Roma, di sera col cielo in blu jeans scoprì che il calcio è anche Marco Cassetti

 Marco Cassetti in condizione di forma stratosferica serve eccome, alla Roma costruita a immagine e somiglianza di Claudio Ranieri. Di gregari e campioni. L’ex leccese, motorino di fascia (a volte più avanzato, altre ancora costretto alla fase difensiva) di Luciano Spalletti, è tornato a riprendersi la sua postazione con picchi di 7.5 in pagella nel corso dell’ultima gara giallorossa contro l’Inter. “Se la vede con Zanetti ed Eto’o: non sbanda mai. Anzi, quando può si riversa anche in attacco. Prestazione solida“. Aveva di fronte la corazzata peggiore: Zanetti è uno che non perde mai palla; Eto’o punge, fa male e t’avvelena come gli scorpioni. Nessuno meglio del 77 della Roma, che si è spartito la palma del migliore in campo con Daniele De Rossi e David Pizarro. Francesco Totti, nellla circostanza, era in panchina. E Totti, con la storia di Cassetti, centra anche lui pure se di mezzo non c’è il poker e non ci sono le carte (passione condivisa da entrambi).
IL GIOCO DEL CALCIO. Sotto un manto giallorosso, in una sera col cielo in blu jeans scopri che il gioco del calcio vive di attimi e sfaccettature, intuizioni e dettagli, istinto e profonda razionalità. Ma non solo. Tra uno sventolio di bandiere da immaginartele in perpetuo movimento per tutta la vita e male alle mascelle per quanto hai accompagnato con il movimento facciale ciascuno di quei lunghissimi minuti di cui si compone l’incontro, capisci che il gioco del calcio è un dolore a tal punto viscerale da darti accesso, di contro, alle gioie più impenetrabili. Per natura propria, si compone di marchiani errori, lineari fraseggi e tocchi partoriti da nicchie di eccellenti.

Pizarro: come te nessuno mai

 Da Il Romanista:

Il 30 giugno del 2013, quando scadrà il contratto da poco rinnovato con la Roma e lui avrà quasi 34 anni, farà le valigie insieme alla moglie Carolina e ai figli Bastian e Davca, saluterà tutti e farà ritorno nella splendida Valparaiso in Cile.
E’ legatissimo alla sua terra, duramente colpita dal terremoto poco più di un mese fa (e lui da qui ha fatto il possibile aprendo un conto corrente per gli aiuti umanitari) e ad attenderlo troverà quasi sicuramente una scuola calcio per i bambini, probabilmente una carriera politica come ministro dello sport per mettere a disposizione della sua gente la sua esperienza di sportivo.

Pizarro che mi ricordi Bitossi, tu il Pek e lui Cuore Matto

 PIZARRO E BITOSSI. David Pizarro mi ha sempre ricordato Franco Bitossi. Indimenticato ciclista degli anni a cavallo tra il ’60 e il ’70. Mentre vedo volteggiare quello in mezzo a un rettangolo verde, mi torna alla memoria la pedalata di Cuore Matto. Lo chiamavano così, il toscanaccio. Per quella fastidiosa e sempiterna aritmia che ne ha condizionato il rendimento per tutta la carriera. Si dice che derivasse da un problema di natura psicosomatica. A Bitossi gli cominciavano le palpitazioni a palla proprio quando stava per giocarsi la vittoria: più gli altri rimanevano dietro, più le gambe lo spingevano avanti agli altri e più Cuore matto cadeva vittima di crisi cardiache dovute all’avvicinarsi del traguardo. Me lo richiama alla memoria, tutte le sacrosante volte, proprio il Pek. Centrocampista di classe sopraffina a cui la genetica ha dato in dote mezze qualità fisiche.  Pare un piccolo uomo se messo a confronto con i vatussi che popolano il contesto calcistico. Prima ancora dell’impulso di gridarne il nome a squarciagola, ti viene quasi di prenderlo in un palmo e tutelarne l’integrità fisica. Di fronte alle proprie debolezze – Pizarro e Bitossi – somigliano tanto a quei contesti paesaggistici di periferia. Stonano con l’idea di maestosità tipica delle grandi metropoli, non rispecchiano la perfezione di chi vince e infiamma i cuori a prescindere.
AFFINITA’ SELETTIVE. Sembrano affini alla geografia
che propone i modelli dell’hinterland, figli di una provincia dove occorre sudare per emergere. Cuore Matto e Piccolo Grande Uomo messi a nudo sono personaggi speculari: onesti per necessità prima ancora che per virtù. La malattia, la gracilità. Uno tachicardiaco – col vezzo del ciclismo – e l’altro in miniatura – con la passione per il calcio. Paiono figli di una delle periferie di cui è pieno il mondo. In provincia i segreti hanno vita breve. Perché i confini si rimpiccioliscono, le distanze si assottigliano, la demografia si snellisce e – di rimando – viene sempre più facile conoscere quel che ti sta intorno. La provincia dei paesaggi a misura d’uomo e di “quel tanto che basta”, di una mutualità reciproca e dell’interscambiabilità. Conta la società, in contesti del genere, prima ancora delle caratteristiche individuali. Bitossi viene proprio da lì: Carmignano di Brenta, paesino del pratese che oggi conta meno di 20 mila anime. Pizarro è nativo di Valparaiso che – con i suoi 275 mila abitanti – tutto è meno che un paese di periferia: paga, tuttavia, lo scotto di stare nel mezzo del Cile, a sua volta imbrigliato nei confini dell’America Latina. A cui, da sempre, siamo abituati a mettere sulle spalle il mantello di un contesto arretrato, di una società ancora poco sviluppata (vi consiglio in tal proposito di leggere i libri di un profondo conoscitore dell’America del Sud, Eduardo Galeano). Da un lato il progresso altrui, dall’altro la conformazione oggettiva: accade così che Valparaiso e Carmignano diventino simili più di quanto lo siano realmente.
BITOSSI. A me, il Pek, ha sempre ricordato Franco Bitossi.
Ovvero, uno che in salita non si fermava mai e che riusciva a essere decisivo proprio quando il percorso si faceva difficile, tortuoso, impennato. Ti rimangono dentro, personaggi del genere, anche perché Cuore Matto, oltre a dover battere le proprie stesse limitazioni si trovò per beffa della sorte a fare il ciclista professionista nello stesso periodo in cui le scene della bicicletta erano dominate da Eddy Merckx. Il Cannibale. Fate un po’ voi.

