Roma-Milan: arbitra Tagliavento. La scheda dell’arbitro umbro

 Sabato 6 marzo allo stadio Olimpico andrà in scena Roma-Milan, sfida fondamentale per il podio del campionato italiano. Il fischio d’inizio del match è previsto per le 20,45 e sarà affidato a Paolo Tagliavento. L’arbitro di Terni durante i suoi 77 fischietti in serie A ha visto vincere la formazione casalinga in 39 incontri (50,65%), mentre 15 sono le volte finite in parità (19,48 %) e 23 le vittorie esterne (29,87 %). Ha concesso inoltre 37 rigori ed in 32 occasioni ha sventolato il cartellino rosso. La sua designazione è di buon auspicio per i colori giallorossi, infatti nei 13 precedenti con la squadra di Trigoria non ne è scaturita neanche una sconfitta (11 vittorie) con due soli pareggi: il 20 ottobre 2007 diresse la rocambolesca partita contro il Napoli finita 4-4 e due anni dopo, l’8 marzo 2009, vide pareggiare Vucinic il momentaneo vantaggio di Felipe nel match concluso 1-1 contro l’Udinese. E’ stato anche il direttore della gara Roma-Sampdoria, sospesa per impraticabilità del terreno di gioco a causa dell’acquazzone che si abbattè sulla Capitale, poi rigiocata, sempre sotto la sua direzione, il 14 gennaio dello scorso anno. Il match si concluse con una vittoria dei giallorossi per 2-0 grazie alla doppietta di Baptista. L’ultimo match diretto con i giallorossi risale al 14 febbraio scorso, quando i giallorossi si imposero per 4-1 sul Palermo di Delio Rossi.

Roma 2009/10: Doni vs. Julio Sergio, i numeri dicono che…

 Roma-Milan alle porte con tanto di novità legate alla difesa dei pali giallorossi: Alexander Doni sta per accomodarsi in panchina, Julio Sergio è in procinto di riprendersi il ruolo da titolare. Destini, quelli dei due brasiliani, diametralmente opposti rispetto a quanto accadeva lo scorso anno, nel corso del quale la titolarità di Doni non veniva messa in discussione da nessuno. Anzi, pilastro indiscusso di una Roma che se barcollava, non lo faceva certo per demeriti del suo estremo. Poi, una svolta radicale nel giro – appunto – di dodici mesi: Doni messo in panca per fare posto a Julio Sergio, in quella che è da leggersi come la prima, vera decisione effettuata da Claudio Ranieri da che fa l’allenatore della Roma. L’ex riserva, in questo lasso di tempo, ha a tal punto convinto piazza, squadra e società che i tifosi lo invocano a gran voce quando non c’è, il reparto di retroguardia sembra risentire della sua assenza, i vertici societari non possono esimersi dal considerare Julio Sergio quale pedina della Roma. Presente e futura.

Julio Baptista e quella telefonata una volta ogni tanto…

 Passa il solito quarto di stagione, e t’appare tra Roma e qualche parte d’Europa l’ennesimo miraggio chiamato Julio Baptista. La Bestia. Non perchè graffi, nè perchè punga: semplicemente per quel metro e 87 centimetri di altezza che passeggiano su 81 chili di muscoli ben strutturati e richiamano fisionomie massicce. Come i Carrarmati (l’altro soprannome del brasiliano con passaporto spagnolo). Ricorda quegli amici che vivono a distanze di chilometri. Ogni tanto una telefonata per farti sapere che stanno bene, per chiederti come va. Quel tanto che basta per conservare il rapporto. L’attaccante classe ’81, prelevato dalla Roma nell’estate del 2008 per 9 milioni di euro (prima giocava nel Real Madrid), avrebbe dovuto incidere per gol segnati e costanza di rendimento. Invece, Baptista s’è accontentato del compitino e Roma, in questo, è sembrata fin troppo (stranamente) assecondante. Cinque gare per lasciare il segno lo scorso anno; una, forse due in questa stagione: la Sampdoria, nel 2008/09, ne esaltò le qualità e la Bestia – tra gara di andata e gara di ritorno – rifilò ai blucerchiati tre gol in due partite (doppietta a Roma per il 2-0 finale e rete del vantaggio a Marassi, gara poi chiusa sull’1-1); qualche giorno dopo (era il 18 gennaio 2009), il 19 giallorosso gelò l’Olimpico piemontese con una rovesciata degna del miglior Piola e inflisse al Torino la sconfitta allo scadere di tempo; la doppietta in Champions League contro il Bordeaux dopo essere entrato al 7′ della ripresa per un soporifero Menez; il derby contro la Lazio, ovvio, occasione nella quale tra Baptista e la tifoseria nacque quel feeling particolarissimo che sbocccia solo dopo un gol ai biancocelesti: 16 novembre 2008, Julio Baptista a inizio ripresa spizzicò il pallone quel tanto che basta. Carrizo messo a sedere, la Sud in tripudio. Dopo il gol nel derby, i tifosi gli hanno dedicato una piazza, cambiando “G. Battista Grassi” in “Julio Baptista”. Nulla più: si diceva, per l’appunto, una telefonatina. Ogni tanto.

