Zeman: “Roma, scudetto da vincere. Voglio vedere la festa”

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 Da Il Corriere dello Sport:

Zdenek Zeman, che derby è stato?
«Il solito derby. Una partita tesa in cui nessun giocatore riesce a dare quello che può. Una partita in cui i colleghi sono visti come nemici invece che come avversari. Non riuscirò mai a capire perché».
La Roma ha vinto lo scudetto?
«Calma. Serve buon senso adesso. Mancano quattro partite e bisogna giocarle. Sicuramente, sarei molto contento se la Roma lo vincesse. Sarebbe positivo per la città. E sarebbe bello assistere alle feste dei romanisti».
La Roma ha meritato di battere la Lazio?
«La Roma ha vinto perché aveva più motivazioni rispetto alla Lazio. Per il resto, se avessero scambiato le maglie nessuno si sarebbe accorto che si affrontavano la prima in classifica e una squadra vicina alla zona retrocessione ».
Sembra scontento della qualità del prodotto calcio.


«E’ un problema che non riguarda solo Lazio e Roma, ma il calcio italiano in generale. Da noi si pensa solo a non far giocare gli altri. C’è stato un livellamento verso il basso della qualità. Guardate la Juve: ha grandi calciatori eppure ha fatto una stagione negativa».
Ranieri è stato la sorpresa del campionato. In passato vi siete punzecchiati. Le piace il suo modo di giocare?
«In un calcio del genere, Ranieri sta facendo un ottimo lavoro».
Il 4-3-3 del primo tempo è stato però da lui stesso bocciato.
«Il 4-3-3 è il sistema di gioco che permette di occupare meglio gli spazi in campo, mantenendo le giuste distanze tra reparti. Il problema è che il 4-3-3 di domenica era diverso dal mio: Totti e Toni sono due attaccanti centrali. Servono gli esterni, altrimenti è dura».
E la Lazio? L’ha delusa in questa stagione?
«Mi aspettavo di più, è ovvio. Ma da anni ormai la Lazio non riesce a fare il salto. Evidentemente c’è un problema di organizzazione societaria: come si fa a lavorare con una rosa di oltre 30 giocatori? Ma la squadra si salverà: è più forte delle altre in lotta per evitare la serie B».
Parlando di società, si riferisce a Lotito. Lavorerebbe mai con un presidente come lui?
«Perché no? Lotito fa il presidente, io l’allenatore. Nella mia carriera non ho mai trovato un presidente che non rispettasse i ruoli».
Ma c’è una squadra italiana che le piace?
«A tratti il Milan. Che però dipende molto dall’estro di Ronaldinho».
Non nomina l’Inter.
«L’Inter ha la rosa migliore del campionato. Avrebbe dovuto vincerlo facilmente. Ma poi ha rallentato molto. E quando vai piano diventa tutto più difficile».
Come giudica il lavoro di Mourinho?
«Quando è arrivato mi piaceva. Mi sono detto: ecco un 4-3-3 fatto bene. Ma è durato 20 giorni. Poi è passato allo schema Ibra pensa­ci tu. Nel complesso comunque Mourinho è un personaggio che si sa vendere bene. E come dicevo prima, nel nostro calcio i risultati dettano legge. Lui li ha ottenuti».
Oggi c’è Inter- Barcellona. Fosse Mourinho, come la giocherebbe?
(silenzio di qualche secondo) «Mi ritirerei».
Prego?
( sorriso storto) «Ma sì, perché il Barcellona mi fa impazzire. Ecco, quella è la squadra perfetta. Al di là degli interpreti, che sono straordinari, ha una mentalità diversa da tutte le altre d’Europa».
Zeman come si comporterebbe in questo contesto?
«Come al solito. Cercando di insegnare, organizzare, proporre qualcosa. Oggi nessun allenatore lo fa. Del resto è difficile: ci vuole molto lavoro, fatica in campo. E non in pale­stra come succede in tutte le squadre. Io in palestra non ho mai lavorato. E ho curato la preparazione da solo, senza preparatori atletici. Ho sempre chiesto ai miei giocatori e ai miei presidenti: conoscete concetti più validi dei miei? Non ho avuto mai risposte».
Però non allena dal 2008 (Stella Rossa). E in Italia dal 2006.
«Nel nostro mondo si ragiona in maniera diversa. Io vedo il calcio come gioco, divertimento. E credo che ci si diverta di più con una mentalità propositiva. Non parlo di spettacolo fine a se stesso, parlo di risultati. Se giochi bene, hai più possibilità di vincere. Io non ho mai giocato per perdere, anzi ho insegnato ai miei calciatori di sfidare alla pari qualsiasi avversario».
Anche a spese della fase difensiva…
«Questa è una leggenda. Io curavo la fase difensiva. Con la Lazio arrivai secondo prendendo 34 gol, più o meno come la Juve (32, campionato 1994/ 95, ndr) che vinse lo scudetto. Il fatto è che spesso i gol si prendono per disattenzioni individuali, o perché i guardalinee non sbandierano i fuorigioco… E comunque ho sempre avuto il miglior attacco ma mai la peggiore difesa: il saldo era positivo ».
Le rimproverano: non ha vinto mai niente.
«Beh, quando allenavo Lazio e Roma vincevano le squadre che dovevano vincere…».
E adesso come interpreta le nuove intercettazioni? C’è davvero una Calciopoli bis?
«Non credo. La Juve di Moggi e Giraudo aveva un’influenza dominante sul sistema. Queste sono telefonate che tutte le società facevano ».
In conclusione, la rivedremo presto in panchina?
«Lo spero. In questi anni ho dovuto cambiare erba, passando al golf. Ma preferisco ancora i campi di calcio».


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