Roma, il mese della verità

 Dal Corriere dello Sport:

Otto partite in un mese, trenta giorni per capire che piega prenderà la stagione della Roma. La squadra di Ranieri sarà impegnata su tutti e tre i fronti, un tour de force che comincia stasera contro il Cagliari e si concluderà il 20 gennaio contro il Genoa a Marassi. […]
Ranieri farà ruotare i giocatori a disposizione per dosare le energie. Do­po il Cagliari, giovedì la Roma sarà impegnata nei quarti di finale di Coppa Italia a Torino contro la Juventus. […]  Lo slittamento della data di un giorno non è stata gra­dita dai dirigenti giallorossi. La squadra tornerà da Torino nella notte tra giovedì e venerdì e saba­to ripartirà per Bologna, dove giocherà domeni­ca 30.

Roma, inizia il tour de force. Ranieri: “Lottiamo per lo scudetto”

 Dal Messaggero:

Stasera il Cagliari poi, fino al 16 febbraio, altre sei partite, quattro di campionato, una di Coppa Italia e una di Champions League. Nell’ordine, il 27 contro la Juventus, quarto di coppa, il 30 in casa del Bologna, il 2 febbraio all’Olimpico contro il Brescia, il 6 a Milano contro l’Inter e il 12 il Napoli all’Olimpico prima dell’impegno europeo casalingo contro lo Shakthar Donetsk, il 16. Un vero e proprio tour de force, per la Roma; ma – per mille motivi – anche il momento decisivo della stagione. Dimenticare il derby e ripartire in campionato, ecco l’imperativo a Trigoria.

Roma, può essere l’anno giusto

 Dal Romanista:

Quel 25 aprile proprio non riesce a mandarlo giù. È per questo che quando dice «possiamo ancora vincere lo scudetto» gli occhi di David Pizarro si illuminano e, al tempo stesso, si fanno malinconici. E non solo per la brezza marina che a Valparaiso fa sembrare l’estate ancora lontana: «Ho portato il freddo dall’Europa, giro ancora col maglione di lana», commenta scrutando il mare. Sono giorni di relax, quelli che sta trascorrendo in patria il numero 7 giallorosso, ma la stampa locale non lo lascia in pace. Appena sbarcato in Cile gli è stato chiesto un parere sulla crisi della federcalcio e lui non si è tirato indietro:

Serie A: sorteggio il 28 luglio, come nell’anno del terzo scudetto

 Il 28 luglio 2000 vennero effettuati i sorteggi per la composizione del calendario di serie A: la Roma, che non era neppure testa di serie, vinse nell’arco della stagione il suo terzo scudetto. Sono passati da allora 10 anni ma non cambia la data dell’estrazione. Sempre 28 luglio. Ognuno vi legga quel che gli pare, intanto la buttiamo lì. Da Il Romanista:

Il glorioso Calcio Illustrato pubblicò i calendari della stagione 1941/42 nel numero in edicola il 21 ottobre 1941. Il tecnico della Nazionale Vittorio Pozzo dopo aver ricordato che il paese era in guerra, in modo abbastanza sconcertante scrisse che: «Non si fanno le cose tragiche, per il solo fatto che il paese attraversa un momento serio». La Gancia, intanto, informava di mettere in palio per la squadra che avrebbe segnato più gol entro il 31 dicembre, 11 casse di spumante “brindate Gancia”.

Presidenti Roma: Edgardo Bazzini. Scudetto? Succede, succede (1941/42)

