Nazionale: De Rossi supera Totti

 Dal Romanista:

Stasera Francesco Totti avrà un record in meno nel suo ricco palmares: quello del romanista con più presenze in maglia azzurra. A toglierglielo sarà ancora Daniele De Rossi, che già lo ha egugliato in fatto di reti segnate in Nazionale da giallorosso: 9, come a nessun altro calciatore della Roma è mai riuscito a fare. Se Daniele giocherà, infatti, salirà a 59 gare in nazionale e lo scavalcherà in questa speciale classifica, che al momento li vede appaiati in testa con 58 gare ciascuno. Ed è curioso notare che Danielino diventerà il recordman giallorosso di presenze in Nazionale proprio nel giorno in cui vestirà la maglia numero 5 che fu di Cannavaro (il vecchio capitano azzurro) e soprattutto di Falçao, mito romanista per sempre e centrocampista come lui. Quasi un passaggio di consegne generazionale a tutto tondo.

De Rossi: “Il numero della maglia azzurra? Il 5 come Falcao”

 Dal Romanista:

Da Falcao ai Mondiali, passando per la Lega. È un Daniele De Rossi a tutto campo quello che ieri a Coverciano ha tenuto la sua prima conferenza stampa da capitano della Nazionale. Senza nascondere qualche emozione: «Sento una responsabilità particolare per essere il capitano – ha ammesso – perché, come alla Roma, in questi giorni ho cercato soprattutto di mettere a loro agio i giovani del gruppo. La fascia andrà, quando torneranno, ad altri giocatori come Buffon, Pirlo o Zambrotta, che hanno più presenze di me». Come sottolineato anche dal ct Prandelli, fra le prime incombenze legate al ruolo di capitano (sia pure ad interim) c’è stata l’assegnazione dei numeri di maglia per l’amichevole che l’Italia disputerà questa sera all’Upton Park di Londra contro la Costa d’Avorio.

De Rossi sarà il capitano della Nazionale

 Dal Romanista:

L’ufficialità dell’investitura è arrivata ieri: a guidare la nuova Italia di Prandelli che domani a Londra affronta in amichevole la Costa d’Avorio sarà Daniele De Rossi. È stato lo stesso commissario tecnico ad annunciarlo nella sua prima conferenza stampa nell’aula magna di Coverciano.

Ranieri: “Supercoppa? Vogliamo vincerla”

 Ecco l’intervista che mister Ranieri ha concesso alla Gazzetta dello Sport:

Stasera la Roma gioca a Valencia: che effetto le fa tornare in una città dove ha vissuto la parte migliore della sua carriera, vincendo tre trofei? «L’esperienza di Valencia è stata bellissima. Ha qualcosa dell’incredibile quello che riuscimmo a fare. Si creò un legame molto forte con la città. Andiamo in ritiro nell’albergo che fu la mia casa per tre anni».
Quando Ranieri nel 2004 tornò a Valencia, ereditò il posto di Benitez: è l’uomo giusto per raccogliere l’eredità di Mourinho?
«Benitez è molto preparato. La sua caratteristica è la meticolosità. L’Inter non perderà nulla nel cambio».
Spalletti ha parlato anche di Mourinho. Ha detto che ci ha preso per il sedere: ha vinto, ha detto tutto a tutti, ha guadagnato quello che ha voluto ed è andato al Real Madrid.
«Mourinho non ci ha preso in giro. Ha vinto in Portogallo ed Inghilterra. È venuto in Italia e ha vinto tutto.

Amauri, Cassano, Balotelli tra Buffon, De Rossi e Montolivo: è l’Italia di Prandelli

 Ripartire il più in fretta possibile, dimenticare con altrettanta velocità. Cesare Prandelli sa come reimpostare il lavoro e su chi puntare per disegnare la nuova Italia. Di fianco a riferimenti indiscutibili (Gianluigi Buffon, Daniele De Rossi, Riccardo Montolivo) compariranno volti nuovi e rimpianti fino a qualche settimana fa (Mario Balotelli e Antonio Cassano ma anche Amauri). Da Apcom:

Difesa a quattro, Buffon capitano, talenti anche “difficili” e oriundi. Sono questi i capisaldi della nuova nazionale pensata da Cesare Prandelli. Il ct azzurro, in un’intervista alla Gazzetta dello Sport, racconta l’andamento dei lavori in attesa dell’esordio in amichevole il 10 agosto a Londra contro la Costa d’Avorio. “Saranno convocazioni particolari“, spiega in vista del debutto sulla panchina azzurra.