Bari-Roma, Pizarro prende i giallorossi per mano

 Bari-Roma: la vittoria passa per il centrocampo. Ed il centrocampo giallorosso ha un nome: David Pizarro. Ecco l’articolo de Il Corriere dello Sport sul cileno romanista:

Insostituibile. Così lo ha defi­nito Claudio Ranieri. Se uno non sapes­se chi è, potrebbe pensare svariati no­mi della rosa giallorossa. Solo dopo qualcuno si arriverebbe al giusto de­stinatario. Perché è David Marcelo Pi­zarro, l’uomo del Cile che gioca con la testa e con il cuore. Il metronomo del gioco romanista, l’uomo per il quale il tecnico ha spostato la zona di campo per un certo Daniele De Rossi, perché lì in mezzo nel cuore del gioco nella zona di campo dove si vincono quasi sempre le partite, Ranie­ri ha voluto Pizarro, nella convinzione, fin qui assolutamente ripagata, che piedi e pensieri del giocatore sarebbe­ro stati la possibile chiave della stra­ordinaria risalita della squadra giallo­rossa.

Bari-Roma: la Sud trasloca in Puglia per godersi ToTo. Cominciano i brividi

 Acquanne la vidue se marite, nonn’è amore, ma ié preddite. Quando la vedova si marita, non è amore ma prurito. Si dice a Bari, dove l’entusiasmo per la gara di sabato contro la Roma lievita lentamente. Ma cresce. La cornice di pubblico offerta dal San Nicola oscilla – seggiolino più seggiolino meno – intorno ai 50 mila spettatori. Contribuisce anche il capoluogo pugliese: non sarà record di incassi ma a far da contrappeso all’esodo giallorosso ci penseranno i 40 mila sostenitori dei Galletti che, sulla scia dell’entusiasmo che si respira nella Capitale, hanno cominciato a far la fila al botteghino. Discorso opposto per Roma, dove la smania la si respira dal minuto successivo al triplice fischio della sfida contro l’Inter.
VIA CRUCIS.
Una settimana di passione, attesa, frenesia, fibrillazione, ansia. Via Crucis pasquale con la marcia verso Bari. Cominciata con il sostegno di settanta persone nel primo giorno d’allenamento e proseguita a suon di analogie con il 2001, incitamento e striscioni. Quello dedicato a Rosella Sensi “onore a te” dalla maggioranza silenziosa che invitava al contempo i contestatori (Curva Sud?) della prima ora a uscire allo scoperto. Gli auguri riservati a Mexes nel giorno del compleanno; la pronta replica della Curva Sud che, nel sollecitare (la maggioranza silenziosa?) gli anonimi a svelare un volto hanno indicato la via da percorrere. Uniti fino alla fine (“sappiamo quando contestare”). Negli eccessi di gioia, nel fermento costante, nella tensione delle polemiche ci sta l’adrenalina tipica della speranza. Una carica emotiva che è coincisa con la corsa al biglietto.

Trigoria: Roma al lavoro tra gli olè di 100 tifosi. Auguri Mexes

 Trigoria, stavolta di mattina. Roma sta sottto la morsa di raffiche di vento che si insinuano tra ampi raggi di sole. Francesco Totti è il più mattiniero e si presenta al Fulvio Bernardini alle 8.45: carica che lascia un salìpore dolce. Ci si legge la voglia di andarsi a prendere qualcosa di importante, nel fatto che la sveglia del Capitano sia suonata anzitempo. Quasi tutti all’appello, anche sotto il nome di Mirko Vucinic si legge “presente”. Unico assente, Jeremy Menez. Con il passare dei minuti, la folla di Trigoria si fa sempre numerosa: da una cinquantina a un centinaio, cori per Totti e De Rossi, ogni tocco di palla è accolto con un’olè, striscioni per Philippe Mexes che ha appena spento 28 candeline. “Non andare via da Roma, sei il nostro angelo“, si legge in uno striscione lasciato lì da una tifosa. Ma ce ne sono degli altri. Tutti per il francese: compilati con mani “femmine”, viene da dire di primo acchito. Beata bellezza.

Roma-Inter: Pizarro super

 Da Il Messaggero:

Il piccolo grande uomo della Roma è un professore cileno che insegna calcio in maniera semplice e diretta, usando mezzi genuini come la classe, la corsa e il cuore. David Pizarro, un giorno scarto dell’Inter, oggi è un punto fermissimo della Roma lanciata alla insperata, disperata conquista di un sogno. La prestazione che il Pek ha offerto l’altra sera all’Olimpico contro i campioni di Italia rappresenta qualcosa che non potrà mai esser cancellato, neppure nei ricordi della sua gente. Una prova piena di tante cose belle, e non tutte tecniche o tattiche.

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