Burdisso, l’argentino d’acciaio che ha fatto innamorare Roma

di Redazione 1


 Il numero che porta dietro la schiena è il 29 e per ciascun romanista, in questo periodo, è emblema di sacrificio, coraggio, temperamento, tenacia e sicurezza. Pensiamo a Nicolas Burdisso che ha appena messo in cascina la prima parte di stagione con la maglia della Roma, che lo ha acquistato dall’Inter l’ultimo giorno utile per chiudere le trattative di mercato estivo.
In poco più di un mese ha fatto innamorare l’esigente platea capitolina: gli è bastato mettere a disposizione le caratteristiche tecniche e caratteriali che  lo accompagnano da sempre.
Il primo scorcio di campionato ha fatto ricredere anche gli scettici, quelli che temevano l’eccessiva irruenza del difensore, pensando che la stessa si manifestasse in una serie di cartellini gialli (e all’occorrenza rossi) sfornati ad oltranza. Ebbene, fino ad oggi Burdisso ha racimolato la miseria di una sola ammonizione, quella rimediata contro il Catania nell’ultima trasferta della formazione di Claudio Ranieri.Nulla più: solo pulizia di interventi, carattere e grinta trasformati in carica agonistica positiva e in stimolo per i compagni. Come dire: Nicolas Burdisso, gli avversari li ferma con interventi puliti, lineari, regolari. Elemento questo che va ad accrescere la già ottima impressione che l’ex nerazzurro sta facendo a tutti: Ranieri in primis, compagni di squadra a ruota.
Per non parlare dei giudizi impressionanti manifestati dai vertici societari (che puntano senza alcun dubbio, a riscattarne il cartellino in maniera definitiva) e dei cori che gli riserva, puntualmente, il tifo caldo assiepato in Curva Sud. Burdisso, fino ad ora, fa parte di quella nicchia di calciatori giallorossi di cui Ranieri non può fare a meno: partito titolare in tutte e sette le gare disputate nel corso della serie A 2009/10 (nessuna sostituzione, 630′ collezionati, 13 reti subite in totale dalla Roma), i numeri del centrale raccontano prestazioni da mettere in cornice.
Siamo andati a ripescare il voto medio di ciascuna delle sette gare
, trovando un equilibrio rispetto ai giudizi assegnati dalle maggiori testate sportive. Ebbene: ne viene fuori un bel 7 in occasione della prima di campionato (sconfitta esterna contro il Genoa, ndr); sufficienza piena alla seconda giornata (sconfitta interna contro la Juventus, ndr); tre 6,5 collezionati nelle tre gare successive (fuori casa contro Siena e Palermo; casalinga contro la Fiorentina, ndr); ancora sufficienza piena contro il Catania e un altro 6,5 nella sfida che ha visto contrapposte Roma e Napoli.
All’attivo, anche una rete, quella del momentaneo vantaggio al Renzo Babera di Palermo (rete dell’1-2, la gara è finita 3-3): ennesima conferma del forte fiuto del gol che appartiene al difensore fin dagli esordi in carriera (12 reti in 241 partite complessive, numeri da centrocampista di mediana). Un vizio che l’argentino non vuole perdere a Roma. Anche se con la Curva è già feeling. E’ già tango.


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