 Fai il nome di Edgardo Bazzini e appare idealmente il tricolore. Perchè, con il funzionario Agip alla guida del club giallorosso, Roma conosce la gioia di uno scudetto. Il primo scudetto della storia capitolina. Anno 1941/42. Eppure, i festeggiamenti di una soddisfazione tanto grande si scontrano – per evidente cursus storico-politico – con la caccia agli oppositori del regime, i dissidenti, i dissimili, i diversi. Pensare che il rosso fuoco impresso sui tessuti della maglia romanista non faccia pan-dan col sangue versato da milioni di uomini e donne – in quel frangente – è impossibile. Infatti, il primo graffio storico della Lupa si mescola al dramma di una Seconda Guerra mondiale dagli esiti tragici. Mettere in bella vista il massimo trofeo nazionale è una sensazione dolcissima e amara, perchè la bacheca giallorossa – in quel caso – non poteva essere altro che un timido raggio di luce rispetto alla violenza che si respirava nelle piazze, tra le vie, dentro i cunicoli di un Paese devastato.
Negli anni del Fascismo, pallone e politica rotolavano pressochè in simbiosi. Quella manciata di mesi di presidenza affidata prima ad Antonio Scialoja e poi a Igino Betti – entrambi passati a miglior vita precocemente – corrispondono a momenti grigi – sportivamente parlando – per la A.S. Roma che a cavallo tra i Trenta e i Quaranta ha sulle spalle poco più di un decennio di vita e un paio di finali di Coppa Italia perse nel corso degli ultimi 90′.
Il campionato del 1941. Tra un’incarcerazione e una fucilata, sulla massima poltrona della società si sedette Edgardo Bazzini, emiliano nativo di Parma (1867) e ricordato – ancor prima che per i suoi incarichi sportivi – per il legame professionale con Agip. Era estate piena, c’era caldo e diffidenza. L’afa di temperature che superavano in maniera consueta i 30 gradi, lo scetticismo di vedere la Roma consegnata nelle mani inesperte di chi – nella vita – faceva ben altro. Ancora: dal Testaccio, dove i capitolini avevano fino ad allora disputato tutte le partite casalinghe, al Nazionale (ubicato dove ora sta il Flaminio) con un bagaglio misero così. Quello dell’undicesimo posto in classifica raggiunto l’anno precedente: poco per credere in una inversione di rotta e rendimento. Anche perchè, le prospettive – nuovo Presidente, campagna acquisti da inventare – sono tutt’altro che rosee. E invece.
 Edgardo Bazzini è un uomo piccolo di statura e in tutte le foto ufficiali che risalgono a quegli anni lo si nota immediatamente: in mezzo a calciatori e uomini della dirigenza, è quello che arriva ad altezza ascella. Minuto e robusto, gioviale, da alcune angolazioni sembra panciuto. Fin qui, ci si arriva con gli occhi: vedere.
Ma il resto. Lo raccontano i fatti. Roba che – certe volte – ti togli il cappello e dici scusa. Per averlo pensato.
Bazzini da Parma, funzionario Agip tira fuori un carattere da vendere e intuizioni vincenti. La prima: confermare in panchina l’allenatore austriaco Alfred Schaffer. La seconda: campagna acquisti lungimirante con gli innesti, tra gli altri, di Renato Cappellini dal Napoli, Edmondo Mornese dal Novara, Sergio Andreoli dal Perugia. La terza: dare piena fiducia a uno che, giallorosso, lo era fino al midollo. Amedeo Amadei, che se pensi all’attaccante ti vengono in mente 386 presenze, 101 reti, l’esordio in serie A all’età di 15 anni, 9 mesi e 6 giorni.
Un aneddoto rispecchia al meglio quei giorni.

Roma-Scudetto, Toni e Menez: “Lazio-Inter, un po’ ci crediamo”

 Jeremy Menez e Luca Toni sono i primi a prendere la parola dopo la sconfitta interna della Roma per mano dela Sampdoria. I due punti che separano in classifica i capitolini dall’Inter – con tre giornate alla fine del campionato – sono uno svantaggio evidente ma la convinzione in casa giallorossa è quella di provarci fino alla fine. Perchè la storia recente (il 5 maggio 2002 costò agli interisti, proprio contro la Lazio, un tricolore) insegna che vale la pena lottare finchè la matematica non condanna. Sia il francese che l’italiano hanno evidenziato il rammarico mostrando, al contempo, la volontà di non dare nulla per perduto.
TONI. L’ariete di proprietà del Bayern Monaco è intervenuto a margine della presentazione di un nuovo modello di scarpa della Lotto per esprimere il sentore dello spogliatoio:Ci tocca fare tre vittorie e sperare in un passo falso dei nerazzurri. Non è semplice fermare l’Inter ma quello di stamattina è stato un brutto risveglio“. A questo punto, volenti o nolenti, ci si trova costretti anche a sperare che la Lazio possa riuscire a rovinare la festa del club di Moratti per la seconda volta. Toni lo dice:

Roma-Scudetto: Pazzini e Damato condannano i giallorossi

 Il sogno scudetto rischia di svanire. Inter capolista con due punti dalla Roma quando mancano tre gare al termine della stagione 2009/10. Ci hanno pensato Giampaolo Pazzini e Antonio Damato, rispettivamente attaccante della Sampdoria e fischietto designato ad arbitrare la partita dei capitolini contro i blucerchiati. La doppietta del Pazzo e le sviste del direttore di gara sono una condanna atroce: l’Olimpico ha celebrato la sconfitta di Totti e compagni con il tributo di una vittoria, ignorando il k.o. e evitando di polemizzare.

Zeman: “Roma, scudetto da vincere. Voglio vedere la festa”

 Da Il Corriere dello Sport:

Zdenek Zeman, che derby è stato?
«Il solito derby. Una partita tesa in cui nessun giocatore riesce a dare quello che può. Una partita in cui i colleghi sono visti come nemici invece che come avversari. Non riuscirò mai a capire perché».
La Roma ha vinto lo scudetto?
«Calma. Serve buon senso adesso. Mancano quattro partite e bisogna giocarle. Sicuramente, sarei molto contento se la Roma lo vincesse. Sarebbe positivo per la città. E sarebbe bello assistere alle feste dei romanisti».
La Roma ha meritato di battere la Lazio?
«La Roma ha vinto perché aveva più motivazioni rispetto alla Lazio. Per il resto, se avessero scambiato le maglie nessuno si sarebbe accorto che si affrontavano la prima in classifica e una squadra vicina alla zona retrocessione ».
Sembra scontento della qualità del prodotto calcio.