Napoli-Roma: la scheda dell’arbitro Rizzoli

 Il fischio d’inizio del match tra il Napoli e la Roma, previsto per le ore 15.00 di domenica 28 febbraio, sarà affidato a Nicola Rizzoli, arbitro trentottenne nato a Mirandola (Modena) ma iscritto alla sezione di Bologna. Il direttore di gara, durante i suoi 104 fischietti in serie A, ha visto vincere la formazione casalinga in 47 incontri (45.19%), mentre 32 sono le volte finite in parità (30.77%) e 25 le vittorie esterne (24.04%). Ha concesso inoltre 34 rigori ed in 32 occasioni ha sventolato il cartellino rosso. Al San Paolo porterà a 18 le sue direzioni con la squadra di Trigoria: nei 17 precedenti match la Roma ha raggiunto il successo in 7 occasioni, mentre 5 sono sia i pareggi che le sconfitte subite dai giallorossi. Sono tre le direzioni stagionali con gli uomini di Ranieri in cui i figli della Lupa hanno sempre ottenuto il successo: il primo trionfo è datato 20 settembre 2009, Roma-Fiorentina 3-1, nella prima gioia casalinga per il tecnico testaccino, ripetuta poi nella gara di ritorno del 7 febbraio scorso (0-1 il risultato grazie alla rete di Vucinic).

Roma-Panathinaikos: contro la storia per continuare il sogno europeo

 Si può fare. La Roma può rimontare il 3-2 di Atene e passare il turno, grazie anche al fattore Olimpico. Contro il Panathinaikos si può (e si deve) continuare il sogno europeo verso la conquista del titolo internazionale che nella bacheca di Trigoria manca ormai da cinquant’anni. Era il 1961 quando venne conquistata la Coppa delle Fiere, con la Roma prima tra le italiane a fregiarsi del titolo. L’11 ottobre Giaco Losi, dopo la gara casalinga di ritorno vinta contro il Birmingham City F.C. alzò il primo (ed unico) trofeo europeo dopo un lungo cammino fatto di vittorie, sconfitte e pareggi. Proprio il segno X venne al triplice fischio dell’andata della finale: era il 27 settembre 1961 e allo stadio St. Andrews la Roma riuscì a pareggiare per 2-2 in Inghilterra grazie alla doppietta di Manfredini. Due settimane più tardi, il trionfo: un autorete di Farmer ed un colpo sotto la traversa di Pestrin (su passaggio di Angelillo) regalarono ai giallorossi il trofeo. Lo stadio in delirio per il successo contro gli inglesi era l’Olimpico, lo stesso che cinquant’anni dopo dovrà spingere gli eredi di Losi&Co al successo contro il Panathinaikos. Per continuare il sogno di aggiungere un titolo internazionale al palmares giallorosso.

Roma-Olimpico: dopo il Livorno, solo vittorie

 Lo stadio Olimpico è per la Roma un punto di forza indiscutibile visto che, dalla gara contro il Livorno dello scorso 25 ottobre (con tanto di gol dell’ex Ciccio Tavano), i giallorossi in casa non hanno più perso. Anzi: ha sempre portato in cascina i tre punti. Da La Gazzetta dello Sport:

Stadio Olimpico come campo Testaccio: una roccaforte. Non passa l’avversario: dal 25 ottobre, domenica della sconfitta con il Livorno, la Roma vince sempre in casa. Un caterpillar: otto successi in campionato, due in Europa League, tre in coppa Italia. Un treno: ventotto gol all’attivo, sette al passivo. La risalita in classifica ha anche questa chiave di lettura: in casa la Roma non perde un colpo da 119 giorni. Quattro mesi. Oggi, contro il Catania, la prova del 14. Partita in apparenza facile: in apparenza, appunto.

