, Carlo Mazzone coccolava questo ragazzino dal talento straordinario neanche maggiorenne, lo proteggeva, gli insegnava come doveva muoversi in un calcio in cui non basta avere due piedi meravigliosi. E se Totti è diventato il capitano che tutti i romanisti avrebbero sognato è anche merito di Mazzone. Che oggi fa il tifoso, soffre, sogna, e spera che il suo Totti lo faccia felice. «Ce lo deve».
Lo dice perché crede che sia lui l’uomo decisivo per la volata finale?
«Io punto su tutti e tre gli attaccanti. Toni si è ambientato benissimo e ha una media gol spaventosa, Vucinic è maturo e concreto, Totti è sempre un fenomeno ».
Un finale in cui la Roma deve vedersela con un colosso l’Inter.
«Sì però la Roma deve approfittare dello stress e della tensione che l’Inter vive per colpa della Champions league. Sono anni che il presidente Moratti vuole vincere quella coppa: non lo dicono, ma stanno accumulando molto stress. Non snobbano il campionato, ma inconsciamente vivono un’attesa logorante. Il Milan mi lascia perplesso: prende troppi gol, è incostante, ha troppi infortuni».
Carlo Mazzone. Quindi?
«La Roma può farcela. Ho rotto i margini, è disinvolta, è felice. È convinta dei propri mezzi, ha superato le rimonte subite come quelle di Cagliari e Napoli. Ha un bel gruppo che gioca con naturalezza e serenità. È proprio figlia di Ranieri».
L’ha modellata a sua immagine e somiglianza?

Roma-Atalanta: Toni e la goduria di segnare sotto la Sud

 Luca Toni ha una grande voglia di tornare a segnare: finora prolifico e concreto, contro il Bari non ha segnato – nonostante sia stato impeccabile e tra i migliori in campo – e la rete contro l’Inter è l’ultima in ordine di tempo per il campione ex Viola. Segnata, tra l’altro, proprio all’olimpico con tanto di esultanza sotto la Curva Sud. La voglia matta di Toni? Mettere a segno la terza perla davanti ai suoi tifosi più calorosi. Da il Messaggero:

Totti, Toni e Vucinic. O Menez, chissà. Claudio Ranieri, pensando pure a Julio Baptista e Cerci, se la ride. La Roma lì davanti è a posto, sia da un punto di vista quantitativo che (soprattutto) qualitativo. E ciascuno dei suoi attaccanti ha mille motivazioni per lasciare il segno contro l’Atalanta. Totti, ad esempio, ha una voglia matta di interrompere il digiuno casalingo che va avanti dallo scorso novembre, staccandosi così dall’ex laziale Signori nella classifica dei bomber di tutti i tempi; Toni vuole bissare il gol firmato sotto la Sud contro l’Inter, e non solo; Vucinic sogna un’altra Bari. Roma all’attacco partendo da una base di 57 reti in campionato (97 comprese le coppe). Mica male, vero? Ma c’è di più: su 47 partite ufficiali disputate finora, la Roma in questa stagione soltanto in quattro occasioni non è andata a segno.

Montolivo: “Viola, giallorossi: sembrava di avere un sacco di tifosi”

 Da Il Romanista:

Adesso sta a noi, perché è successo quello che doveva succedere ma che pensavamo non potesse accadere. La Fiorentina, nonostante l’impegno di martedì in coppa Italia alle porte, ha fatto a pieno il suo dovere e ha fermato l’Inter. Nel 2-2 finale i viola ci hanno messo molto del loro, ma forse in quel pallone buttato dentro da Kroldrup a pochi minuti dalla fine c’era la spinta di milioni di romanisti che vogliono continuare a sognare. «Ho l’impressione che avevamo il sostegno di tanti tifosi» ha detto alla fine capitan Montolivo riferendosi a quelli giallorossi. Quegli stessi che, al momento dell’annuncio delle formazioni, hanno temuto una passeggiata di salute per i nerazzurri visto che Prandelli, a sorpresa, tiene in panchina Giardino affidandosi a Keirrison. Pronti, via e i timori sembrano più che fondati, perché l’Inter dopo una manciata di minuti prende un palo clamoroso con Milito (ci ritorni in mente). Ancora un paio di buone giocate in avanti di Eto’o e Snejider, poi, inaspettato, arriva il gol proprio di Keirrison… Nell’intervallo Mourinho rischia il tutto per tutto. Fuori Chivu e dentro Balotelli. Appena 3 minuti e Jovetic si divora l’occasione del raddoppio. Pasqual, già ammonito, soffre troppo e Prandelli lo sostituisce con Felipe. Al 60’ entra Gilardino per Keirrison.

