Flamengo – Adriano: il saluto dei compagni dell’Imperatore

 In occasione della festa di addio (magari, giusto un arrivederci) di Adriano dal Flamengo, non è solo accaduto che l’Imperatore e Wagner Love abbiano avuto una lite per una ragazza ma pure che ciascuno dei calciatori rossoneri – chi più, chi meno legato all’attaccante – abbia rilasciato parole di elogio nei confronti dell’attaccante. In molte frasi pronunciate tornano i due ritornelli più gettonati: “Buona fortuna” e “E’ maturato, stupirà l’Italia”. Da La Gazzetta dello Sport:

Addio con lite fantasma. Adriano lascia il Flamengo e Rio de Janeiro, ma le voci sul suo conto continuano. È di ieri la notizia, lanciata da un sito internet brasiliano, di una lite tra l’attaccante e il suo ex compagno Vagner Love. Il tutto a causa di una ragazza, alla festa di addio organizzata venerdì proprio a casa di Adriano. Che la lite ci sia stata o no, poco importa, perché di sicuro non ha lasciato il segno. Proprio Vagner Love, infatti, è tra i primi giocatori a presentarsi, venerdì sera, nell’hotel di Barra da Tijuca dove il Flamengo prepara la sfida con il Gremio. È il primo evento del dopo Adriano. Il ritiro è blindato ma tutti hanno voglia di dire qualcosa sul loro ex trascinatore, tutti eccetto uno: Ramon.

Riise: “Senza Mourinho, Roma più vicina all’Inter”

 John Arne Riise ne è convinto: l’Inter senza Josè Mourinho è una squadra più vulnerabile per il fatto che le viene meno uno dei riferimenti inequivocabili dell’annata appena trascorsa. L’attimo prima della partenza per le vacanze: il pensiero di Thunderbolt va già alla prossima stagione, quando la Roma cercherà di vincere lo Scudetto. Da Il Romanista:

«Il traferimento di Mourinho al Real potrebbe avvantaggiarci». Parola di John Arne Riise, che pure durante le vacanze in Norvegia non dimentica la sua Roma. A uno che, quando era in Inghilterra, ha vinto praticamente tutto, la bella stagione disputata dalla formazione giallorossa non può bastare. Sì, si è entusiasmato nella rimonta, ha lottato, sudato, ci ha creduto fino alla fine. Ma, lo aveva detto anche qualche mese fa, voleva il campionato, l’Europa League, pure la Coppa Italia. Non è stato così per un soffio per colpa dell’Inter di Mourinho. Ora che il portoghese se ne è andato, la storia può cambiare. John ne è convinto. «Lui ha dimostrato di essere il miglior tecnico dal punto dei vista dei risultati – ha detto al quotidiano norvegese Dagbladet -. Senza di lui, noi saremo avvantaggiati». Poi sul rapporto del portoghese con la stampa italiana: «Da mio punto di vista, credo che, se ti poni in maniera umile e gentile, tutto vada per il verso giusto». Ma quello che importa di più ai romanisti è quel “saremo avvantaggiati”. Per capire cosa significhi questo vantaggio, basta fare due più due. Due, come i punti che sono mancati alla Roma per vincere lo scudetto.

Il mercato della Roma passa dalla “porta”

 La Roma oltre che pensare agli attaccanti, si sta guardando intorno per rinforzare anche il reparto difensivo. Per quanto riguarda la situazione portieri c’è molto movimento, Doni partirà quasi sicuramente a meno di clamorose svolte, Artur e Lobont sembrano non convincere il tecnico Claudio Ranieri e allora l’unica certezza rimane la sorpresa Julio Sergio Bertagnoli che quest’anno ha vissuto l’annata migliore della sua carriera. Tuttavia la società giallorossa si sta muovendo sul mercato per affiancargli un collega all’altezza della situazione. Ultimamente i nomi più in “voga” circolati nei corridoi di Trigoria sono stati quelli di Sorrentino e Amelia. Tutti e due sono titolari nei loro rispettivi club, il Chievo e il Genoa, e difficilmente sarebbero disposti (soprattutto Amelia) a venire a Roma per guardare le partite dalla panchina.

