Roma-Olimpico: dopo il Livorno, solo vittorie

 Lo stadio Olimpico è per la Roma un punto di forza indiscutibile visto che, dalla gara contro il Livorno dello scorso 25 ottobre (con tanto di gol dell’ex Ciccio Tavano), i giallorossi in casa non hanno più perso. Anzi: ha sempre portato in cascina i tre punti. Da La Gazzetta dello Sport:

Stadio Olimpico come campo Testaccio: una roccaforte. Non passa l’avversario: dal 25 ottobre, domenica della sconfitta con il Livorno, la Roma vince sempre in casa. Un caterpillar: otto successi in campionato, due in Europa League, tre in coppa Italia. Un treno: ventotto gol all’attivo, sette al passivo. La risalita in classifica ha anche questa chiave di lettura: in casa la Roma non perde un colpo da 119 giorni. Quattro mesi. Oggi, contro il Catania, la prova del 14. Partita in apparenza facile: in apparenza, appunto.

Roma e l’Olimpico: casa dolce casa

 La storia giallorossa insegna che la Roma all’Olimpico ha sempre mostrato la capacità di rendere possibile l’impossibile. Il popolo giallorosso è sempre stato un grande alleato della squadra e Il Messaggero propone stamani un approfondimento relativo alla capacità dei capitolini di sfruttare le mura amiche. L’articolo:

Rimonte possibili, rimonte impossibili. La Roma all’Olimpico è capace di tutto. Anche di subirle. Storica, indimenticabile, un po’ sospetta, quella contro il Carl Zeiss Jena, Coppa delle Coppe edizione 80/81. La squadra tedesca affrontò la AS Roma nei sedicesimi di finale e venne battuta all’Olimpico per 3-0. In una incredibile gara di ritorno disputata a Jena, la squadra tedesco orientale fu capace di rovesciare clamorosamente il risultato imponendosi per 4-0. Se ne parla ancora, un motivo ci sarà. Ecco, la Roma non deve fare quel tipo di impresa contro il Panathinaikos. Diciamo che basta un’impresina. Il tre a due fuori casa costringe la Roma a vincere giovedì prossimo, ma anche con un gol di scarto. In Europa, di rimonte giallorosse se ne ricordano parecchie. Come dimenticare quella in Coppa Uefa dell’83 contro il Colonia?

Ranieri e i numeri della Roma: a due gare dal record di Capello

Claudio Ranieri tenta con la Roma di superare, in un colpo solo, sia Fabio Capello che se stesso. Una striscia di risultati utili consecutivi da far tremare l’attuale commissario tecnico inglese: con il testaccino alla guida dei giallorossi, infatti, le gare senza sconfitt, racimolate una dietro l’altra, sono diventate la bellezza di diciotto (sette le vittorie consecutive). Ovvero, a una gara per battere il record personale di Ranieri (che a Firenze, stagione 1995/96 mise in fila 19 risultati utili consecutivi) e a due per detronizzare Capello dai vertici delle statistiche giallorosse: l’attuale Ct dell’Inghilterra, infatti, nella stagione 2003/04 portò la striscia di gare senza sconfitta fino a 20. Ne parla, con tanto di settagli, Il Tempo in edicola stamane:

Roma, per Totti e i giallorossi il gol è un gioco di squadra

Fiorentina-Roma – La 23° giornata di A spalanca ai giallorossi i portoni di un Franchi mai troppo familiare. Anzi. E’ la bellezza di un lustro che Firenze s’è trasformata, per Francesco Totti e compagni, in fortezza inespugnabile. Motivi, ricette, valutazioni: Giulio Cesare – ci fosse ancora – ci avrebbe pensato lui. Una spedizione, forse sarebbe bastata anche mezza. Non c’è, evidente, ma la Roma di Claudio Ranieri – che a casa di Dante Alighieri, da allenatore capitolino, ci va per la prima volta – ha mezzi e strumenti per arginare le statistiche. Riscriverle. A leggerla semplice semplice, vien da dire che – eccezion fatta per la batosta dello scorso anno, quando la Fiorentina si andò a prendere la Champions League rifilando quattro pappine alla Roma – le trasferte al Franchi garantiscono belle partite, emozionanti, equilibrate. Già, perché se tanto mi dà tanto, c’è di mezzo la scoppola del 2009 ma le tre gare precedenti sono altrettanti pareggi. Ancora. Nelle ultime 25 sfide, solo in otto occasioni è successo che i giallorossi non riuscissero a piazzare almeno un gol: 29 quelli messi a segno complessivamente a fronte dei 33 della Fiorentina che, a reti bianche tra le mura amiche, ha chiuso solo in cinque circostanze. A difesa e attacco capitolino tocca assemblare una prestazione impeccabile, il centrocampo potrebbe garantire armonia tra i reparti: la coralità di manovra, fino ad ora, è stato il punto di forza di De Rossi e compagni. Per sacrificio e volontà di aiutarsi l’un l’altro, per la capacità di andare a rete con turnazione quasi regolare. Ha imparato a difendere, la Roma del nuovo corso, senza trascurare la fase offensiva, anzi. Si segna a turno, si segna tutti: le 37 marcature messe a segno fino ad ora in massima serie sono riconducibili a 14 giocatori differenti.

La Roma di Ranieri è da Champions League (facile facile)

Claudio Ranieri ha cambiato i destini della Roma. In meglio e in tutti i sensi. Un cammino da scudetto che ha portato i giallorossi dall’ultimo posto in classifica alla qualificazione diretta in Champions League. Alla base della trasformazione, una inversione di tendenza che ha interessato la retroguardia (Philippe Mexes e colleghi hanno smesso di essere perforabili come burro), il centrocampo (Daniele De Rossi mai così decisivo) e l’attacco (capace di concretizzare le occasioni prodotte). L’analisi dettagliata è de Il Corriere dello Sport:
I Numeri – Il tecnico romano è sulla panchina giallorossa da un girone esatto, 19 partite, in cui ha totalizzato 38 punti, a una media di 2 a partita, roba da Champions League facile facile. In queste 19 gare ha incassato 19 reti, giusto giusto, si fa per dire, un gol ogni 90 minuti, riuscendo a dimezzare quello che era stato il rendimento difensivo della squadra che nei primi 180 minuti di questo campionato aveva incassato sei pappine, 3 a Marassi contro il Genoa, altrettante all’Olimpico contro la Juventus. In questo periodo di gestione Ranieri soltanto il Milan ( 16, ma ha una gara da recuperare) e Inter (18) hanno incassato meno gol dei giallorossi, un rendimento che basta confrontare le due classifiche per capire quello che vuole dire nella rinascita romanista.

Okaka, il ragazzino che viene prima di Julio Baptista

Gloria anche per un ragazzini nato a Castiglion del Lago il 9 agosto del 1989. Quell’appena ventenne che è Stefano Okaka Chuka, destinato a farsi le ossa su qualche campetto di serie B e finito per restare alla Roma nel corso di un mercato, quello estivo, che non aveva garantito a Luciano Spalletti alternative concrete agli attaccanti a disposizione. Forte delle sue 51 presenze accumulate in B e dei 9 gol messi a segno (2007/08 a Modena, 2008/09 a Brescia), Okaka ha accettato la sfida con il massimo dell’entusiasmo e ha provato fin da subito a garantire il proprio contributo.
La tarfila è quella di chi ha cominciato con la gavetta trovando ogni modo (le marcature,m soprattutto) per mettersi in mostra: giovanili in giallorosso, nella Roma fu schierato nella squadra Allievi ma, dopo 11 gol in altrettanti incontri di campionato, il tecnico Alberto De Rossi lo inserì nella squadra Primavera, nella quale realizzò altri 20 gol e con la quale vinse meritatamente il campionato di categoria 2004-2005. Per Okaka la stagione 2009710 è cominciata in salita: consapevolezza di essere l’ultima scelta dell’attacco giallorosso, il giovane umbro non s’è dato per vinto e ha saputo mettere in difficoltà Claudio Ranieri a tal punto da scavalcare, nelle preferenze del tecnico testaccino, Julio Baptista. Fino ad ora, 6 presenze per Okaka con 96 minuti in campo, sei sostituzioni fatte e 1 avuta.