De Rossi: 9 gol in Nazionale come l’amico Totti

 Dalla Gazzetta dello Sport:

Il contatto di fine corsa, al termine di un percorso dalla porta alla panchina in cui è scattato, ha allargato le braccia, è sfuggito alla morsa dei compagni, ha sorriso, urlato, mostrato la solita vena, è stato un testa a testa con Rino Gattuso, suo alter ego per filosofia di vita (dire sempre quello che si pensa, senza filtri, fregarsene delle convenzioni), non a caso unico altro barbudo della squadra. Proprio la barba è stata oggetto di approfondite analisi nelle cronache di ieri, un dibattito che ha scomodato anche l’antropologia: segno di maturità rispetto agli errori di gioventù di quattro anni fa, manifestazione di autorità nel gruppo, simbolo del potere all’interno della squadra. Ma anche, forse, immagine di un conflitto interiore. E allora come i barbudos cubani, Daniele De Rossi — sempre più simile a Romeo Benetti, ma meno randellatore — si raderà solo quando avrà vinto la sua guerra di liberazione: dai suoi incubi, dal fantasma di McBride, dai dolori del cuore e gli acciacchi del corpo. E la vittoria potrà coincidere solo con un altro Mondiale, questo davvero interamente suo. La maturità — questo sì un segno, tristemente degli anni che avanzano — è raccontata dai numeri.

Mondiale Sudafrica: De Rossi è il nuovo leader

 Dal Messaggero:

Parlare di tessera del tifoso auspicando anche la tessera del poliziotto oppure dire “ho sbagliato io” e non “abbiamo sbagliato noi”, in fondo, è la stessa cosa. Cambiano gli argomenti, ma non cambia la sostanza perché sono due facce della stessa personalità; dello stesso modo di affrontare ogni situazione. Cioè sempre di petto, senza nascondersi; senza scegliere la strada più comoda, quella che ti mette al riparo da spifferi, critiche e strumentalizzazioni. Daniele De Rossi è fatto così, e la meraviglia di chi ancora si meraviglia dei suoi atteggiamenti, non solo verbali, fa un po’ sorridere. Lui non è tipo da zero a zero: meglio vincere o perdere, che bluffare.

De Rossi: giallorosso Mondiale

 Dal Romanista:

Si riparte. Comincia oggi la rincorsa dell’Italia al quinto titolo di campione del Mondo. Daniele De Rossi, unico romanista dei 23 giocatori portati in Sudafrica da Marcello Lippi, va a caccia di quello che sarebbe uno storico bis. E forse è proprio lui tra i 9 reduci della Germania, quello che ci tiene di più a fare il bis. Perché nella notte di Berlino è brillata anche la sua stella con quel rigore da “e mo buttace i guanti” che ha folgorato Barthez. Eppure quattro anni fa a Danielino è mancato qualcosa, colpa dell’espulsione per la gomitata a McBride che lo ha fatto essere un po’ meno protagonista. Stavolta sarebbe diversa, perché il centrocampista giallorosso in questa Nazionale partita con tante incertezze è un pilastro, una sicurezza.

De Rossi: “Un onore giocare in Nazionale, il calcio italiano è un pò malato”

 Dal Romanista:

Due giorni di riposo, insieme a Gaia e nella sua Ostia. Così Daniele De Rossi ha ricaricato le batterie in vista del Mondiale sudafricano, che da oggi entra ufficialmente nel vivo. Ieri sera, da Malpensa, Daniele, insieme a tutto lo staff azzurro, si è imbarcato sul volo per Johannesburg: il morale è buono, la voglia di confermarsi campioni del mondo è tanta. Tantissima. Anche se sarà difficile. De Rossi lo ha confermato al quotidiano spagnolo Marca che, in collaborazione con l’Adidas (suo sponsor tecnico) lo ha intervistato insieme ad altri fenomeni come Messi, Gerrard e Kakà. «Siamo i campioni del Mondo e tutte le squadre giocano contro di noi mettendoci una marcia in più. Vincere questo Mondiale significherebbe migliorare quanto fatto in Germania, ma noi ci proveremo». Lui è uno dei punti di forza della Nazionale di Lippi e nonostante venga da una stagione logorante è pronto a ripartire: «Gli stimoli ci sono, come sempre quando si indossa la maglia dell’Italia. Giocare in azzurro, per me, è sempre stato affascinante.

Marchisio-“Roma Ladrona”, Lippi: “Mandarlo via? Ma per favore”

 Dal Romanista:

La difesa arriva nel tardo pomerggio, quando ormai il danno è fatto. E non è neanche troppo convincente. Claudio Marchisio non si presenta davanti a microfoni e taccuini, ma affida al suo procuratore alcune scarne frasi per chiudere – o almeno così pensa lui – il caso: «Nessuna parola offensiva, semplicemente ero fuori tempo con la banda e il mio labiale può essere sembrato non in sintonia con l’inno». Punto. Fine. E pazienza se una città intera si sente offesa da quel “Roma Ladrona” procunciato sulle note dell’inno di Mameli. Caso chiuso. Come dicono anche Lippi e Cannavaro, che lo difendono: «È un bravissimo ragazzo. Non ha detto certe cose».

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