Cessione Roma, il piano Usa: mercato, stadio, Baldini e Ancelotti

 Cessione Roma: mancano solo le firme e Thomas DiBenedetto sarà il nuovo proprietario della Roma. DiBenedetto si trasferirà per un lungo periodo a Roma, per almeno due anni, e cercherà di lanciare la società nel panorama mondiale. Da Repubblica.it:

Vivrà due anni a Roma, per seguire da vicino la crescita della sua squadra. Thomas DiBenedetto, nuovo proprietario del club giallorosso da fine mese (ormai manca solo la firma), ha già pianificato tutto, da buon americano che guarda anche al business. Sarà lui il presidente del club giallorosso, e, come detto, si trasferirà per un lungo periodo, almeno due anni, nella Capitale.

Nakata promuove una partita per il Giappone

 Da repubblica.it:

Aveva chiuso la carriera a nemmeno trent’anni, nel 2006, per stipare altro nel suo zaino di giramondo che amava l’arte e la moda, dopo quei sogni che il pallone non sapeva più regalargli. “È la mia seconda vita”, ripeteva Hidetoshi Nakata, prima stella mondiale del calcio giapponese, parlando del suo fulmineo addio ai riflettori, sostituiti dai viaggi in solitaria per Asia, Africa e Sudamerica.

Ultimo treno per Menez

 Dal Corriere della Sera:

Il talento non è in discussione, il modo di metterlo a disposizione della squadra sì. E molto. Ecco perché Jeremy Menez non è sicuro di una maglia da titolare contro la Fiorentina, nella partita di domenica all’ora di pranzo, neppure in coincidenza con la squalifica di Mirko Vucinic. Vincenzo Montella, nel doppio allenamento di ieri, ha provato Taddei, Brighi e Perrotta nella linea a tre dietro alla punta più avanzata, che a Firenze sarà ancora Francesco Totti. Non è un segnale definitivo, ma ha un suo significato. Domenica scorsa, nel derby, Menez è stato schierato titolare al posto di Taddei, ma non ha ripagato la fiducia. È stato sostituito sullo 0-0 e l’ingresso di Taddei, come più tardi quello di Simplicio, ha migliorato la squadra. Ed è proprio questa intensità che Montella chiede a tutti i suoi giocatori e che il francese non è ancora riuscito a dare. Menez è sempre stato abbastanza anarchico nel suo modo di stare in campo. Non è un caso che abbia offerto le prove migliori da trequartista, nel centrocampo «a rombo» che schierava Ranieri. Ma ora è cambiato tutto e il 4-2-3-1 richiede un modo più maturo e altruista di restare in campo. Menez non può partire in dribbling ogni volta e, soprattutto, perduta palla non può disinteressarsi della fase difensiva.

De Rossi rischia 4 turni di squalifica

 Dalla Gazzetta dello Sport:

C’è un sottile paradosso nella storia odierna di Daniele De Rossi. Proprio nel giorno in cui il tricolore torna di moda per i 150 anni dell’unità, il romanista — pur legatissimo all’azzurro— potrebbe perdere i due match dell’Italia in programma il 25 e 29 marzo (Slovenia e Ucraina). Prova tv A meno di slittamenti non previsti, infatti, oggi la Disciplinare dell’Uefa giudicherà attraverso la prova tv la gomitata che De Rossi ha dato a Srna nel corso del match contro lo Shakhtar. Il gesto non è stato visto dall’arbitro Webb e da tutti i suoi collaboratori, ma il delegato Uefa lo ha segnalato e così il romanista— difeso dall’avvocato Juan Crespo (affiancato da Antonio Conte)— andrà a giudizio, con l’aggravante psicologica dell’essersi salvato da un episodio analogo avvenuto nella gara d’andata e l’attenuante che Srna non ha riportato danni. Il rischio è di uno stop di 3-4 turni, anche perché in questa sede non saranno prese in considerazione le dichiarazioni di Lucescu, che aveva ammesso come Srna avesse provocato. Imbarazzo federale Il rischio azzurro esiste perché col nuovo corso prandelliano è stato varato un codice etico che prevede l’esclusione (temporanea) di chiunque sia condannato per atti antisportivi.