Vucinic, 3 reti alla 17esima: se segna, va in gol anche Perrotta

I numeri di Mirko Vucinic alla 17esima di serie A sono quelli di un calciatore che pare aver smarrito il fiuto del gol: tre sole reti messe a segno a fronte delle 16 gare disputate. Tutto insufficiente, tuttavia, solo in apparenza perchè lo score personale del montenegrino classe 1983 non tiene conto di quanta poesia vi sia stata, finora, nelle prestazioni di Mirko, costretto a giocare in condizioni precarie per l’evidente assenza di un sostituto d’attacco capace di non far rimpiangere nè lui nè il Capitano, vittima di uno stop obbligato che ha costretto Vucinic agli straordinari.
Per l’ex salentino, 1206 minuti in campo sul totale dei 1530 utili, due sostituzioni fatte e sei avute, due cartellini gialli. Tre reti tutte su azione e in circostanze nelle quali Vucinic era sceso in campo da titolare, due delle quali infilate con colpo di testa e la capacità di trovare due calci di rigore. Per i giornali, Vucinic ha meritato nel complesso una media di 6.03 in pagella che sono la somma di prestazioni giudicate altamente negative (un quattro deprimente nella nona di serie A contro il Livorno, Roma sconfitta in casa dalla formazione di Serse Cosmi) e di prove pienamente convincenti (impeccabile nella quarta di campionato contro la Fiorentina, nell’undicesima di A contro il Bologna, nella tredicesima contro il Bari all’Olimpico e nella quattordicesima contro l’Atalanta a Bergamo).

Roma, quarto attacco della serie A con 27 reti

Il 2009 della Roma si è concluso nel migliore dei modi: il successo sul Parma è valso l’aggancio a quel quarto posto che soltanto due mesi fa sembrava una chimera. Invece grazie al grande lavoro compiuto da Claudio Ranieri e, soprattutto, sfruttando la nota positiva del rientro in ottima forma dei Big come Simone Perrotta, Mirko Vucinic e soprattutto Francesco Totti, la squadra ha ripreso a correre.
Il capitano guida l’attacco con 9 reti in campionato anche se la sua presenza non è sempre stata una garanzia (il solito ginocchio malconcio e la classica sequenza do falli sistematici da parte degli avversari). Discorso differente per Mirko Vucinic che, dopo l’infortunio al ginocchio, ha faticato a riprendersi ma, come ha sempre precisato Claudio Ranieri, il montenegrino  aveva bisogno di tempo per tornare quello che gli ha permesso di diventare un idolo dei tifosi giallorossi (tempo che non sempre il tecnico testaccino ha potuto garantirgli, mandandolo in campo anche acciaccato).

Ranieri l’eclettico, Pizarro e Perrotta gli stakanovisti

Si è cominciato da Siena con il rombo, anche se la Roma nei primi 16 minuti della partita al Franchi aveva adottato un centrocampo robusto con 5 uomini a proteggere la difesa. Poi si è tornati al rombo, il modulo adottato per invertire la rotta di una squadra in crisi, che in realtà era stato già adottato da Spalletti la scorsa stagione.
L’idea risale al 4 novembre del 2008: dopo una serie nera di risultati, con la sfida contro il Chelsea il tecnico di Certaldo decise di mettere da parte il 4-2-3-1. Si affidò, nella circostanza, a De Rossi (vertice basso), Perrotta (interno destro), Brighi (interno sinistro) e Pizarro (vertice alto). I giallorossi surclassarono i londinesi per 3-1 e da allora Spalletti iniziò a disegnare le varianti della sua Roma sul 4-3-1-2. Ovvero sul rombo. Con il nuovo modulo i giallorossi conseguirono in campionato 11 vittorie (di cui cinque consecutive – dalla 12a alla 16a giornata) e 6 pareggi. Solo tre furono i passi falsi (contro Catania, Atalanta e Juventus), per una media di 1,95 punti a partita. Poi la nuova inversione, datata 5 aprile 2009: in casa, nella gara di ritorno contro il Bologna, l’ex allenatore della Roma tornò all’antico. Tornò al 4-2-3-1. Il tecnico di Testaccio, invece, ha cominciato la sua avventura in giallorosso sfruttando i cinque centrocampisti di ruolo in rosa (De Rossi, Pizarro, Brighi, Faty e Perrotta) ed i quattro esterni (Taddei, Guberti, Cerci e Pit) con il rombo.

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