Unicredit-Italpetroli: lunedì la cessione della Roma

 Unicredit-Italpetroli: l’articolo di Affaritaliani.it:

Una telenovela a cui nel weekend, con molta probabilità, verrà scritto il finale: l’AS Roma passerà dall’Italpetroli di Rosella Sensi all’UniCredit dell’interista Alessandro Profumo, come contropartita per il ripianamento del debito da 325 milioni che il gruppo petrolifero, fra prestiti e linee di credito varie, ha nei confronti della banca di Piazza Cordusio (la famiglia Sensi ne deve altri 80 al Monte dei Paschi di Siena). Il tutto a poche ora dalla seconda udienza di arbitrato fra i due gruppi che deve risolvere la questione, evitando che il dossier arrivi così in tribunale.
Fonti vicine ai Sensi danno ormai per certa la cessione. La telenovela (lunghissima) nasce nel 1993 quando Franco Sensi, imprenditore italiano operante nel settore petrolifero (Compagnia Italpetroli possiede diversi depositi costieri per lo stoccaggio di prodotti petroliferi), raccoglie l’eredità di Dino Viola e diventa presidente della Roma calcio (fino al 2008, data della sua morte), rilevandone la proprietà.

Rosella Sensi: ultimatum dalla Banca

 Rosella Sensi, l’ultimatum è arrivato e ora si aspetta l’ultima parola. Secondo il Corriere della Sera il presidente della Roma deve accettare e firmare l’offerta della Banca, oppure andare allo scontro frontale:

«Il tempo degli avvocati è finito». Se a dirlo sono proprio i legali interessati, il conto alla rovescia può realmente iniziare. Tra relazioni e stesure, perizie e contro deduzioni, il negoziato, estenuante e ricco di colpi di scena, è giunto all’epilogo.
Sarà un fine settimana di passione, il più caldo e delicato per Rosella Sensi, che dovrà pronunciarsi in via definitiva sulla transazione proposta da Unicredit alla Compagnia Italpetroli, la holding di famiglia che controlla l’A.S. Roma, debitrice di circa 325 milioni di euro nei confronti dell’istituto di credito. Nell’ultimo incontro tenutosi ieri a Roma gli avvocati (Carbonetti e Di Gravio per Unicredit e Gambino-Conte, consulenti di Italpetroli) hanno completato il complesso lavoro di valutazione economica degli asset dei Sensi, sui quali esiste tuttora una divergenza.

Unicredit-Italpetroli: accordo vicino

 Unicredit-Italpetroli: accordo vicino. Secondo la Gazzetta dello Sport lunedì nello studio di Cesare Ruperto sarà firmata l’intesa:

Forse è stato solo un lapsus freudiano. Oppure la sa parecchio lunga. «Vigiliamo sul destino della squadra — ha ribadito ieri mattina  — ma non possiamo fare altrettanto sull’aspetto economico, perché la Roma appartiene solo alla società e alla banca». Alla banca? Di già? Non gli è scappata, il sindaco deve sapere il fatto suo. «Vogliamo una Roma forte e senza problemi di finanziamento alle spalle», dice senza mezzi termini. Ultime ore. Eccoci qua, ha tutti i crismi dello sdoganamento. E perso pure l’ultimo sostegno, il destino di Rosella Sensi sembra segnato. Lunedì la Roma (insieme agli asset di Italpetroli) sarà davvero della banca, che la affiderà in gestione ad un advisor per valorizzarla e venderla al miglior offerente? Lei avrà l’ultima parola, il potere di firma. I suoi avvocati, uno staff guidato da Agostino Gambino, hanno esaurito il proprio compito. «Abbiamo fatto tutto quello che dovevamo, a questo punto non dipende più da noi», dicono al termine dell’ultimo incontro con i colleghi che rappresentano UniCredit.

Roma, Unicredit e Italpetroli verso il lodo

 Organi di stampa e di informazione che non riescono a capirci più nulla: nessuna colpa, per carità, ma la complessità e la segretezza della trattativa tra Unicredit e Italpetroli per cancellare il debito della holding petrolifera producono – quale effetto evidente – quello di non sapere più a che punto dell’accordo ci si trovi per davvero. Tant’è che le versioni sono spesso contrastanti. Per Finanza Mercati, sarà alla fine Cesare Ruperto a dover prendere una decisione. Testuale:

Si rafforza l’ipotesi di andare al lodo arbitrale tra la famiglia Sensi e UniCredit per dirimere la controversia sui 325 milioni di debiti della Italpetroli verso la banca guidata da Alessandro Profumo. Secondo quanto riferito da più fonti, le parti sono ancora distanti dal prezzo e sulla struttura di un eventuale conciliazione, pertanto appare sempre più plausibile che la terna arbitrale le presieduta dal professor Cesare Ruperto decida lunedì prossimo di emettere una sentenza.

Roma: il fututo è questione di giorni

 Dal Tempo:

Prendere o lasciare. Prendere la proposta di UniCredit, affidare alla banca il mandato a vendere gli asset del gruppo, Roma compresa, e chiudere la faccenda una volta per tutte o lasciare e andare incontro al lodo arbitrale. Rosella Sensi e Italpetroli sono davanti a un bivio: accettaree scrivere la parola fine oppure far saltare il banco e rimandare il tutto all’arbitrato Oggi è il giorno dell’«o la va o la spacca».

Sensi-Unicredit: ultima puntata?

