
Fiorentina-Roma – La 23° giornata di A spalanca ai giallorossi i portoni di un Franchi mai troppo familiare. Anzi. E’ la bellezza di un lustro che Firenze s’è trasformata, per Francesco Totti e compagni, in fortezza inespugnabile. Motivi, ricette, valutazioni: Giulio Cesare – ci fosse ancora – ci avrebbe pensato lui. Una spedizione, forse sarebbe bastata anche mezza. Non c’è, evidente, ma la Roma di Claudio Ranieri – che a casa di Dante Alighieri, da allenatore capitolino, ci va per la prima volta – ha mezzi e strumenti per arginare le statistiche. Riscriverle. A leggerla semplice semplice, vien da dire che – eccezion fatta per la batosta dello scorso anno, quando la Fiorentina si andò a prendere la Champions League rifilando quattro pappine alla Roma – le trasferte al Franchi garantiscono belle partite, emozionanti, equilibrate. Già, perché se tanto mi dà tanto, c’è di mezzo la scoppola del 2009 ma le tre gare precedenti sono altrettanti pareggi. Ancora. Nelle ultime 25 sfide, solo in otto occasioni è successo che i giallorossi non riuscissero a piazzare almeno un gol: 29 quelli messi a segno complessivamente a fronte dei 33 della Fiorentina che, a reti bianche tra le mura amiche, ha chiuso solo in cinque circostanze. A difesa e attacco capitolino tocca assemblare una prestazione impeccabile, il centrocampo potrebbe garantire armonia tra i reparti: la coralità di manovra, fino ad ora, è stato il punto di forza di De Rossi e compagni. Per sacrificio e volontà di aiutarsi l’un l’altro, per la capacità di andare a rete con turnazione quasi regolare. Ha imparato a difendere, la Roma del nuovo corso, senza trascurare la fase offensiva, anzi. Si segna a turno, si segna tutti: le 37 marcature messe a segno fino ad ora in massima serie sono riconducibili a 14 giocatori differenti.