Nakata promuove una partita per il Giappone

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 Da repubblica.it:

Aveva chiuso la carriera a nemmeno trent’anni, nel 2006, per stipare altro nel suo zaino di giramondo che amava l’arte e la moda, dopo quei sogni che il pallone non sapeva più regalargli. “È la mia seconda vita”, ripeteva Hidetoshi Nakata, prima stella mondiale del calcio giapponese, parlando del suo fulmineo addio ai riflettori, sostituiti dai viaggi in solitaria per Asia, Africa e Sudamerica.

Per lui, nato al confine con la prefettura di Tokyo, a tre ore di treno dalla centrale di Fukushima, comincia adesso la strada più difficile, che conduce al dolore di casa sua. E da Pechino, dove si trova in questi giorni, lancia l’idea di una raccolta fondi per aiutare i connazionali. “Là non possiamo far molto, in questo momento, ma anche da lontano si può essere d’aiuto, magari con una partita che raduni tutti i calciatori giapponesi d’Italia e d’Europa, assieme alle rappresentative di alcune squadre italiane”.

La Take Action, fondazione da lui istituita nel 2009 per aiutare i bambini poveri nel mondo, si sta muovendo per organizzare un’amichevole a fine stagione. “Prenderò contatti con Milano, Bologna o Roma, coinvolgendo le squadre in cui ho giocato”. Il passato racconta di un breve ma incisivo periodo al Bologna nel 2004 dopo l’esperienza al Perugia dal ’98 al 2000 e il ruolo chiave nello scudetto della Roma di Capello del 2001. Adesso ha decisamente altro, in testa. “Tra pochi giorni creeremo un sito internet per pubblicizzare l’evento, voglio dare un contributo concreto ai miei connazionali”.

Lo scorso anno, Nakata aveva raccolto fondi anche per i terremotati di Haiti, dopo essere stato in Kenya e in Sudafrica a distribuire cibo e palloni. “Il nostro scopo è portare un sorriso ai bambini”, è scritto sul sito della sua fondazione, che si occupa anche del rilancio e della tutela dell’artigianato giapponese. Nel 2005, ultimo anno in Italia con la maglia della Fiorentina, aveva ricevuto da Ciampi la stella di Cavaliere della Solidarietà. E presto il suo zaino carico di progetti tornerà in Italia, per la sua partita più attesa. “Il mio Paese adesso ha bisogno di aiuto e so che l’Italia ha un cuore grande e potrà darci una mano”.


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