Mercato Roma: Menez adieu

 Mercato Roma: sembra conclusa la storia tra Jeremy Menez e la società giallorossa. Ieri Montali glielo ha detto chiaro e tondo: l’indolenza non paga, certi atteggiamenti non saranno più tollerati. Menez si è scusato. «Sono dispiaciuto», ha fatto sapere. Potrebbe non essere sufficiente. Dal Romanista:

San Siro, mercoledì notte, i giocatori sono appena usciti sconfitti – perché il pareggio questo è stato: una sconfitta – e la Roma non si interroga. Fa qualcosa di più. S’incazza. Nello spogliatoio il confronto è aspro. Salgono i toni. Perché il penultimo grande traguardo di stagione se n’è andato, perché la Roma invece ci credeva, perché ormai non ci resta che battere il Catania, spedire in B la Samp e arrivare davanti alla Lazio per dare un senso alla stagione. Un senso minimo, perché questa squadra un anno fa lottava per lo scudetto. Menez non ha più scuse. Specie per i suoi compagni. Che nello spogliatoio milanese lo riprendono.
C’è un’immagine che resterà scolpita nella memoria di chi stava davanti alla tv e di chi giocava. Racconta bene la semifinale di Menez. Borriello spedisce la palla nel tunnel, Jeremy resta fermo. Immobile. Una statua. La palla sfila via e finisce tra i piedi dei difensori nerazzurri.

Catania-Roma, rebus a centrocampo. La certezza è sempre Totti

 Da Il Romanista:

Un centrocampo da inventare, l’attacco poggiato sulle spalle di Francesco Totti: sono queste le certezze che la Roma si porta dietro da San Siro in vista del campionato. A Catania, domenica nella penultima giornata, il Capitano torna dal primo minuto dopo che ieri sera ha scontato l’ultimo turno di squalifica in Coppa Italia. Le speranze di Champions passano, e non è una novità, dai suoi piedi e dai suoi gol. Nell’infuocato Massimino, deciso a rendere difficile la vita alla Roma nonostante la salvezza del Catania sia già in cassaforte, Totti cerca il gol numero 207 in campionato, che gli consenta di continuare la caccia ad Altafini e Meazza ma che, soprattutto, consenta alla Roma di continuare a sperare di agguantare l’ultimo posto utile per la Champions. Il numero dieci sarà il terminale offensivo del modulo in cui riesce ad esprimersi meglio, quel 4-2-3-1 che Montella conta di utilizzare nonostante le tante assenze nei ruoli chiave. Il centrocampo è un’incognita assoluta: mancheranno sicuramente De Rossi e, con ogni probabilità, Perrotta.

Inter-Roma, gara simbolo della stagione

 Dal Corriere dello Sport:

Il 29 maggio, per il quarto anno consecutivo, la finale di Coppa Italia si giocherà a Roma, per la prima volta senza una squadra romana: due volte erano stati protagonisti i giallorossi, una la Lazio. Ma l’Olimpico, statene certi, non rimarrà vuoto, perchè tutta Palermo è pronta a partire per vivere un sogno. E perchè i tifosi nerazzurri, generosi con una squadra che merita comunque i complimenti, non si tireranno indietro. Dunque l’Inter che sembrava finita a dicembre ha saputo risollevarsi. Certo, una bella mano gliel’ha data Moratti, intervenuto a gennaio come non aveva fatto in estate. Ma la squadra ha saputo ricompattarsi con Leonardo, ha iniziato una rimonta infinita che s’è conclusa amaramente. Ma se c’è una qualità che contraddistingue le grandi squadre è quella di ricordarsi di essere tali, di saper reagire a ogni mazzata. L’Inter ha perso tutto in una settimana infernale ( il derby e l’andata di Champions con lo Schalke), ma non s’è fatta travolgere. Rispetto alla tripletta dell’anno passato, il probabile secondo posto e la finale di Coppa Italia sembrano poca cosa. Ma non vanno dimenticate né la Supercoppa, né il Mondiale: si può parlare di stagione deludente? Cosa dovrebbero dire allora Roma e Juve?