Antonioli: “Roma, lo scudetto è lì. Julio Sergio è un grande”

 Francesco Antonioli, portiere giallorosso nell’anno dello scudetto del 2001, si rivede nelle prestazioni e nella carriera recente dell’attuale estremo difensore. Julio Sergio. L’ex giallorosso – e attualmente portiere del Cesena, con cui sta gustando il sogno della promozione in serie A – ha parlato a calciomercato.it per rivivere l’anno dell’ultimo tricolore capitolino e individuare qualche analogia nel percorso tenuto dalle due formazioni. Quella di allora – con Fabio Capello in panchina – e quella di adesso – condotta in maniera impeccabile da Claudio Ranieri.
La Roma sta disputando un grande campionato e vincendo il derby ha quasi ipotecato lo scudetto. I tre punti di ieri sono fondamentali, ancora di più se pensiamo a come si era messa la partita”.
Il rimando alla prestazione di Julio Sergio pare scontato e inevitabile:

Roma – Scudetto, Gerini: “Non succede, ma se succede se spojamo pure io e Verdone”

 Da Il Messaggero:

«Io in bikini e Carlo in mutandoni, siamo pronti: se la Roma vince lo scudetto ci buttiamo!». Un’altra adesione illustre nel parterre giallorosso dopo l’annuncio di Verdone, intenzionato a tuffarsi nel Fontanone del Gianicolo in caso di quarto tricolore giallorosso. Il 16 maggio però l’attore e regista monteverdino, in caso di vittoria finale della squadra di Ranieri, non sarà solo, ma avrà accanto a se ben due madrine (ma il numero potrebbe crescere esponenzialmente nelle prossime settimane).
Dopo la disponibilità di Manuela Arcuri, dunque, formalizzata proprio sulle pagine de “Il Messaggero” l’altro ieri, anche Claudia Gerini ha accettato l’invito, pronta a denudarsi per la felicità del popolo romanista. «Io sinceramente mi butterei anche dal Tevere in caso di scudetto, ma non credo che Carlo sarebbe disposto a farlo», rivela l’attrice.«Un appello ai vigili laziali? Ci venissero a prendere di peso, noi non ce ne andremo facilmente. Chiamassero anche la polizia, più siamo e meglio sarà», sorride la mitica Jessica di “Viaggi di Nozze”, nonché Enza Sessa del sequel “Grande grosso & Verdone”.

Ranieri: “Roma, lottiamo fino alla fine senza rimpianti”

 Claudio Ranieri, uscito dal curvone ad alta velocità grazie alla vittoria sull’Inter, si prepara ad affrontare il rettilineo finale, lungo 44 giorni. Ecco l’articolo de Il Giornale sulla lotta scudetto:

Ranieri manda un messaggio al rivale Mourinho, che agita spettri extra calcistici sulla volata scudetto. «Capisco la sua tensione, ma stia calmo, non c’è assolutamente nulla di strano – così Ranieri -. Non so se si riferiva agli arbitri, io posso ricollegarmi all’ultima squalifica ricevuta quando ha fatto il gesto delle manette. Ricordo che contro di noi hanno segnato un gol che doveva essere annullato, ma penso anche al calcio di Chivu a Toni e il rumeno non è stato espulso, oltre che al fallaccio di Lucio su Vucinic. Anche Mourinho dovrebbe accettare le decisioni dell’arbitro, alla Roma negli ultimi tempi sono stati fischiati contro 3-4 rigori e non ci siamo mai lamentati. Gli arbitri sbagliano con tutti e come tutti. Con noi l’Inter ha perso, ma è stata anche sfortunata perché ha preso tre pali».

Roma: dal 2001 al 2010 quante somiglianze

 Stagione 2000/2001, stagione 2009/2010: qualche differenza ma tante analogie. E-Polis analizza le somiglianze della Roma di Capello che vinse lo scudetto e quella di quest’anno allenata da Claudio Ranieri:

Nel 2001 a giocarsi lo scudetto furono Roma, Juventus e Lazio, adesso se lo contendono Inter, Roma e Milan. Coincidenza: Bari sarà addobbata di giallorosso come nove anni fa. Differenza: il terzo scudetto da lepre, la battaglia attuale vissuta nei panni dell’inseguitore. Fare paralleli può essere fuorviante, ma qualche punto di contatto tra la Roma di Capello e quella di Ranieri c’è. Il primo è semplice: Fabio Capello come Claudio Ranieri. Cose in comune: profilo, lineamenti e volto da antico romano, pragmatismo, solidità, concretezza e capacità nell’allestimento di squadre particolarmente quadrate. Juan da molti viene paragonato ad Aldair, ma nella Roma di oggi è un po’ quello che è stato Samuel per la Roma del terzo scudetto: la colonna al centro della difesa.

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