Mercato Roma, Pastore ha già parlato con Burdisso

 Da Il Romanista:

Javier Pastore e la Roma, un sogno destinato a diventare realtà. Quella che, fino a qualche settimana fa, sembrava soltanto una voce di mercato, trova adesso sempre più riscontri concreti. Tre su tutti: i contatti già ci sono e sono anche piuttosto intensi, soprattutto adesso che la Roma ha affrontato il Palermo; il giocatore ha parlato con amici romani (tra cui Burdisso) di un suo trasferimento; la Nike, oltre ad essere il marchio che gli americani vorrebbero prima possibile sulle magliette giallorosse, è lo sponsor tecnico del giocatore e vedrebbe di buon occhio (per non dire di più) l’arrivo del Flaco in una piazza importante. Una piazza che, pur non essendo (ancora) come Real Madrid o Barcellona, intriga tantissimo Pastore. Il perché lo avrebbe confessato lui stesso ad alcune persone che lo conoscono bene qui a Roma, compreso quel Nicolas Burdisso suo compagno in Nazionale: in squadre come quelle guidate da Mourinho e Guardiola sarebbe uno dei tanti, a Trigoria, invece, sarebbe messo al centro del progetto. A ventun anni potrebbe giocare con Totti (uno dei suoi idoli) e potrebbe legare per sempre il suo nome a un evento storico, come magari la vittoria di un grande trofeo internazionale che alla Roma manca.

Nervi tesi in casa Roma, lite Montella-Menez

 Dal Corriere dello Sport:

Il momento è difficile alla Roma. Si attende l’insediamento dei proprietari americani, l’arrivo a Trigoria dei nuovi dirigenti, mentre nel centro sportivo giallorosso c’è un clima di smobilitazione. Molte delle persone che lavorano lì sanno che se ne andran­no tra poco. Compresi molti giocatori. Così il clima, avvelenato anche dai recenti risultati negativi, è pesante. Ieri all’allenamento della squadra, il giorno dopo la sconfitta contro l’Inter, che ha compromesso anche la qualificazione alla finale di Coppa Italia, non c’erano i dirigenti. E’ arrivato Bruno Conti verso la fine. Le sconfitte, il comportamento ( e l’atteggiamento) di alcuni giocatori, la delusione dei tifosi, assenti anche loro ieri in una Trigoria deserta, possono far saltare i nervi. Ieri ci sono stati momenti di tensione tra Montella e Menez. Il francese, che ha cominciato ad allenarsi in ritardo rispetto ai compagni, alla fine è rimasto a correre da solo, mentre gli altri giocatori erano già rientrati negli spogliatoi. Questo è accaduto sul campo C, quando non c’era più nessuno.

Roma, la difesa è un colabrodo

 Da La Gazzetta dello Sport:

La prima decisione, la più chiara, è stata rimettere in porta Marangon Doni. Montella ha deciso subito, appena nominato allenatore, e l’ha comunicato alla stampa: «Nulla contro Julio Sergio, ma per me è più forte Doni e lui deve giocare» . Il povero Julio da allora non ha detto più una parola, seccato pure dal sospetto che Montella sia stato consigliato da almeno un paio di giocatori, si dice Juan e De Rossi, entrambi molto legati a Doni. Convinto o consigliato, poco cambia: ad oggi questa scelta resta davvero inspiegabile, sicuramente si è rivelata improduttiva. Cosa è cambiato in porta da quando è stato fatto fuori Julio Sergio? Nulla: la squadra continua a prendere camion di gol, e non si ricordano prodezze di Doni. Anzi, il brasiliano mostra di aver subito un’involuzione tecnica rispetto ad un paio di stagioni fa. Quasi come il Bari...