Menez: “Mi dispiace se ho deluso i tifosi, mi riscatterò”

 Da Leggo:

«Excuse moi». Jeremy Menez fa un passo indietro. La sostituzione, la maglia gettata in panchina, la fuga negli spogliatoi: domenica scorsa, durante la festa di Totti e compagni per il quinto derby vinto di fila, l’unica faccia rabbuiata era la sua. Menez era partito per la prima volta da titolare nella Roma di Montella. Cinquantasei minuti di niente, irritanti e poi la sostituzione con Taddei sullo 0-0 fra i fischi d’un pubblico che lo ha spesso acclamato come fenomeno, ma che in questa occasione non gli ha concesso alibi. E non ne aveva. Jeremy però la sostituzione non l’ha presa bene: è uscito con la faccia bassa e, tanto per far capire meglio il suo stato d’animo, ha gettato maglia in panchina e poi in canottiera è fuggito negli spogliatoi. Lunedì sera Menez non era neanche presente a una cena che ha visto protagonisti quasi tutti i suoi compagni. Il francese ha preferito rifugiarsi nella sua Parigi per due giorni. Comportamenti che non sono piaciuti a Montella così come ai tifosi giallorossi. Proprio a loro, dopo aver meditato su questa domenica vissuta al rovescio, Menez chiede scusa: «Mi dispiace se ho deluso i tifosi, ho agito d’istinto. Non credevo di aver giocato male per questo mi sono arrabbiato».

L’ultimo tabù di Totti

 Dal Romanista:

Pensate agli stadi più importanti. Pensate agli stadi delle squadre più blasonate d’Italia, a quelle con più tradizione. Fatto? Bene, Francesco Totti ha segnato in casa loro almeno una volta. Al Milan, all’Inter, alla Juve, al Napoli, alla Samp, al Genoa. Insomma, il capitano ha timbrato il cartellino con tutte, tranne una. A Firenze con la Fiorentina. Eh sì, perché a fronte di tantissime reti segnate ai viola in casa, al Franchi non ci è mai riuscito. Un vero e proprio tabù. L’ultimo. Con la possibilità di infrangerlo domenica magari sull’onda dell’entusiasmo di quei due gol al derby che hanno fatto impazzire i romanisti, che hanno fatto agitare tante “manite” e che a Francesco hanno dato un’ulteriore carica.

Pizarro e Totti: la Roma è rinata così

 Da Il Romanista:

La svolta di Montella è arrivata tanto improvvisa quanto inattesa. Alzi la mano che si aspettava un rendimento simile con l’avvento dell’aeroplanino, un neofita della panchina che fino a un mese e mezzo fa aveva allenato solo i ragazzini. E invece lui ha smentito tutti, dimostrandosi un “giovanevecchio”(come lo ha definito qualcuno) o, per meglio dire, un giovane saggio. Prima ha ascoltato quello che gli aveva da dire la squadra, poi ha tirato le sue conclusioni, quindi ha vinto. E già, perché la sua personale marcia alla guida dei giallorossi è davvero da scudetto.

Cessione Roma, proroga per DiBenedetto

 Da Il Tempo:

Quattordici giorni in più dovrebbero bastare. Proroga tecnica: la scadenza della fase di trattativa esclusiva slitta dal 17 al 31 marzo. Non c’è nessun problema, ma le due parti si sono trovate d’accordo sull’opportunità di concedersi un paio di settimane in più per pronunciare la parola fine sul passaggio di proprietà della Roma alla cordata americana capeggiata da Thomas Richard DiBenedetto. La decisione, nell’aria da una settimana, sarà ratificata nei prossimi giorni, forse già mercoledì (anche se fino a ieri sera non era ancora arrivata la convocazione), dal Consiglio di Amministrazione di Roma 2000 composto da Rosella Sensi, Attilio Zimatore e Antonio Muto.

