Le convinzioni che cambiano. Il coraggio di chiamare le cose con il proprio nome. La voglia matta di far dichiarare sold out i biglietti disponibili per la gara dell’Olimpico. Un’ora con le palpitazioni che crescono in maniera proporzionale al passare dei secondi. Tic tac. Il cuore batte all’unisono con quello di Francesco Totti e Daniele De Rossi, il coraggio cresce in maniera similare all’appetito di Claudio Ranieri. Volo con l’immaginazione a immaginare gli amici con cui ho diviso le emozioni di un campionato matto. Bello. Pazzo come certi personaggi che seguono un filo conduttore proprio: non comprenderli non significa affatto che non vi sia significato in ciò che succede. Che viene detto. Così: Simone me l’immagino che per una volta, mentre scrive, le mani gli sudino fredde. Marco penso che possa rischiare il ricovero, da qui alla fine della gara. Il muscolo pulsante ritma una musichetta che riporta alla memoria quella del cuore del Capitano. Poi, a un certo punto, accadrà solo che le mie pulsioni dipenderanno evidentemente dalle gesta del numero 10. E di tutti gli altri giallorossi. Viverlo in maniera esclusiva, un istante simile, e avere paura di viverlo. Soffrire e stare bene per quella speciale condizione che a vote ti regala la sofferenza quando diventa inevitabile per trasformare il sogno in realtà. Gesti istintivi, irrazionali. Agitazione, nervosismo, passione viscerale. Mi alzo e mi risiedo. Poi mi rialzo perchè non ce la faccio a stare fermo. Sentirli qui a un passo, tutti i tifosi della Roma in crisi di panico. Come me. Sono un’enormità. All’Olimpico, a Roma, in Italia, all’estero.
Il tabellino di Roma-Atalanta: Primi!
Il tabellino di Roma-Atalanta Risultato: 2-1 Marcatori: Vucinic al 12′
Da Il Romanista:
Da Il Romanista:
Roma-Atalanta per trasformare il sogno in realtà perchè, con una eventuale vittoria, i giallorossi scavalcherebbero i nerazzurri di un punto e si porterebbero per la prima volta dall’inizio della stagione in testa alla classifica. Claudio Ranieri, preso atto del punteggio del Franchi, lo sa ancora meglio: forse da stasera si potrebbe smettere di chiamarlo sogno. Da Il Messaggero:
Keirrison, autore del primo dei due gol viola contro l’Inter (grande azione corale della Fiorentina con tap in decisivo del brasiliano) ha contribuito a mettere nelle mani della Roma uno scudetto che ora i giallorossi possono assaporare ancora meglio. In qualche maniera, quel giovanissimo ragazzino che veste la maglia gigliata deve il suo nome e parte del modo di essere a Jim Morrison, di cui il padre di Keirrison era un grande appassionato. Per la Gazzetta dello Sport, considerate le premesse, vien efacile ricalcare una citazione del Dio del rock che – tra le altre cose – disse: “Ciascun giorno è farsi un giro nella storia”. Aspettarsi un Olimpico pieno in ogni ordine di posto, a questo punto, non pare affatto una chimera. Testuale:
La via del rifugio per Philippe Mexes passa attraverso un tunnel lungo quanto quello che separa gli spogliatoi dell’Olimpico al terreno di gioco. Potrebbe scoprirsi nell’undici iniziale proprio domenica. Complice l’intenzione di Claudio Ranieri di preservare l’integrità di Juan e consentirgli di rifiatare, il francese potrebbe tornare a vestire una maglia da titolare. Al fianco di Nicolas Burdisso. Significherebbe tornare a sorridere dopo un periodo di tempo nel quale a Mexes e toccato solo d’asssitere. Con il cuore, con la voce, con l’esultanza e l’incitamento figli di tanti anni di vita a Roma. Da spettatore – come i tifosi più fedeli, con tanto di abbonamento… alla panchina – dopo stagioni vissute da baluardo della retroguardia. Qualcosa l’ha mostrata – Mexes – anche nel nascondiglio di una panca fastidiosa, scomoda, troppo fredda d’inverno e bollente con il sole a palla. Attaccamento alla squadra, con quelle esultanze istintive in occasione di ogni rete giallorossa nel corso delle ultime gare; voglia di essere parte di un gruppo che gli si calza addosso da quel lontano agosto del 2004. Quando optò per una scelta apparentemente calcistica. In realtà, di vita. Perchè, in quella circostanza, non fu semplicemente un cambio di casacca. Dall’Auxerre alla Roma. Ma un vero e proprio cambio di residenza. Da Auxerre a Roma.