Roma: spuntano Ziegler e Caceres

 Il Tempo fotografa così il mercato giallorosso:

Sul piede di partenza ci sono Motta (in comproprietà con l’Udinese), finito ai margini delle rotazioni di Ranieri, e Andreolli, desideroso di poter giocare con maggiore continuità. Dovrebbe partire per farsi le ossa da qualche altra parte anche Cerci, nonostante il nodo di un contratto con scadenza 2011 non ancora rinnovato, mentre Faty potrebbe tornare in Francia. Da valutare se per Okaka sia meglio ritornare subito alla base o maturare un altro anno al Fulham o altrove. Partono in tanti, restano sul chi va là in molti. Brighi, che con l’arrivo di Simpilicio avrebbe un altro concorrente, è uno di questi: ha molti estimatori, la sua cessione può portare un discreto gruzzoletto ma Ranieri, prima di privarsene, vuole pensarci bene. Un altro, in attesa degli avvenimenti del mercato, è Mexes, contratto in scadenza il 30 giugno 2011.

Totti: i dubbi di un capitano

 Dal Messaggero:

Se n’era già parlato, ma passato un po’ di tempo, uno dice: «Alla fine Totti ci avrà ripensato, non vuole più smettere». Invece no, zero. Il capitano della Roma ha finito la stagione al meglio, risultando per la sesta volta consecutiva il miglior marcatore giallorosso in campionato, ha finito come eroe tra gli eroi, visto il secondo posto acclamato dalla gente come se fosse un primo, ma tutto è rimasto uguale dentro di lui. La rabbia è la stessa. Totti non ha preso una decisione definitiva, tentenna: smetto, non smetto. Dubbi pesanti. Non è una questione fisica, né di età, né per il fatto di avere le gambe imbrattate dai segni dei colpi di una carriera da numero uno. Niente di tutto ciò. E’ un fatto di anima. Lo scudetto gli avrebbe dato quella spinta: così chiudo in bellezza, aveva pensato. Ora – dopo il secondo posto – quel tormento è tornato.

Roma, prima il riposo poi il futuro

 ROMA – La Roma si riposa, dopo le fatiche della stagione appena conclusasi. La squadra giallorossa si ritroverà a Trigoria giovedì mattina per allenarsi: lo staff tecnico farà svolgere ai giocatori alcune sedute di lavoro mirate al mantenimento della forma fisica, e allo scarico della fatica sino a ora accumulata. I calciatori si eserciteranno anche venerdì mattina, mentre sabato si dedicheranno all’evento di beneficenza “Insieme alla Roma per donare la Vita”, che andrà in scena allo stadio Olimpico.

Presidenti Roma: Edgardo Bazzini. Scudetto? Succede, succede (1941/42)

 Fai il nome di Edgardo Bazzini e appare idealmente il tricolore. Perchè, con il funzionario Agip alla guida del club giallorosso, Roma conosce la gioia di uno scudetto. Il primo scudetto della storia capitolina. Anno 1941/42. Eppure, i festeggiamenti di una soddisfazione tanto grande si scontrano – per evidente cursus storico-politico – con la caccia agli oppositori del regime, i dissidenti, i dissimili, i diversi. Pensare che il rosso fuoco impresso sui tessuti della maglia romanista non faccia pan-dan col sangue versato da milioni di uomini e donne – in quel frangente – è impossibile. Infatti, il primo graffio storico della Lupa si mescola al dramma di una Seconda Guerra mondiale dagli esiti tragici. Mettere in bella vista il massimo trofeo nazionale è una sensazione dolcissima e amara, perchè la bacheca giallorossa – in quel caso – non poteva essere altro che un timido raggio di luce rispetto alla violenza che si respirava nelle piazze, tra le vie, dentro i cunicoli di un Paese devastato.
Negli anni del Fascismo, pallone e politica rotolavano pressochè in simbiosi. Quella manciata di mesi di presidenza affidata prima ad Antonio Scialoja e poi a Igino Betti – entrambi passati a miglior vita precocemente – corrispondono a momenti grigi – sportivamente parlando – per la A.S. Roma che a cavallo tra i Trenta e i Quaranta ha sulle spalle poco più di un decennio di vita e un paio di finali di Coppa Italia perse nel corso degli ultimi 90′.
Il campionato del 1941. Tra un’incarcerazione e una fucilata, sulla massima poltrona della società si sedette Edgardo Bazzini, emiliano nativo di Parma (1867) e ricordato – ancor prima che per i suoi incarichi sportivi – per il legame professionale con Agip. Era estate piena, c’era caldo e diffidenza. L’afa di temperature che superavano in maniera consueta i 30 gradi, lo scetticismo di vedere la Roma consegnata nelle mani inesperte di chi – nella vita – faceva ben altro. Ancora: dal Testaccio, dove i capitolini avevano fino ad allora disputato tutte le partite casalinghe, al Nazionale (ubicato dove ora sta il Flaminio) con un bagaglio misero così. Quello dell’undicesimo posto in classifica raggiunto l’anno precedente: poco per credere in una inversione di rotta e rendimento. Anche perchè, le prospettive – nuovo Presidente, campagna acquisti da inventare – sono tutt’altro che rosee. E invece.
 Edgardo Bazzini è un uomo piccolo di statura e in tutte le foto ufficiali che risalgono a quegli anni lo si nota immediatamente: in mezzo a calciatori e uomini della dirigenza, è quello che arriva ad altezza ascella. Minuto e robusto, gioviale, da alcune angolazioni sembra panciuto. Fin qui, ci si arriva con gli occhi: vedere.
Ma il resto. Lo raccontano i fatti. Roba che – certe volte – ti togli il cappello e dici scusa. Per averlo pensato.
Bazzini da Parma, funzionario Agip tira fuori un carattere da vendere e intuizioni vincenti. La prima: confermare in panchina l’allenatore austriaco Alfred Schaffer. La seconda: campagna acquisti lungimirante con gli innesti, tra gli altri, di Renato Cappellini dal Napoli, Edmondo Mornese dal Novara, Sergio Andreoli dal Perugia. La terza: dare piena fiducia a uno che, giallorosso, lo era fino al midollo. Amedeo Amadei, che se pensi all’attaccante ti vengono in mente 386 presenze, 101 reti, l’esordio in serie A all’età di 15 anni, 9 mesi e 6 giorni.
Un aneddoto rispecchia al meglio quei giorni.

Striscione contro Totti: la Roma vuole una punizione per l’Inter

 Da Libero

Il campionato dei veleni, delle battutine, delle polemiche più o meno a distanza non poteva finire in campo. La coda, salata, arriva domenica sera da Milano, piazza Duomo, dal pullman sul quale i giocatori dell’Inter si stanno abbandonando al meritato bagno di folla per festeggiare il 18esimo scudetto. Ad un certo punto, qualche tifoso consegna ai nerazzurri a bordo un lenzuolo, subito appeso alla balaustra dell’autobus panoramico. Il contenutonon èpropriamente educato: “Totti, anzichè il pollice in bocca mette il medio in c…”. E l’invito poco urbano al Pupone non poteva che scatenare le reazioni dal mondo giallorosso. Sfottò. Nella festa interista, nonsonomancati i consueti sfottò alle avversarie triturate in questa stagione da double. Da “Ac. Milan chi l’ha visto?” a“Milan-Juve, Roma zero tituli” e “Spqr – Sonoperdenti questiromani”.

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