Ranieri: “Ora ci giochiamo un sogno”

 Roma-Atalanta per trasformare il sogno in realtà perchè, con una eventuale vittoria, i giallorossi scavalcherebbero i nerazzurri di un punto e si porterebbero per la prima volta dall’inizio della stagione in testa alla classifica. Claudio Ranieri, preso atto del punteggio del Franchi, lo sa ancora meglio: forse da stasera si potrebbe smettere di chiamarlo sogno. Da Il Messaggero:

«Ci giochiamo un sogno». Claudio Ranieri, preso atto del pari di Firenze, assapora la Grande Chance: andare per la prima volta in testa alla classifica. La Roma, se oggi pomeriggio batte l’Atalanta all’Olimpico (ore 15), può sorpassare l’Inter, sfruttando il verdetto del Franchi. Nerazzurri ancora in vantaggio e di 2 punti,macon una gara in più. E’ dal 18 maggio del 2008 che i giallorossi non riescono a superare i campioni d’Italia, ma quel giorno a Catania, ultimo turno del torneo di due anni fa, il primato durò solo un’ora, sino al primo dei due gol di Ibrahimovic a Parma. «Non ci deve condizionare nulla: pensiamo a vincere». Orgogliosamente l’allenatore di San Saba esalta il suo lavoro in questi sette mesi. Senza tirare fuori la serie dei 22 risultati utili e la splendida rimonta, ma ricordando quanto sia diverso il salto verso l’alto rispetto a quello della squadra di Spalletti: «Due anni fa la Roma si giocò il campionato all’ultima giornata. Noi è da un bel po’ che siamo dietro all’Inter. Adesso hanno il nostro fiato sul collo e dobbiamo azzannarli». Insomma ritiene unica la sua Roma. Già prima di Bari spiegò la differenza con quella «costruita per vincere» di Capello.

Rizzitelli: “Il popolo romanista è una garanzia. Da sempre”

 Da Il Romanista:

«Ai tempi in cui giocavo io, la gente riempiva gli spalti anche quando la squadra andava male». Si lascia andare ai ricordi, Ruggiero Rizzitelli, che sa bene come in tanti, oggi, preferiscano la televisione. «Ma allo stadio – aggiunge – la partita è tutta un’altra cosa. So che anche Francesco Totti ha detto di aspettarsi tantissima gente, ma io penso che, in occasioni come queste, per il popolo romanista ci vorrebbero addirittura più stadi. Siamo al rush finale, la gente è da tempo vicina alla squadra e, ora che ci si gioca il tutto per tutto, lo sarà ancora di più. So che saranno in tanti. Meglio, saremo in tanti. Perché, ogni volta che posso, faccio il possibile per seguire la squadra ».
A Bari, c’eri comunque tu in veste di commentatore televisivo.
«Ti correggo: c’eravamo. In tredicimila! E’ vero. E all’inizio me le facevano fare anche più spesso le partite della Roma. Poi, han detto che ero troppo di parte. E allora, oggi mi capita di seguirla sempre meno per lavoro».
Anche a Madrid c’eri.
«Credo che il tifoso debba stare in mezzo ai tifosi. Chi va in tribuna, spesso non paga nemmeno. E quasi sempre è colui che critica. Chi paga il biglietto, invece, è uno che ama la squadra. E la sostiene, sempre e comunque».
Ti è mai capitato di vedere la partita dalla curva?