Presidenti: Igino Betti, un “amante della Roma”

 UN CONTE A TESTACCIO – In una giornata dell’autunno del 1935 a Roma soffiò un’aria di cambiamento. Anzi, di stabilità. Perché dopo la presidenza Sacerdoti e il breve interregno di Scialoja l’A.S. Roma si compattò al timone. Nel novembre del 1935 non essendoci più nessuno alla presidenza della società, Igino Betti prese le redini della Roma come quarto presidente della breve storia del club giallo oro e rosso porpora. Dopo i colpi ad effetto dell’era Sacerdoti e dopo la breve apparizione di Scialoja il periodo di Betti (6 anni al comando, dal 1935 al 1941) fu caratterizzato da grandi speranze e progetti che andarono lentamente sfumando. Il Conte aveva avvertito pesanti disagi di pianificazione, ma nonostante questo non aveva abbandonato le sorti della Roma; lui di sangue nobile in quell’ambiente molto disordinato non depose la corona. Giorno dopo giorno si appassionò ai colori della squadra e con determinazione e rigorosità rinnovò le energie del club, d’animo e di risorse economiche. Senza raccogliere tanti successi nei suoi prima anni di presidenza, la sua Roma colse nel 1938/39 un quinto posto, ma seppe mettere le mani sul tricolore. Fu, infatti, lui ad avere la grande intuizione di portare nella Capitale Alfred Schaffer, un allenatore sconosciuto nell’ambiente italiano che guidò la squadra capitolina al suo primo storico trionfo nel 1942.

Antunes e Loria: non tutte le strade portano a Roma

 Sono arrivati a Roma come rinforzi di qualità, la realtà è stata, per loro, decisamente più amara del previsto. Simone Loria e Gabriel Antunes, dopo non aver sfruttato le occasioni concessegli pima da Luciano Spalletti e poi da Claudio Ranieri (per il portoghese), sono stati “dirottati” su ben altri lidi. Il primo questa stagione è approdato in prestito al Torino dove ha disputato una ottima stagione guadagnandosi una maglia da titolare e un posto nella griglia dei play-off. Al portoghese è andata decisamente peggio: mai rientrato nei piani dell’allenatore testaccino, il terzino classe ’87, arrivato a Roma dal Paços de Ferriera per 1,2 milioni di euro ha collezionato un numero indefinito di presenze in tribuna. Antunes sperava, e credeva, di potersi giocare le sue chances nella formazione di Trigoria, ma prima Spalletti e poi Ranieri lo hanno tenuto segregato negli ultimi posti delle gerarchie preferendogli nell’ordine Riise, Burdisso, Tonetto, Cassetti, Motta e Andreolli.

Sorrentino: “La Roma? La priorità è giocare ma sarei pronto a giocarmi il posto con Julio Sergio”

 Stefano SorrentinoRoma: il portiere del Chievo, accostato ai colori giallorossi ha commentato le voci di un suo possibile passaggio a Trigoria a Teleradiostereo:

L’anno scorso sembravi ad un passo dalla Roma, poi non se ne fece più nulla. Perché?
“Sono due anni che andiamo avanti così. In parte sono romano e so delle varie notizie che giungono dalla Capitale. Non se ne fece più nulla perchè la Roma chiese il trasferimento con la formula del prestito secco, come con Lobont, ma il Chievo giustamente non accettò. Per ora una trattativa vera e propria non c’è, vedremo in seguito”.

Mercato Roma: la Juve su Taddei, il Tottenham su Baptista

 Mercato Roma, dopo Adriano la società giallorossa ha tre priorità per completare la rosa della prossima stagione, secondo Repubblica.it: il riscatto di Burdisso, l’acquisto di tre esterni ed alcune cessioni che consentano di arricchire il budget a disposizione per il mercato.

Dal 30 giugno Burdisso, arrivato lo scorso agosto in prestito dall’Inter, tornerà di fatto ad essere un giocatore nerazzurro. Rinnovo del contratto con i giallorossi e prezzo del cartellino i due nodi sciogliere. Anche se, nelle ultime ore, la Roma e il giocatore si sono avvicinati moltissimo. “Ho avuto dieci minuti di contatto con Pradè – spiega Hidalgo, manager che cura gli interessi del giocatore  – abbiamo fatto molti passi avanti. Con la società avevamo avuto una riunione a gennaio che non mi era piaciuta. Nell’ultima chiacchierata invece è cambiato molto”. Per l’incontro con l’Inter, bisognerà attendere che venga scelto il nuovo tecnico. Potendo contare, però, sulla voglia di Nicolas. “Per lui non conta un soldo in più o in meno –  continua l’agente del difensore  –  ma il suo desiderio di restare e la stima di Ranieri, che ha mostrato di puntare con convinzione su di lui. È il momento di fare un lungo contratto con la Roma”.