Benvenuti americani, pagate i debiti. Una voragine nei conti della Roma

 Da La Repubblica:

In una città che vive e si abbevera di chiacchiere, la vendita della “As Roma” e il tramonto della famiglia Sensi offrono da mesi uno spettacolo variopinto. Che molto dice sullo stato dell’industria del pallone e sul rumoroso circo che le si muove attorno («papponi», ebbe a definirli Daniele De Rossi qualche tempo fa) e che, naturalmente, gira alla larga da un paio di domande chiave. Insieme a un marchio dalle straordinarie potenzialità, a una storia e a una passione cieca nella sua fede,cosa si sono comprati Thomas Di- Benedetto, James Pallotta, Richard D’Amore e Michael Ruane? Cosa c’è, davvero, nella pancia della “As Roma”? Si strepita sul prezzo di vendita («basso», disquisiscono alcuni), si lamenta un danno ai piccoli azionisti (che solo oggi scoprono di aver scommesso in borsa su una società tecnicamente fallita). Si confonde la futura linea di finanziamento operativa assicurata dal venditore Unicredit ai compratori con un’operazione di leverage (l’acquisto a debito, da caricare sui bilanci di ciò che si acquista) che non c’è stata. Si arriccia il naso sulla consistenza patrimoniale degli acquirenti americani che hanno evidentemente la colpa, nel Paese del capitalismo senza capitali, di aver tirato fuori una settantina di milioni di euro di tasca propria tra acquisto del 67 per cento delle azioni e immediato aumento di capitale per far fronte a perdite di 36 milioni di euro. Qualcuno – e vale la pena ricordarlo non per ragioni di campanile – è arrivato a sfidarli neanche fossero dei bari, come Claudio Lotito, presidente di una società, la “Ss Lazio”, impiombata da un debito con il Fisco che, nel 2005, ammontava a 140 milioni di euro e che «ragioni di ordine pubblico» consigliarono di rateizzare in 23 comodi anni. Dunque? Se si ha la pazienza di leggere le centinaia di pagine e allegati del “Legal due diligence report” redatto dall’advisor dei venditori di “As Roma” il 23 novembre del 2010, si comprendono le ragioni di una trattativa lunga e complicata. Si scopre di quale sostanza è fatto il Colosseo che, consapevoli del rischio, gli americani hanno comprato. Quale Paese dei Balocchi e fabbrica di “buffi”, come a Roma si definisce il “pagherò”, sia stata Trigoria in questi anni.

La Curva Sud non tradisce mai

 Dal Romanista:

Senza retorica: chi tifa Roma non perde mai. Meno che mai ieri sera. Perché se mentre Montella parla in conferenza stampa 300 tifosi lasciano lo stadio cantando (ore 23.15) non può che essere così. Loro questa fase non la supereranno mai. Anche adesso che la Roma fa di tutto per non farsi amare. Ci aveva provato la Curva Sud a essere quella marcia in più per spingere la squadra verso l’ultimo traguardo ancora possibile: era stata, tanto per cambiare, l’unico settore pieno di tutto l’Olimpico. Aveva preparato una coreografia con cartoncini bianchi, rossi e gialli. Senza scritte, solo bandiere. Vecchie maniere, loro della Sud. Che espongono soltanto lo striscione “no fax” perché al calcio moderno si dice no. Non fosse altro perché il calcio moderno fa sì che in una semifinale di Coppa Italia ci siano appena 23mila presenze allo stadio: Nord vuota, Tevere con ampi buchi, Monte Mario neanche a parlarne. Un’ora prima della partita lo stadio offre uno spettacolo tristissimo.