Totti ad un passo da altri due record

 Da Goal.com:

Due goal nel Derby per ricordare a tutti che lui è sempre Francesco Totti. Una doppietta di grande importanza, sia a livello di squadra che personale. Con queste due gemme, il Capitano è infatti giunto all’incredibile quota di 199 reti in Serie A. Tante, tantissime, nessuno, tra i giocatori in attività, ha segnato più di lui. Nell’attesa di festeggiare il 200° goal nel massimo campionato italiano, Francesco Totti guarda anche alla classifica di sempre dei cannonieri di Serie A. Il 5° posto assoluto, attualmente occupato da un certo Roby Baggio, dista ora solo 6 reti (205 per il Divin Codino). Insomma, con un pizzico di fortuna, l’aggancio potrebbe arrivare prima del rompete le righe estivo. Ma il Capitano ha un altro grande sogno. Con la doppietta di domenica (non segnava nella partitissima dal 23 ottobre 2005), il numero 10 giallorosso è infatti salito anche a quota 8 centri nel Derby.

Bongiorno, laziese. E mo’ attaccate ar laser

Da Il Romanista:

È finita con calci in faccia, testate, espulsioni e rosicate. Ma forse per capire meglio il quinto derby perso dalla Lazio, è meglio partire dall’inizio. Anzi, da ancora prima. Zarate: «Promettiamo una grande gara, vogliamo mandare la Roma a meno 8». Floccari: «È l’ora del riscatto».

Ancora? Oh, siiii

 Da Il Romanista:

“Ancora? Oh, siiii” dice lo striscione che appare in Curva Sud a fine gara. Ed è il tripudio. Con la squadra che esulta e va a raccogliere l’abbraccio dei tifosi. Che continuano a reclamare Francesco in campo anche dopo che i giocatori hanno fatto ritorno negli spogliatoi. “Un Capitano, c’è solo un Capitano”, continuano a cantare. Un pomeriggio da lupi, s’era detto alla vigilia, viste le condizioni meteo. E da “lupi” è stato. Non c’è Rosella Sensi in tribuna, in quello che verosimilmente è l’ultimo suo derby alla guida della società giallorossa. Anche se non è un’assenza che stupisce. Fatte rare eccezioni, la scelta di rimanere a casa, in occasione del derby, ha quasi sempre avuto per lei una motivazione di tipo scaramantico. E anche oggi c’è da presumere che quella sia la ragione della sua assenza. Che non è peraltro l’unica di rilievo.

6 sempre unica

 Da Il Messaggero:

L’ultima volta che aveva segnato alla Lazio, il 23 ottobre del 2005, Cristian, il suo biondissimo figliolo, era ancora nel pancione di mamma Ilary, seduta in tribuna accanto alla sorella Silvia. Dopo quel gol, Francesco si mise il pallone sotto la maglietta, mimando di essere in dolcissima attesa, e si gettò a terra sulla pista di atletica sotto la Monte Mario circondato da tutti i suoi compagni nelle vesti di infermieri. Una scenetta, studiata fin nei minimi particolari, che commosse Ilary e che appartiene alla galleria dei ricordi più belli del capitano giallorosso. Cristian, ieri pomeriggio, nonostante la pioggia e il freddo era allo stadio, seduto sulla ginocchia della mamma. E papà Totti, stanco di restare a secco contro la Lazio e di non farsi bello agli occhi del figliolo, gli ha donato, donandoselo, un bellissimo regalo. Anzi, un doppio regalo. Un gol su calcio di punizione e un altro su calcio di rigore, e tanti saluti alla Lazio. E tanti saluti anche a quanti dicevano (lo diranno ancora?) che è un giocatore finito, che quando c’è lui la Roma non vince e che la squadra giallorossa fa suoi i derby sempre e soltanto senza il suo capitano.

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