Ranieri: “Supercoppa? Vogliamo vincerla”

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 Ecco l’intervista che mister Ranieri ha concesso alla Gazzetta dello Sport:

Stasera la Roma gioca a Valencia: che effetto le fa tornare in una città dove ha vissuto la parte migliore della sua carriera, vincendo tre trofei? «L’esperienza di Valencia è stata bellissima. Ha qualcosa dell’incredibile quello che riuscimmo a fare. Si creò un legame molto forte con la città. Andiamo in ritiro nell’albergo che fu la mia casa per tre anni».
Quando Ranieri nel 2004 tornò a Valencia, ereditò il posto di Benitez: è l’uomo giusto per raccogliere l’eredità di Mourinho?
«Benitez è molto preparato. La sua caratteristica è la meticolosità. L’Inter non perderà nulla nel cambio».
Spalletti ha parlato anche di Mourinho. Ha detto che ci ha preso per il sedere: ha vinto, ha detto tutto a tutti, ha guadagnato quello che ha voluto ed è andato al Real Madrid.
«Mourinho non ci ha preso in giro. Ha vinto in Portogallo ed Inghilterra. È venuto in Italia e ha vinto tutto. Ha avuto l’opportunità di andare al Real e sfido chiunque a rinunciare ad un’opportunità come questa».
La sua griglia di partenza?
«L’Inter in pole position, le altre alla pari: Roma, Milan, Juve, Napoli, Fiorentina, Sampdoria, Palermo».
Il miglior colpo di mercato?
«Spero che sia quello della Roma con Adriano».
L’Italia è uscita a pezzi dal Mondiale: perché siamo andati così male?
«Per mille motivi. Tutte le ragioni che ci permisero di vincere in Germania dove non eravamo i più forti, stavolta ci hanno fatto perdere. In quel mese, tutto girò per il verso giusto: i rigori dati, le mosse tattiche, il clima di positività».
Si può dire che Lippi ha usato la Nazionale come un autobus: è sceso e risalito come ha voluto lui?
«Ho un’opinione, ma la tengo per me».
Prandelli è l’uomo giusto per ricominciare?
«Penso di sì. È una persona che ha idee importanti».
Anno zero del calcio italiano: quali sono le cause della crisi e quali i rimedi per superarla?
«Non confonderei il mondiale negativo della Nazionale con i problemi del calcio italiano. Il punto di partenza è la crisi economica. Sicuramente bisogna dare spazio ai giovani, ma serve la collaborazione generale. Se le squadre utilizzano i ragazzi e ai primi risultati negativi scoppia il caos, come si fa a puntare sui giovani? L’altro errore da non commettere è quello di stravolgere il nostro calcio. Abbiamo una scuola di allenatori che fa invidia: Ancelotti, Spalletti e Capello hanno vinto e stanno vincendo all’estero. Dobbiamo sostenere le cose buone e cambiare quelle negative. La prima mossa che mi viene in mente è quella di creare nei grandi club la squadra B da utilizzare nei campionati inferiori, sull’esempio di quello che accade in Spagna ed Inghilterra. Quando allenavo il Chelsea, lanciai Terry: lo presi dalla squadra B e tolsi un campione del mondo come Leboeuf».
In Italia si chiudono le porte in faccia agli immigrati e c’è poca voglia d’integrazione: esiste una relazione tra la crisi nel calcio e il momento storico del Paese?
«Un tempo eravamo una nazione di emigranti. Gli italiani non sempre furono accolti bene, ma grazie al lavoro e al sacrificio ci siamo fatti un bel nome. L’integrazione è una risorsa per il Paese e automaticamente diventa una risorsa anche nello sport. La Germania è l’esempio positivo di questo modello».
La Roma ha svolto una preparazione nuova: poca corsa e molto pallone.
«Io cominciai con Herrera che faceva solo pallone e niente corsa. Mourinho ha vinto tutto con un programma che prevedeva poca corsa e molto pallone».
Totti è già in forma.
«Il capitano è tirato a lucido. Speriamo che la salute l’assista. Lo scorso anno ha avuto diversi incidenti, ma ci ha sempre regalato pillole di grande calcio. È ancora il miglior giocatore italiano. È una di quelle specie che vanno protette e fa bene Braschi a dire che saranno puniti i tackle violenti».
Sarà l’anno di Menez?
«Sono molto contento di Jeremy e di Mexes. La Nazionale li aiuterà. Mi aspetto grandi cose».
È vero che a Parigi ha rimproverato di brutto Okaka? «Ho rimproverato Okaka come ho rimproverato Vucinic perché bisogna comportarsi in un certo modo».
Okaka, Rosi e Greco restano?
«Penso di sì».
Le maggiori preoccupazioni in vista del nuovo anno? «Va scongiurato l’appagamento: voglio rivedere il carattere che lo scorso anno ci ha portato a mezz’ora dallo scudetto. Il secondo timore riguarda l’allargamento della rosa. Per la prima volta nella Roma c’è un gruppo di venti giocatori di grande livello. Questo significa che in panchina e in tribuna ci saranno pezzi da novanta. Se si entra nel meccanismo che quello che conta è la Roma, andrà tutto bene, altrimenti sarà un anno difficile».
Il prolungamento del contratto è vicino?
«Ci sono altre priorità, ma restare a lungo mi farebbe piacere».
La Roma è tornata in Champions.
«La Roma deve essere un bel biglietto da visita per la città. Rappresentiamo la capitale italiana e i tifosi devono essere orgogliosi di noi».
Come ci si sente in una società che è una banca?
«Noi non avvertiamo il cambiamento, ma ai giocatori ho fatto un discorso chiaro: dobbiamo stare fuori da tutti iproblemi estranei al campo».
Quanto è importante avere al suo fianco un dirigente come Montali?
«Io mi trovo bene con tutti. Con Montali c’è sintonia perché è stato tecnico e capisce le esigenze di un allenatore».
La Supercoppa è un esame?
«Una partita secca non può esserlo, ma è il primo trofeo e noi vogliamo vincerlo».


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