All’olimpico mai così male dal 2004-2005

 Dal Romanista:

E’ una stagione maledetta che somiglia molto a quella 2004-05 in cui i giallorossi cambiarono ben quattro allenatori (Prandelli, Voeller, Sella, Delneri e B.Conti) chiudendola con la mozione degli affetti in panchina (B.Conti) proprio come accaduto quest’anno con Montella. L’unica analogia che finora non si era verificata era quella delle sconfitte di seguito in casa. Fino a tre partite fa la Roma 2010-11 aveva retto bene allo stadio Olimpico, dove invece è crollata nell’ultimo mese, collezionando tre sconfitte consecutive contro Juventus, Palermo e Inter. Le prime due in campionato, la terza ieri sera in Coppa Italia. Era proprio dal 2004-05 che la Roma non incappava in una serie casalinga così nera. Anzi, in quel periodo fece anche peggio, visto che dal 5 marzo al 20 aprile (in primavera, proprio come oggi) mise insieme addirittura quattro stop di seguito all’Olimpico, dove perse 2-1 con la Juve (ancora con Delneri come allenatore), 2- 0 con il Milan nel giorno dell’esordio in panchina di B.Conti, 2-1 con la Reggina e 2-0 con il Siena. Quattro sconfitte casalinghe consecutive in gare ufficiali che rappresentano il record negativo degli ultimi tempi che ora questa Roma derelitta affidata a Montella “rischia” di eguagliare sabato contro il Chievo. L’augurio, ovviamente, è che ciò non avvenga e che la squadra si riprenda, anche perché sfumata la Champions (pensare di riagguantare il quarto posto sembra davvero un’utopia) e probabilmente anche la Coppa Italia (ma davvero pensiamo che i nostri possano ribaltare la sconfitta di ieri a S.Siro?) bisogna pur sempre difendere la partecipazione alla prossima Europa League, che sempre una coppa continentale è.

Mercato Roma, piace Hernandez

 Dal Corriere dello Sport:

In attesa dell’allenatore, fioriscono le voci di mercato intorno alla nuova Roma americana. Inevitabile, non solo come conseguenza del cambio di proprietà, ma anche perché, con tutto il rispetto per questo gruppo che alla Roma ha dato tantissimo nelle ultime stagioni, l’età media è quella che è e c’è bisogno di una rifondazione. Da fare nell’arco di due- tre anni, comunque da fare. Non è un caso, infatti, che l’identikit dei giocatori che interessano la Roma a stelle e strisce, è quello di un’età sotto i venticinque anni ( a parte qualche eccezione come potrebbe essere Buffon), dall’ingaggio non elevato, con addosso la fame di chi non ha vinto nulla, con margini di miglioramento. In questo senso Walter Sabatini, prossimo direttore sportivo giallorosso (l’ufficialità ci sarà entro dieci giorni), è una garanzia, visto quello che è riuscito a fare nella sua carriera, in particolare nella sua esperienza al Palermo.

Cessione Roma: dalla Nafta a Fioranelli, quanti pretendenti e falsi profeti

 Cessione Roma: la cordata di imprenditori statunitensi guidata da Thomas DiBenedetto ha firmato i contratti. Dopo 6 anni di acquirenti che spuntano dai luoghi più disparati, cordate che nascono come funghi per poi dissolversi come una bolla di sapone, la Roma ha cambiato gestione. Dall’Ansa:

Firme in calce e strette di mano. La ‘never ending story’ legata alla cessione della Roma trova finalmente il suo punto d’arrivo. A prendere il posto della famiglia Sensi sarà la cordata di imprenditori statunitensi guidata da Thomas DiBenedetto. L’uomo d’affari di Boston, assieme ai tre soci Richard D’Amore, James Pallotta e Michael Ruane, ha infatti chiuso l’accordo con Unicredit per l’acquisizione della società giallorossa.  Acquisizione che, a diverse riprese, ha interessato numerosi soggetti italiani e stranieri. Quella dell’acquisto (o della cessione, dipende da che lato la si voglia vedere) dell’As Roma è infatti una vicenda che si strascina da tempo. Fatta di indiscrezioni, trattative segrete, pretendenti internazionali. E diversi falsi profeti.