Nervi tesi in casa Roma, lite Montella-Menez

 Dal Corriere dello Sport:

Il momento è difficile alla Roma. Si attende l’insediamento dei proprietari americani, l’arrivo a Trigoria dei nuovi dirigenti, mentre nel centro sportivo giallorosso c’è un clima di smobilitazione. Molte delle persone che lavorano lì sanno che se ne andran­no tra poco. Compresi molti giocatori. Così il clima, avvelenato anche dai recenti risultati negativi, è pesante. Ieri all’allenamento della squadra, il giorno dopo la sconfitta contro l’Inter, che ha compromesso anche la qualificazione alla finale di Coppa Italia, non c’erano i dirigenti. E’ arrivato Bruno Conti verso la fine. Le sconfitte, il comportamento ( e l’atteggiamento) di alcuni giocatori, la delusione dei tifosi, assenti anche loro ieri in una Trigoria deserta, possono far saltare i nervi. Ieri ci sono stati momenti di tensione tra Montella e Menez. Il francese, che ha cominciato ad allenarsi in ritardo rispetto ai compagni, alla fine è rimasto a correre da solo, mentre gli altri giocatori erano già rientrati negli spogliatoi. Questo è accaduto sul campo C, quando non c’era più nessuno.

Ultimo treno per Menez

 Dal Corriere della Sera:

Il talento non è in discussione, il modo di metterlo a disposizione della squadra sì. E molto. Ecco perché Jeremy Menez non è sicuro di una maglia da titolare contro la Fiorentina, nella partita di domenica all’ora di pranzo, neppure in coincidenza con la squalifica di Mirko Vucinic. Vincenzo Montella, nel doppio allenamento di ieri, ha provato Taddei, Brighi e Perrotta nella linea a tre dietro alla punta più avanzata, che a Firenze sarà ancora Francesco Totti. Non è un segnale definitivo, ma ha un suo significato. Domenica scorsa, nel derby, Menez è stato schierato titolare al posto di Taddei, ma non ha ripagato la fiducia. È stato sostituito sullo 0-0 e l’ingresso di Taddei, come più tardi quello di Simplicio, ha migliorato la squadra. Ed è proprio questa intensità che Montella chiede a tutti i suoi giocatori e che il francese non è ancora riuscito a dare. Menez è sempre stato abbastanza anarchico nel suo modo di stare in campo. Non è un caso che abbia offerto le prove migliori da trequartista, nel centrocampo «a rombo» che schierava Ranieri. Ma ora è cambiato tutto e il 4-2-3-1 richiede un modo più maturo e altruista di restare in campo. Menez non può partire in dribbling ogni volta e, soprattutto, perduta palla non può disinteressarsi della fase difensiva.

Menez: “Mi dispiace se ho deluso i tifosi, mi riscatterò”

 Da Leggo:

«Excuse moi». Jeremy Menez fa un passo indietro. La sostituzione, la maglia gettata in panchina, la fuga negli spogliatoi: domenica scorsa, durante la festa di Totti e compagni per il quinto derby vinto di fila, l’unica faccia rabbuiata era la sua. Menez era partito per la prima volta da titolare nella Roma di Montella. Cinquantasei minuti di niente, irritanti e poi la sostituzione con Taddei sullo 0-0 fra i fischi d’un pubblico che lo ha spesso acclamato come fenomeno, ma che in questa occasione non gli ha concesso alibi. E non ne aveva. Jeremy però la sostituzione non l’ha presa bene: è uscito con la faccia bassa e, tanto per far capire meglio il suo stato d’animo, ha gettato maglia in panchina e poi in canottiera è fuggito negli spogliatoi. Lunedì sera Menez non era neanche presente a una cena che ha visto protagonisti quasi tutti i suoi compagni. Il francese ha preferito rifugiarsi nella sua Parigi per due giorni. Comportamenti che non sono piaciuti a Montella così come ai tifosi giallorossi. Proprio a loro, dopo aver meditato su questa domenica vissuta al rovescio, Menez chiede scusa: «Mi dispiace se ho deluso i tifosi, ho agito d’istinto. Non credevo di aver giocato male per questo mi sono arrabbiato».

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