Milan-Roma, Menez contro il Diavolo si esalta

di Redazione Commenta


Jeremy Menez prova a diventare grande. Crecita individuale e maturazione professionale, nella fattispecie, coincidono alla perfezione.
Il francesino pare sempre sul punto di sbocciare in maniera definitiva per poi compiere il cammino a ritroso.
Fino ad oggi è stato così: con Luciano Spalletti, con Claudio Ranieri.
Nella saga delle continue ripartenze e pause di Menez, oggi siamo in pieno nella fase della parabola ascendente.
Perchè la mezzapunta, a Milano, si è ben comportata, al di là del gol che aveva illuso i giallorossi.
A raccontare la gara del francese a Milano ci pensa Il Romanista:


Sapessi com’è strano vedere Menez a Milano. Soprattutto a S.Siro contro il Milan. Rispetto a quello dell’Olimpico sembra un altro. Non è svagato, ma in partita. Non cade sempre, se non realmente tirato giù, come accaduto ieri ad opera di Thiago Silva in quello che era un rigore solare e che Rosetti non ha dato. Non è assente, ma presentissimo a se stesso, pronto a fare dribbling importanti e utili e a segnare anche i gol. Basti pensare che nella Roma in campionato ne ha fatti cinque, di cui quattro in  trasferta e uno solo all’Olimpico, nell’ultima gara della scorsa stagione contro il Torino. Dei quattro fuori casa, poi, ben due sono stati quelli sul campo del Milan, che sembra proprio ispirarlo. E peccato che ieri sera la squadra non abbia saputo chiudere la partita in quel primo tempo che ha dominato, altrimenti anche la rete di questa volta sarebbe stata decisiva per la vittoria come quella del 3-2 dell’anno scorso. Un evento, la sconfitta, nel quale ha avuto grande parte anche Rosetti, che se avesse dato il rigore che Menez avrebbe meritato per il fallo subito ad opera di Thiago Silva avrebbe elevato ancora di più il francese a protagonista della serata. Ora non c’è che da sperare che quest’ultimo acquisisca quella continuità che si richiede ad un giocatore di serie A, diventando protagonista anche all’Olimpico come spesso gli accade fuori casa. E che accanto a lui diventi  continuo anche Vucinic, che deve decidersi: o è un gran giocatore come i mezzi che ha gli consentirebbero di essere, o finirà la sua carriera nel limbo nel quale si trova ora.


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