Chievo-Roma, la penuria di tifosi

di Redazione Commenta


 Dal Romanista:

Il ministro Maroni dice che gli stadi sono pieni? Avrà le sue buone ragioni e fonti.

Tuttavia, quando gli riferiranno che oggi pomeriggio, alle 18, al Bentegodi, nel settore ospiti dello stadio, ci saranno poco meno di 250 romanisti, probabilmente dovrà fare un passo indietro. Pure piccolo, ma utile a dimostrare che i suoi dati non sempre sono infallibili. Chievo-Roma poteva tranquillamente essere una partita senza obblighi, un incontro fra due tifoserie che non hanno alcun tipo di acredine o conto in sospeso. Esattamente come accadde nell’ultima giornata dello scorso campionato quando in 20.000 accarezzarono, in Veneto, il sogno tricolore. Il ricordo dell’avvocato Grassetti, il presidente dell’Utr, l’unione tifosi romanisti, è la testimonianza più trasparente di quel 16 maggio: «Una delle emozioni più forti mai provate in trasferta, la sera precedente avevamo organizzato una cena in un’azienda agricola insieme ad alcuni sostenitori del Chievo. C’è un rapporto di amicizia nato da tanto tempo, nel panorama italiano sono unici. Hanno un grande senso dell’ospitalità, fra loro ci sono molti ammiratori di Roma». E invece la decisione del Casms, il Comitato di Analisi per la Sicurezza delle Manifestazioni Sportive, di vietare la vendita dei biglietti nella regione Lazio oltre ad essere arrivata senza un motivo realmente valido ha sollevato un grosso polverone. Purtroppo, a poco sono serviti gli appelli durante tutta questa settimana: la Roma ha chiesto al Viminale di rivedere la sua decisione, proprio per non sfavorire coloro che volevano seguire la squadra in trasferta. E’ scesa in campo anche la politica attraverso l’iniziativa del segretario dei Radicali Italiani, Mario Staderini, che nei giorni scorsi aveva annunciato di voler ricorrere al Tar per ottenere una sospensiva del provvedimento: «Andrò comunque avanti – ci aveva raccontato – sino a far accertare dal giudice che divieti basati sulla provenienza geografica, sul sesso o sull’età non possono esistere, nel calcio come in altri aspetti della vita sociale. Quando poi provengono dal Ministero dell’Interno, la politica tutta dovrebbe fermarsi a riflettere». Alacre lavoro diplomatico anche da parte di My- Roma, l’associazione nata per promuovere l’azionariato popolare giallorosso, ha inviato una lettera sia al Casms, sia al Prefetto di Verona, per far sì che venisse revocato il divieto di acquisto dei biglietti i residenti nel Lazio. Dalle parti del Viminale, però, non ci sono stati atti concessori, a plausibile conferma di ciò che si era annusato fin dall’inizio: alla base del veto per l’acquisto dei tagliandi nel Lazio non c’era un reale pericolo d’ordine pubblico ma semplicemente un goffo tentativo di incentivare la diffusione della tessera del tifoso. Insomma, sollecitazioni che hanno avuto un’incidenza pari a zero. Come zero sono anche le vittorie in trasferta della Roma quest’anno, derby a parte. E magari non è un caso che ciò coincida con la quasi totale assenza di tifosi al seguito.


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