Roma-Atalanta, ore 14.10: la descrizione di un attimo

 Le convinzioni che cambiano. Il coraggio di chiamare le cose con il proprio nome. La voglia matta di far dichiarare sold out i biglietti disponibili per la gara dell’Olimpico. Un’ora con le palpitazioni che crescono in maniera proporzionale al passare dei secondi. Tic tac. Il cuore batte all’unisono con quello di Francesco Totti e Daniele De Rossi, il coraggio cresce in maniera similare all’appetito di Claudio Ranieri. Volo con l’immaginazione a immaginare gli amici con cui ho diviso le emozioni di un campionato matto. Bello. Pazzo come certi personaggi che seguono un filo conduttore proprio: non comprenderli non significa affatto che non vi sia significato in ciò che succede. Che viene detto. Così: Simone me l’immagino che per una volta, mentre scrive, le mani gli sudino fredde. Marco penso che possa rischiare il ricovero, da qui alla fine della gara. Il muscolo pulsante ritma una musichetta che riporta alla memoria quella del cuore del Capitano. Poi, a un certo punto, accadrà solo che le mie pulsioni dipenderanno evidentemente dalle gesta del numero 10. E di tutti gli altri giallorossi. Viverlo in maniera esclusiva, un istante simile, e avere paura di viverlo. Soffrire e stare bene per quella speciale condizione che a vote ti regala la sofferenza quando diventa inevitabile per trasformare il sogno in realtà. Gesti istintivi, irrazionali. Agitazione, nervosismo, passione viscerale. Mi alzo e mi risiedo. Poi mi rialzo perchè non ce la faccio a stare fermo. Sentirli qui a un passo, tutti i tifosi della Roma in crisi di panico. Come me. Sono un’enormità. All’Olimpico, a Roma, in Italia, all’estero.

Roma-Atalanta: 3, 49, 300

 Da Il Romanista:

300 LE PANCHINE IN A DI RANIERI CON QUELLA DI OGGI – Nella gara odierna contro l’Atalanta Ranieri collezionerà la sua panchina n.300 in serie A. La sua carriera di allenatore iniziò nella stagione 1987-88 alla guida del Campania- Puteolana, in C ed è poi proseguita sulle panchine di Cagliari, Napoli, Fiorentina, Valencia, Atletico Madrid, Chelsea, Parma, Juventus e infine Roma, con la quale ha fatto 65 punti in 30 partite di campionato, frutto di 19 vittorie, 8 pareggi e solo 3 sconfitte. Ad esse si aggiungono 8 partite di Europa League (4 vinte, 1 pareggiata e 3 perse) e 3 di Coppa Italia (tutte vinte) per un totale di 41 gare ufficiali alla guida della “sua” Roma. Il bilancio generale delle 299 gare in cui ha allenato in serie A è di 127 vittorie, 102 pareggi e 70 sconfitte. Nella sua carriera di allenatore ha vinto la Coppa Italia e la Supercoppa Italiana con la Fiorentina; la Coppa di Spagna, un Torneo Intertoto e la Supercoppa Europea con il Valencia.
49 GOL DI VUCINIC CON LA ROMA E ORA INSEGUE IL NUMERO 50 – Con quello segnato una settimana fa a Bari Vucinic è arrivato a quota 49 gol con la maglia della Roma, di cui 32 in campionato, 11 nelle coppe europee, 5 in Coppa Italia e 1 in Supercoppa di Lega. Ora, dunque, insegue il n.50. A chi lo segnerà? Per togliersi ogni dubbio sarebbe meglio che lo facesse già oggi all’Atalanta, contro la quale dovrebbe scendere in campo anche se diffidato.

Montolivo: “Viola, giallorossi: sembrava di avere un sacco di tifosi”

 Da Il Romanista:

Adesso sta a noi, perché è successo quello che doveva succedere ma che pensavamo non potesse accadere. La Fiorentina, nonostante l’impegno di martedì in coppa Italia alle porte, ha fatto a pieno il suo dovere e ha fermato l’Inter. Nel 2-2 finale i viola ci hanno messo molto del loro, ma forse in quel pallone buttato dentro da Kroldrup a pochi minuti dalla fine c’era la spinta di milioni di romanisti che vogliono continuare a sognare. «Ho l’impressione che avevamo il sostegno di tanti tifosi» ha detto alla fine capitan Montolivo riferendosi a quelli giallorossi. Quegli stessi che, al momento dell’annuncio delle formazioni, hanno temuto una passeggiata di salute per i nerazzurri visto che Prandelli, a sorpresa, tiene in panchina Giardino affidandosi a Keirrison. Pronti, via e i timori sembrano più che fondati, perché l’Inter dopo una manciata di minuti prende un palo clamoroso con Milito (ci ritorni in mente). Ancora un paio di buone giocate in avanti di Eto’o e Snejider, poi, inaspettato, arriva il gol proprio di Keirrison… Nell’intervallo Mourinho rischia il tutto per tutto. Fuori Chivu e dentro Balotelli. Appena 3 minuti e Jovetic si divora l’occasione del raddoppio. Pasqual, già ammonito, soffre troppo e Prandelli lo sostituisce con Felipe. Al 60’ entra Gilardino per Keirrison.