Roma-Atalanta: Totti dal 1′ all’Olimpico

 Il Romanista in edicola oggi ricorda come il bilancio personalissimo di Francesco Totti nelle gare della Roma contro l’Atalanta non è affatto negativo. Con tanto di ricordo piacevolissimo:  Totti nel 1997 segnò il suo primo gol su punizione. Nel pomeriggio odierno, il Capitano tornerà a calcare l’erba dell’Olimpico dal 1′. Testuale:

A come Atalanta e A come Totti, non solo perché Totti è tutto, piuttosto perché per il più forte giocatore della storia della Roma l’Atalanta è stato veramente un inizio. Il giorno era già speciale, il 15 maggio del 1997, il giorno e il mese dello scudetto più grande, l’allenatore Nils Liedholm: con queste premesse qualcosa di bello poteva accadere persino a Bergamo. Capitò: Francesco Totti segnò il suo primo gol su punizione dei circa quattordicimila segnati in serie A. Poi uscì al minuto 83’, il 15 maggio. Perfetto. Un inizio perfetto c’è dietro l’ennesimo di oggi del Capitano: è dal 13 febbraio – contro il Palermo – che Totti non gioca dal primo minuto all’Olimpico. Quand’è così c’è per forza qualcosa di diver- so nell’aria. Per forza, e Totti lo sa.

Roma-Atalanta e i ricordi agrodolci

 Da La Repubblica:

Il sorpasso a un passo. Una vittoria e la Roma vola a più uno sull’Inter. Le occasioni quando capitano vanno prese al volo. E Ranieri, famelico e vorace, sa che quella di oggi è troppo grande per farsela scappare. La mira è stata presa nelle scorse settimane, ora si tratta di centrare l’obiettivo e colpire: «La rincorsa questa volta è diversa da quella di due anni fa, allora le squadre si avvicinarono alle ultime giornate. È da tempo che stiamo col fiato sul collo dell’Inter: ora dobbiamo azzannarli». Senza dimenticarsi di rimanere con i piedi per terra. Questo, Ranieri, non si stancherà mai di ripeterlo: «È giusto che la città sogni e il fatto che lo stia facendo è segno che questa squadra ha già fatto una grande stagione: questo è quello che deve apparire all’esterno, ma noi, tra di noi, pensiamo di non aver fatto ancora nulla. La Roma si sta giocando un sogno e tutti insieme possiamo trasformarlo in realtà». Soprattutto ora che tutte le ipotesi di combine che hanno circondato in questi giorni Fiorentina-Inter si sono polverizzate: «Io non credo a queste cose» ha tagliato corto il tecnico. Di fronte a Ranieri questa volta c’è l’Atalanta. Con i suoi ricordi agrodolci. Perché nella memoria del tecnico della Roma c’è quella notte piena di passione del 18 maggio 1996, quando la sua Fiorentina conquistò a Bergamo la coppa Italia e trovò uno stadio stracolmo in piena notte pronto ad attenderla per festeggiare.

Specchietto, freccia, corsia di sorpasso: la Roma per il primato

Da Il Tempo:

«Mister, può garantire che non ci sarà un altro Roma-Lecce?». Attimo di silenzio, sbuffata e mani che finiscono sotto il tavolo. Ranieri esorcizza alla sua maniera il ricordo della Beffa romanista datata 1986. Ancora non sa del pareggio interista a Firenze che trasforma la partita di oggi in un’occasione irripetibile. Stavolta in un Olimpico nuovamente strapieno ci sarà l’Atalanta di fronte, che non è condannata come quel Lecce e può ancora sperare nella salvezza, ma la Roma non può sbagliare: una vittoria vorrebbe dire sorpasso in vetta, almeno due punti di vantaggio mantenuti sul Milan e un derby da preparare col vento in poppa. Ranieri carica i suoi. «Non ci sono partite facili. Dobbiamo mettercelo in testa altrimenti siamo dei “testoni”. È giusto che la città sogni – dice l’allenatore – vedere i tifosi che ci soffiano dietro è meraviglioso ma noi pensiamo di non aver fatto ancora nulla. La Roma si sta giocando un sogno e tutti insieme possiamo trasformarlo in realtà. I giocatori sono consapevoli? Hanno fatto tutti la Comunione… certo che sì!». Il sogno romanista è nato all’improvviso, un po’ come quello di due anni fa, «ma allora – sottolinea Ranieri – si era arrivati solo alle ultime giornate a giocarsi il campionato. Noi è da un bel po’ che siamo dietro all’Inter. Adesso loro sentono il fiato sul collo e dobbiamo azzannarli». I lupi famelici hanno l’acquolina in bocca.

Roma-Atalanta: Mexes, Perrotta e il tridente

 Cercare di cambiare il meno possibile con la riproposizione del tridente con Toni, Totti e Vucinic. A supporto dei tre e a sostegno della mediana, il rientrante Simone Perrotta. In difesa, Philippe Mexes per Juan. Da Il Romanista:

Squadra che vince non si cambia. O almeno di cambia il meno possibile. E’ quello che farà oggi pomeriggio Claudio Ranieri contro l’Atalanta. Saranno infatti confermati almeno nove undicesimi rispetto alla formazione che ha giocato sabato scorso a Bari. Unico cambio certo è quello che vede al centro della difesa Philippe Mexes al posto di Juan, che non è stato convocato per un problema muscolare ma che dovrebbe tornare in gruppo già martedì  pomeriggio e che non rischia di saltare il derby. «Mexes – le parole di Ranieri – è un titolare  a tutti gli effetti. Non perderemo nulla perché il francese darà un contributo alto». L’unico vero ballottaggio è in mezzo al campo e riguarda chi tra Taddei e Perrotta dovrà giocare al  fianco di Pizarro e De Rossi, che sono gli insostituibili del centrocampo.

Inter k.o., tutti all’Olimpico: un grazie particolare a Jim Morrison

 Keirrison, autore del primo dei due gol viola contro l’Inter (grande azione corale della Fiorentina con tap in decisivo del brasiliano) ha contribuito a mettere nelle mani della Roma uno scudetto che ora i giallorossi possono assaporare ancora meglio. In qualche maniera, quel giovanissimo ragazzino che veste la maglia gigliata deve il suo nome e parte del modo di essere a Jim Morrison, di cui il padre di Keirrison era un grande appassionato. Per la Gazzetta dello Sport, considerate le premesse, vien efacile ricalcare una citazione del Dio del rock che – tra le altre cose – disse: “Ciascun giorno è farsi un giro nella storia”. Aspettarsi un Olimpico pieno in ogni ordine di posto, a questo punto, non pare affatto una chimera. Testuale:

Innanzitutto, il doveroso rispetto della cabala — laddove la mistica ebraica incontra l’esoterismo, a cui è affidata la rivelazione di verità occulte — e pure l’ostentazione di una certa superiorità. Non quella smargiassa di Pradè, che alle cinque del pomeriggio giura di non aver ancora deciso dove vederla, «anche perché non ce ne frega niente, noi pensiamo solo all’Atalanta». Ma quella davvero più disinteressata di Totti, che venerdì sera è andato a stanare il lupo (si fa per dire) a casa sua, sul palcoscenico del Palalottomatica, dove si esibiva l’interista Fiorello, riscuotendo il consueto bagno di folla (ottomila persone in delirio, lo showman che ha sottolineato: «Pure i laziali te vogliono bene France’»). E, da bravo romanista, Totti ha unito l’utile al dilettevole, cioè la superiorità al rispetto della cabala, perché al Palalottomatica c’era stato (con moglie e figli) pure alla vigilia di Roma-Inter, per lo spettacolo Disney sul ghiaccio. Porterà bene?

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