Roma-Catania, lo storico delle partite. Da Giacomo Losi al 7-0

 Roma-Catania, 55 anni dopo “la prima”. La sfida più lontana nel tempo risale alla stagione 1954/55, esoridio del libero Giacomo Losi, entrato poi nella storia della società giallorossa per aver collezionato 386 presenze con la maglia della Roma (record battuto da Totti) e nel cuore dei tifosi meritandosi il soprannome di “Core de Roma”. Il 12 giugno, alla trentatreesima giornata del campionato italiano, la Roma ospitò allo Stadio dei Centomila (così denominato per la capienza di circa 100.000 persone) il Catania di Andreoli: Pandolfini, con un rigore al settimo minuto di gioco, aprì le marcature, subito pareggiate da Klein, ma una doppietta di Galli colorò di giallorosso il primo incontro tra le due formazioni. A fine anno il Catania retrocesse in serie B per delibera della Lega Nazionale per illecito sportivo. Quasi dieci anni più tardi, durante la stagione 1962/63, Manfredini al 4’ minuto di gioco aprì le marcature della goleada giallorosa nell’incontro del 10 febbraio. Cinque a uno il risultato finale, impreziosito dalle reti di Angelillo, Prenna, Orlando, l’autorete di Bicchierai ed un altro gol di Manfredini.

Roma e l’Olimpico: casa dolce casa

 La storia giallorossa insegna che la Roma all’Olimpico ha sempre mostrato la capacità di rendere possibile l’impossibile. Il popolo giallorosso è sempre stato un grande alleato della squadra e Il Messaggero propone stamani un approfondimento relativo alla capacità dei capitolini di sfruttare le mura amiche. L’articolo:

Rimonte possibili, rimonte impossibili. La Roma all’Olimpico è capace di tutto. Anche di subirle. Storica, indimenticabile, un po’ sospetta, quella contro il Carl Zeiss Jena, Coppa delle Coppe edizione 80/81. La squadra tedesca affrontò la AS Roma nei sedicesimi di finale e venne battuta all’Olimpico per 3-0. In una incredibile gara di ritorno disputata a Jena, la squadra tedesco orientale fu capace di rovesciare clamorosamente il risultato imponendosi per 4-0. Se ne parla ancora, un motivo ci sarà. Ecco, la Roma non deve fare quel tipo di impresa contro il Panathinaikos. Diciamo che basta un’impresina. Il tre a due fuori casa costringe la Roma a vincere giovedì prossimo, ma anche con un gol di scarto. In Europa, di rimonte giallorosse se ne ricordano parecchie. Come dimenticare quella in Coppa Uefa dell’83 contro il Colonia?

Con Ranieri all’Olimpico non passa lo straniero, come lui nessuno mai

 “Campo Testaccio, c’hai tanta gloria, nessuna squadra ce passerà. Ogni partita è ‘na vittoria…” recita Campo Testaccio, l’inno sulla gloriosa casa romanista fino al 2 giugno 1940. Nei giorni nostri i gladiatori giallorossi combattono sul terreno dell’Olimpico, tornato finalmente fortino (quasi) inespugnabile da quando Claudio Ranieri, testaccino di nascita, ha preso le redini della formazione di Trigoria. Il feeling tra l’impianto che sorge all’interno del Foro Italico e la Roma, in questa stagione, era iniziato tra alti e bassi: in piena estate prima il Gent e poi il Kosice dovettero arrendersi agli uomini di Luciano Spalletti nelle prime gare di Europa League. Dieci gol all’attivo (di cui 5 siglati da Francesco Totti) e solo 2 al passivo. Un trend positivo subito ribaltato all’esordio stagionale del campionato italiano di serie A: il 30 agosto, infatti, la Juventus di Ferrara violò lo stadio con un secco 1-3. Gara fatale per il destino giallorosso del tecnico toscano e punto d’inizio per la nuova avventura di Ranieri alla Roma. E per l’imbattibilità (quasi) perfetta dell’Olimpico. Da allora, infatti, sono 16 i successi casalinghi in 17 apparizioni sul terreno amico. Dieci in campionato, tre in Europa League ed tre in Coppa Italia. Trentacinque boati della Sud contro i dieci gol subiti dai giallorossi sotto il proprio pubblico. Un cammino casalingo che ha fatto risorgere la squadra capitolina lanciandola ai sedicesimi di finale della coppa europea, alle semifinali nel trofeo nazionale e nelle zone nobili del campionato italiano. L’unica macchia la sconfitta per 0-1 contro il Livorno di Serse Cosmi; il perugino (ma romanista di fede) che ha dato l’unico dispiacere casalingo al tecnico di San Saba.

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