Ranieri: “Ora ci giochiamo un sogno”

 Roma-Atalanta per trasformare il sogno in realtà perchè, con una eventuale vittoria, i giallorossi scavalcherebbero i nerazzurri di un punto e si porterebbero per la prima volta dall’inizio della stagione in testa alla classifica. Claudio Ranieri, preso atto del punteggio del Franchi, lo sa ancora meglio: forse da stasera si potrebbe smettere di chiamarlo sogno. Da Il Messaggero:

«Ci giochiamo un sogno». Claudio Ranieri, preso atto del pari di Firenze, assapora la Grande Chance: andare per la prima volta in testa alla classifica. La Roma, se oggi pomeriggio batte l’Atalanta all’Olimpico (ore 15), può sorpassare l’Inter, sfruttando il verdetto del Franchi. Nerazzurri ancora in vantaggio e di 2 punti,macon una gara in più. E’ dal 18 maggio del 2008 che i giallorossi non riescono a superare i campioni d’Italia, ma quel giorno a Catania, ultimo turno del torneo di due anni fa, il primato durò solo un’ora, sino al primo dei due gol di Ibrahimovic a Parma. «Non ci deve condizionare nulla: pensiamo a vincere». Orgogliosamente l’allenatore di San Saba esalta il suo lavoro in questi sette mesi. Senza tirare fuori la serie dei 22 risultati utili e la splendida rimonta, ma ricordando quanto sia diverso il salto verso l’alto rispetto a quello della squadra di Spalletti: «Due anni fa la Roma si giocò il campionato all’ultima giornata. Noi è da un bel po’ che siamo dietro all’Inter. Adesso hanno il nostro fiato sul collo e dobbiamo azzannarli». Insomma ritiene unica la sua Roma. Già prima di Bari spiegò la differenza con quella «costruita per vincere» di Capello.

Inter k.o., tutti all’Olimpico: un grazie particolare a Jim Morrison

 Keirrison, autore del primo dei due gol viola contro l’Inter (grande azione corale della Fiorentina con tap in decisivo del brasiliano) ha contribuito a mettere nelle mani della Roma uno scudetto che ora i giallorossi possono assaporare ancora meglio. In qualche maniera, quel giovanissimo ragazzino che veste la maglia gigliata deve il suo nome e parte del modo di essere a Jim Morrison, di cui il padre di Keirrison era un grande appassionato. Per la Gazzetta dello Sport, considerate le premesse, vien efacile ricalcare una citazione del Dio del rock che – tra le altre cose – disse: “Ciascun giorno è farsi un giro nella storia”. Aspettarsi un Olimpico pieno in ogni ordine di posto, a questo punto, non pare affatto una chimera. Testuale:

Innanzitutto, il doveroso rispetto della cabala — laddove la mistica ebraica incontra l’esoterismo, a cui è affidata la rivelazione di verità occulte — e pure l’ostentazione di una certa superiorità. Non quella smargiassa di Pradè, che alle cinque del pomeriggio giura di non aver ancora deciso dove vederla, «anche perché non ce ne frega niente, noi pensiamo solo all’Atalanta». Ma quella davvero più disinteressata di Totti, che venerdì sera è andato a stanare il lupo (si fa per dire) a casa sua, sul palcoscenico del Palalottomatica, dove si esibiva l’interista Fiorello, riscuotendo il consueto bagno di folla (ottomila persone in delirio, lo showman che ha sottolineato: «Pure i laziali te vogliono bene France’»). E, da bravo romanista, Totti ha unito l’utile al dilettevole, cioè la superiorità al rispetto della cabala, perché al Palalottomatica c’era stato (con moglie e figli) pure alla vigilia di Roma-Inter, per lo spettacolo Disney sul ghiaccio. Porterà bene?

Roma-Atalanta: Mexes, l’indispensabile. Ti ricordi, Philippe?

 La via del rifugio per Philippe Mexes passa attraverso un tunnel lungo quanto quello che separa gli spogliatoi dell’Olimpico al terreno di gioco. Potrebbe scoprirsi nell’undici iniziale proprio domenica. Complice l’intenzione di Claudio Ranieri di preservare l’integrità di Juan e consentirgli di rifiatare, il francese potrebbe tornare a vestire una maglia da titolare. Al fianco di Nicolas Burdisso. Significherebbe tornare a sorridere dopo un periodo di tempo nel quale a Mexes e toccato solo d’asssitere. Con il cuore, con la voce, con l’esultanza e l’incitamento figli di tanti anni di vita a Roma. Da spettatore – come i tifosi più fedeli, con tanto di abbonamento… alla panchina – dopo stagioni vissute da baluardo della retroguardia. Qualcosa l’ha mostrata – Mexes – anche nel nascondiglio di una panca fastidiosa, scomoda, troppo fredda d’inverno e bollente con il sole a palla. Attaccamento alla squadra, con quelle esultanze istintive in occasione di ogni rete giallorossa nel corso delle ultime gare; voglia di essere parte di un gruppo che gli si calza addosso da quel lontano agosto del 2004. Quando optò per una scelta apparentemente calcistica. In realtà, di vita. Perchè, in quella circostanza, non fu semplicemente un cambio di casacca. Dall’Auxerre alla Roma. Ma un vero e proprio cambio di residenza. Da Auxerre a Roma.
GUIDO GOZZANO. La insegna il poeta piemontese. La via del rifugio. Un percorso intimista introdotto dall’universo fanciullesco della filastrocca. La pretesa ingenuità, l’ironia e la parodia letteraria, l’abilissimo trattamento dell’artificio poetico, lo stupore della fiaba in un intercedere di ritmica e monologo interiore. La via del rifugio non è una resa ma una marcia combattiva, infaticabile. Non è morte, ma resistenza alla morte. Ovvero, vita agita e non subita.
PHILIPPE MEXES. Socchiusi gli occhi sto, supino nel trifoglio, e vedo un quatrifoglio, che non raccoglierò. C’era una volta Mexes, viene da dire.

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