 Da Leggo:

Senza via di scampo. Rosella Sensi stavolta è davvero con le spalle al muro. Il presidente giallorosso ha poco più di 48 ore per decidere il futuro di Italpetroli e di conseguenza della Roma. Davanti ha due strade ugualmente dolorose da percorrere: 1) cedere la Roma ad Unicredit e perdere così l’asset più amato; 2) impugnare la sentenza di Ruperto e intraprendere una dura battaglia legale. Una strada lunga (6 o 7 anni) che potrebbe però portare al burrone del fallimento. La scelta va fatta in queste ore febbrili. Oggi infatti i legali di Unicredit e Italpetroli si incontreranno nuovamente. Per l’ultima volta prima dell’arbitrato di lunedì prossimo. Proprio da questo incontro si saprà se l’accordo fra le due parti verrà firmato (con conseguente cessione della Roma) o se si andrà allo scontro.

Unicredit non cambia la sua posizione, Italpetroli è in difficoltà

Se due anni fa Rosella Sensi avesse venduto l’As Roma al George Soros Fund e alla Inner Circle Sports per 283 mln di euro, forse oggi dormirebbe sogni tranquilli. Invece quel 18 aprile 2008 decise di tenersi la “Magica” e adesso la situazione è diventata drammatica. In questi due anni una posizione debitoria già difficile è diventata praticamente insostenibile.
Italpetroli, la holding che controlla la società giallorossa ha un debito di quasi 400 mln di euro, la maggior parte dei quali nei confronti dell’azionista Unicredit (socio al 49%).  “Speriamo che si raggiunga un accordo, i legali ci stanno lavorando”, ha detto oggi il vice a.d. di Unicredit Paolo Fiorentino. E gli avvocati delle parti si incontreranno domani nuovamente per tentare di raggiungere la conciliazione. Ma al momento non esiste alcuna trattativa. Unicredit resta ferma sulle sue posizioni.
D’altra parte la banca di Piazza Cordusio non riceve un euro da quattro anni ed è ormai arrivato il momento di mantenere ferma la propria posizione: struttura e prezzo dell’operazione non si cambiano. Restano quelli presentati da settimane ai legali rappresentanti della famiglia Sensi. E se da un lato la struttura dell’accordo prevede sin dall’inizio il passaggio di tutti gli asset di Italpetroli (depositi petroliferi, terreni di Torrevecchia e As Roma, tra gli altri) dalla holding alla banca, il prezzo dell’accordo non è da stabilire. Quello che resta da definire sono i dettagli sulla valutazione degli immobili che dovranno rimanere alla famiglia Sensi. Inizialmente la richiesta è stata di 11 immobili. In un secondo momento si è scesi a sette con una valutazione complessiva degli asset che la famiglia Sensi vorrebbe mantenere vicina ai 100 mln di euro.
Una posizione difficile da giustificare per chi deve coprire un debito da 400 mln. Come se si potesse decidere di scambiare un debito con un credito. Unicredit, dopo quattro anni di pagamenti inevasi, di citazioni in Tribunale, di attacchi mediatici, di botta e risposta, resta irremovibile sulle sue posizioni: non si tratta di concedere asset o meno, si tratta semplicemente di rientrare di un ingente passivo e di farlo siglando un contratto che metta una pietra tombale su tutta la questione.
E l’offerta di beni da lasciare a Italpetroli al massimo può prevedere un valore complessivo di 20 milioni. Su questo non si tratta. Come non si tratta sul possibile periodo di transizione che potrebbe coinvolgere la As Roma, qualora dovesse passare nelle mani di Unicredit che non è interessata alla gestione del club, ma soltanto a mettere l’asset, insieme agli altri, all’interno di un “paniere” da consegnare ad un advisor per la cessione al migliore offerente. Non cambierà la gestione della As Roma che deve continuare il suo corso, anche se con una presidenza diversa. Sembra infatti fantasiosa l’ipotesi che Rosella Sensi possa rimanere al vertice della società, magari con uno stipendio da manager.
Per poter valorizzare l’asset e rilanciare la squadra attraverso degli investimenti si potrebbe pensare ad una governance maggiormente snella rispetto a quella attuale con un presidente di garanzia di impatto mediatico e un Cda di pochi componenti per sveltirne le decisioni.

 Da Milano Finanza Dow -Jones:

Se due anni fa Rosella Sensi avesse venduto l’As Roma al George Soros Fund e alla Inner Circle Sports per 283 mln di euro, forse oggi dormirebbe sogni tranquilli. Invece quel 18 aprile 2008 decise di tenersi la “Magica” e adesso la situazione è diventata drammatica. In questi due anni una posizione debitoria già difficile è diventata praticamente insostenibile. Italpetroli, la holding che controlla la società giallorossa ha un debito di quasi 400 mln di euro, la maggior parte dei quali nei confronti dell’azionista Unicredit (socio al 49%).

Italpetroli-Unicredit: la trattativa continua

 Dal Corriere della Sera:

Incontro interlocutorio, l’ennesimo prima del giorno del giudizio. In attesa del 5 luglio, data ultima indicata dal professor Cesare Ruperto per evitare il lodo arbitrale, si continua a trattare senza soluzione di continuità. Compagnia Italpetroli e Unicredit sono ancora lontane dall’accordo sul rientro del debito di 325 milioni di euro per cui è esposto gruppo petrolifero. Ieri alle ore 18 è andato in scena a Borsa chiusa il vertice tra i legali (Carbonetti e Di Gravio per la banca, Gambino e Conte per la holding della famiglia Sensi): circa due ore in uno dei due studi romani del professor Agostino Gambino, in via dei Tre Orologi nel cuore del quartiere Parioli, con lo scopo di arrivare a un’intesa che ancora tarda ad arrivare.

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