Julio Baptista e quella telefonata una volta ogni tanto…

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 Passa il solito quarto di stagione, e t’appare tra Roma e qualche parte d’Europa l’ennesimo miraggio chiamato Julio Baptista. La Bestia. Non perchè graffi, nè perchè punga: semplicemente per quel metro e 87 centimetri di altezza che passeggiano su 81 chili di muscoli ben strutturati e richiamano fisionomie massicce. Come i Carrarmati (l’altro soprannome del brasiliano con passaporto spagnolo). Ricorda quegli amici che vivono a distanze di chilometri. Ogni tanto una telefonata per farti sapere che stanno bene, per chiederti come va. Quel tanto che basta per conservare il rapporto. L’attaccante classe ’81, prelevato dalla Roma nell’estate del 2008 per 9 milioni di euro (prima giocava nel Real Madrid), avrebbe dovuto incidere per gol segnati e costanza di rendimento. Invece, Baptista s’è accontentato del compitino e Roma, in questo, è sembrata fin troppo (stranamente) assecondante. Cinque gare per lasciare il segno lo scorso anno; una, forse due in questa stagione: la Sampdoria, nel 2008/09, ne esaltò le qualità e la Bestia – tra gara di andata e gara di ritorno – rifilò ai blucerchiati tre gol in due partite (doppietta a Roma per il 2-0 finale e rete del vantaggio a Marassi, gara poi chiusa sull’1-1); qualche giorno dopo (era il 18 gennaio 2009), il 19 giallorosso gelò l’Olimpico piemontese con una rovesciata degna del miglior Piola e inflisse al Torino la sconfitta allo scadere di tempo; la doppietta in Champions League contro il Bordeaux dopo essere entrato al 7′ della ripresa per un soporifero Menez; il derby contro la Lazio, ovvio, occasione nella quale tra Baptista e la tifoseria nacque quel feeling particolarissimo che sbocccia solo dopo un gol ai biancocelesti: 16 novembre 2008, Julio Baptista a inizio ripresa spizzicò il pallone quel tanto che basta. Carrizo messo a sedere, la Sud in tripudio. Dopo il gol nel derby, i tifosi gli hanno dedicato una piazza, cambiando “G. Battista Grassi” in “Julio Baptista”. Nulla più: si diceva, per l’appunto, una telefonatina. Ogni tanto.

Tant’è: era parecchio che quel telefono non squillava più. Ha ripreso a suonare contro il Palermo, lo scorso 13 febbraio: la Bestia in campo per il Capitano a inizio ripresa. Gli sono bastati 8′ nella circostanza per mettere k.o. i rosanero. E domenica, contro il Napoli, quel trillo s’è rifatto sentire. Una serpentina degna della fama carioca, l’avversario lasciato lì. La trasformazione del rigore conseguente quale tributo doveroso, prima del cambio richiesto a Claudio Ranieri. Viene facile chiedersi, a questo punto, quanto occorrerà aspettare prima che la Bestia torni a colpire. Tra una fajolada e le note dell’amato Michael Jackson, tra una strimpellata al Cavaquinho e una partita a golf, chissà quand’è che Julio Baptista (44 presenze e 11 reti con la maglia della Roma) si ricorderà di fare una telefonata. Così, tanto per per farti sapere che sta bene, per chiederti come va.


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