DiBenedetto tinge di stelle e strisce la Roma

 Cessione Roma: Thomas DiBenedetto è il nuovo presidente giallorosso. La società di Trigoria si tinge di stelle e strisce e per la prima volta gli americani sbarcano in serie A. Dall’Ansa:

Due mesi fa c’era stato un tentativo ‘abortitò in Lega Pro. La Salernitana era stata in un primo tempo acquisita dall’italo-americano Joseph Cala, origini siciliane ma da anni negli Stati Uniti, a capo di un gruppo quotato in Borsa con interessi nel settore alberghiero ed immobiliare. Ma la sua avventura durò poco: dopo soltanto undici giorni il contratto di cessione fu risolto.

Rosella Sensi saluta dopo tre anni di gestione, tra gioie e dolori

 Cessione Roma: Thomas DiBenedetto è il nuovo presidente giallorosso. Rosella Sensi lascia la gestione della Roma, dopo due anni e mezzo passati tra gioie e dolori. Dall’Ansa:

Due anni e mezzo di gestione. Una presidenza breve ma intensa, ricca di alti e bassi, di dure contestazioni e personali momenti di rivincita. Rosella Sensi saluta la Roma, che aveva ‘ereditatò in seguito alla scomparsa del papà Franco, e la consegna nelle mani di una proprietà statunitense. Saranno DiBenedetto e soci a dover adesso rendere grande la ‘Magicà, traguardo che Rosella è riuscita solo a sfiorare, ma non a tagliare.  L’avvio al timone giallorosso, nell’agosto del 2008, è da incubo: la formazione di Luciano Spalletti lascia all’Inter la Supercoppa italiana perdendo ai rigori (di Totti l’errore decisivo), e in campionato e Champions League, nonostante l’arrivo del promettente talento francese Menez, le cose non vanno meglio (6 partite perse in 10 gare di campionato e sconfitta all’esordio europeo contro i rumeni del Cluj).

Cessione Roma: dopo 18 anni finisce l’era Sensi

 Cessione Roma: la firma è arrivata. Dopo 18 anni la società giallorossa passa di mano, inizia l’era americana e finisce quella dei Sensi. Dall’Ansa:

Dopo 18 anni la Roma passa ufficialmente di mano. E per la storia della società giallorossa non si tratta di voltare semplicemente pagina. Da oggi, infatti, la ‘Magicà sarà gestita per la prima volta da una proprietà straniera: dalla famiglia Sensi, romana e romanista, al consorzio americano di Boston, da Rosella Sensi al capocordata Thomas DiBenedetto.

Cessione Roma, Baldini e Sabatini sono già al lavoro

 Cessione Roma: una volta firmati i contratti, entrerà nel vivo il rilancio della Roma pen­sato da Thomas DiBene­detto. Dal Corriere dello Sport:

Il futuro presidente vuole costituire un team, con l’arrivo di Baldini e Sabatini, la conferma di Montali, l’ingaggio di un dirigente amministrativo che si occuperà solo dei conti della società. Son­daggi sono stati fatti con Fenucci del Lecce e Sagra­mola del Palermo.

Cessione Roma: oggi DiBenedetto nuovo presidente

 Cessione Roma:è arrivato il giorno. L’agenda prevede che l’atto conclusivo si consumi entro mezzogiorno, le sei del pomeriggio in Italia. Dalla Gazzetta dello Sport:

Con il naso all’insù, ai piedi di Kevin Garnett, una specie di gigante buono. I Celtics si divertono con i Knicks (112-102), chiudono la stagione regolare e danno appuntamento a domenica, gara-1 dei playoff. Nel parterre, in prima fila, tre spettatori arrivati dall’Italia: Paolo Fiorentino, Piergiorgio Peluso, Roberto Cappelli. Si è scoperto perché i vertici di UniCredit hanno anticipato la partenza per gli Stati Uniti: James Pallotta li aveva invitati al Garden per la passerella finale dei Celtics, la creatura di cui va più orgoglioso (e per la quale un anno fa, in finale coi Lakers, si beccò 100.000 dollari di multa per proteste).

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