Strage di Heysel: 29-5-1985. Pagina nera, il calcio in lutto. 25 anni dopo il Liverpool rende omaggio alle vittime

 Strage dell’Heysel. Tragedia del calcio. E chi l’ha dimenticato, il 29 maggio del 1985: Juventus e Liverpool si stavano preparando per giocare la finale di Coppa Campioni (la Champions si chiamava ancora così) presso la sede designata. Bruxelles, stadio Heysel. In verità, va detto che entrambe le società criticarono aspramente la scelta della Uefa, evidenziando le carenze strutturali dell’impianto belga e la scarsa funzionalità delle vie di fuga. Accadde che lo stadio venne assegnato alle due tifoserie seguendo la solita divisione: una curva ai Reds e una ai bianconeri. Tuttavia, molti tifosi juventini – che acquistarono il biglietto in maniera autonoma – finirono nel settore Z dell’Heysel. Ovvero, quello immediatamente prospicente all’ubicazione indivisuata per i supporters inglesi. A un’ora dall’inizio della gara, furono quelli del Liverpool a cercare lo sfondamento del settore per venire a contatto con i rivali: si assieparono nell’estremo opposto ma il muro di contenimento cedette. Ebbe inizio, in questo modo, la tragedia: paura, terrore, voglia di scappare. Un bilancio alla fine drammatico: morirono 39 persone, di cui 32 italiane e ne rimasero ferite oltre 600. Tra le vittime anche 4 belgi, 2 francesi e 1 irlandese.

Adriano story/1, ovvero: dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori

 1. Una lattina, a volte, è tutta la vita che hai

L’erba imbevuta di umido in un campo verdeggiante solo a tratti. Ma di gran lunga – vedi, senti, tocchi – lo sterrato. Buttato in mezzo al niente più assoluto: come i rifiuti che circondano una montagna artificiale dove i bambini salgono fino in cima facendo gare di velocità. I mattoni cedono dai due metri d’altezza e diventano parte integrante del corso di una strada che sembra solo un altro frammento di terra. A cui l’asfalto – che non c’è – non ha mai dato un significato alternativo a quello – primordiale, primitivo – della giacenza fine a se stessa. Gli occhi che capita di incrociare – a notte fonda, col sole a palla – sono racconti che non hanno lieto fine: il futuro sta in uno sguardo la cui proiezione nella mente è incancellabile. Come le scie degli aerei dipinte su tela che delineano – nella vita reale – solo il vissuto di chi ha avuto buona fortuna. Fin dalla nascita.
Povertà evidente, nessuna prospettiva futura tra immense spianate che odorano di sporcizia, circondate da cielo e basta.

Mondiali 2010: il Giappone nella “bagarre” del Gruppo E

 La nazionale di calcio giapponese, Nihon Daihyō, così la chiamano in patria, negli ultimi anni è stabilmente al vertice del calcio asiatico in quanto ha il punteggio più alto nella classifica FIFA.

Il movimento calcistico giapponese prima degli anni novanta era decisamente debole, solo nel 1992, con l’innaugurazione della J-League (campionato professionistico ufficiale della federazione calcistica giapponese) il calcio è entrato di prepotenza nelle case nipponiche” mangiando” terreno agli sport nazionali come il sumo, baseball e wrestling.

Ranieri: “Difficile fare meglio di 80 punti, ma ci proveremo. Adriano? Mi piacciono le scommesse”

 Claudio Ranieri, nella Top 11 del Corriere dello Sport, è stato indicato il miglior allenatore dell’anno. Ecco l’intervista rilasciata dal tecnico romano nell’edizione odierna del giornale:

“E’ l’ultima intervista di questa stagione. da oggi sono in vacanza e stacco per un pò. Mi ha fatto tantissimo piacere, ma come sempre viene premiato il gioco di squadra. Se sono arrivato a fare una buona stagione è grazie ai miei collaboratori ed ai calciatori che oltre ad essere bravi sono anche bravi ragazzi. Poi per vincere serve il coktail giusto e anche un pizzico di fortuna. Ma siamo arrivati fino in fondo. E la Roma moralmente ha vinto, per quello che ha fatto sul campo. I giocatori hanno saputo reagire, hanno voluto dire no ad un’annata anonima.”

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