Giovanissimi Nazionali, Montella può chiudere senza ko

 Da Il Romanista:

Imbattuti dopo 19 partite di campionato grazie a uno score di 18 vittorie e un solo pareggio. Sono questi i numeri dei Giovanissimi Nazionali di Vincenzo Montella che nel proprio girone non sembrano avere rivali. Ma i classe ’95 di Trigoria stanno andando oltre ogni pronostico anche se confrontati alle formazioni che compongono gli altri sei raggruppamenti.
La categoria Giovanissimi Nazionali, in totale, è formata da 102 squadre. Tra queste solamente tre sono ancora senza sconfitte dopo poco più di metà percorso. La Roma fa ovviamente parte di questo terzetto che viene completato da Empoli e Atalanta. I toscani, che disputano il girone D, stanno dominando il proprio raggruppamento come i giallorossi, lasciando la Fiorentina, seconda a 46, a ben nove punti di distanza. Uno score, quello degli empolesi, frutto di 18 vittorie e 2 pareggi.

Baptista ha già eliminato il Panathinaikos

 Da Il Romanista:

«Il fatto che l’Inter lo voglia, testimonia quanto vale. E allora, preferisco tenermelo stretto». Parola di Claudio Ranieri, a gennaio, con il mercato ancora aperto e la società nerazzurra alla ricerca di un vice Snejder, individuato proprio in quel Julio Baptista che a Roma sembrava aver smarrito, insieme alla condizione di forma, addirittura la propria identità calcistica. Quella che gli aveva fatto meritare l’appellativo di “Bestia”, a Londra ma ancor più in Spagna, col Siviglia prima e il Real Madrid poi. «Chissà che non sia proprio lui il giocatore che andiamo cercando» aveva detto ancora il tecnico di San Saba, sapendo che, come era accaduto con Taddei, Perrotta, e tanti altri, quella di Julio Baptista avrebbe potuto costituire un’altra sfida personale nel recupero di un giocatore. Una sfida che, alla luce delle ultime prove, potrebbe rivelarsi la sua ennesima scommessa vinta.

Taddei e l’aurelio greco

 Da Il Corriere dello Sport:

L’aurelio e un gol partita. Tutto qui ad Atene, sponda Olympiacos, Champions League, girone eliminatorio, diciotto ottobre 2006. Protagonisti Rodrigo Taddei e Simone Perrotta. Due dei sette giallorossi che andarono in campo quel giorno (in più c’era Vucinic in panchina). L’aurelio diventò aurelio pubblico quella sera qui ad Atene, un dribbling che bisogna vederlo per provare a capirlo, una magia tutta brasiliana, Taddei lo faceva spesso in allenamenti, Aurelio Andreazzoli, uno dei vice di Spalletti, lo sfidava da tempo a farlo in una partita vera, Rodrigo gli rispose con quella giocata che solo uno stinco di un avversario non trasformò in un gol da copertina di qualsiasi trasmissione di calcio.
Che ce lo voglia riproporre qui all’ombra del Partenone? Del resto, il Taddei di oggi è il Taddei di allora, recuperato al 100%, uomo ovunque del centrocampo romanista, lo puoi mettere ovunque, destra, sinistra, trequartista centrale, lui risponde con quantità e qualità, sempre riconosciuta la quantità, un po’ meno la qualità che pure in quell’aurelio ha il suo marchio di fabbrica.

Panathinaikos-Roma, Vucinic: “Voglio la finale”

 Da Il Corriere dello Sport:

Tocca a lui. Ancora lui, l’uomo del Montenegro. Totti a casa con l’influenza e un occhio al ginocchio, Toni non ancora recuperato, toccherà di nuovo a Mirko Vucinic essere il punto di riferimento offensivo della squadra giallorossa, il principale indiziato, si fa per dire, per cercare quel gol, meglio ancora se al plurale, che in partite di coppa in trasferta vogliono dire una solida ipoteca per continuare l’avventura europea. Del resto il montenegrino è uomo di coppa.
Capitano a parte, è l’unico altro romanista che può vantare un tabellino in doppia cifra in Europa, dieci reti, spesso e molto volentieri in partite che sono rimaste nella memoria dei tifosi come a Madrid, come all’Olimpico nell’unica vittoria sul Manchester United, come contro lo Sporting Lisbona per una vittoria fondamentale con un gol che è stato un capolavoro, come, sempre in casa, quella doppietta al Chelsea che per una notte riconsegnò a Luciano Spalletti una Roma che si pensava smarrita.

Ranieri come Mourinho

 Da La Gazzetta dello Sport:

Claudio Ranieri si fa sfiorare le labbra con un bacio dalle Iene, nella libreria Koob dove il giornalista Tonino Cagnucci presenta il libro dedicato a Daniele De Rossi – Il mare di Roma, edizioni Limina -, e in questa trasgressione l’allenatore della Roma sembra lontano anni luce dallo stile macho di Josè Mourinho, ma in molte cose, tra i due, si può parlare ormai di affinità.
anieri sta infatti gestendo la Roma in pieno stile Mourinho: sceglie, motiva, governa, programma, orienta il mercato. In panchina sta sempre in piedi, come il portoghese. Ha un rapporto solido con i giocatori: trattando tutti allo stesso modo, si è guadagnato stima e consensi generali.

Ranieri a Menez: “Jeremy stamo a aspettà te”

 Da Il Romanista:

Venti risultati utili consecutivi, il secondo posto solitario in campionato e ora l’opportunità di provare a proseguire il cammino in Europa League. Mister Ranieri è carico come mai e, grazie all’abile lavoro sull’aspetto psicologico iniziato sin dal suo primo giorno in giallorosso, è riuscito a trasmettere al gruppo la sua voglia di vincere. Durante ogni allenamento, Claudio Martello incita i suoi ragazzi a suon di urla, tenendone sempre alta la concentrazione.
Nel corso della seduta di ieri mattina, l’ultima prima della partenza per Atene (in programma questa mattina poco prima delle 10), il cinquantottenne tecnico di San Saba è stato protagonista di un vero e proprio show. Una serie di frasi, perfettamente udibili al di fuori delle mura del “Fulvio Bernardini” che resteranno scolpite nella mente della squadra. Il gruppo sembra allentare un attimo la tensione e l’allenatore non perde tempo a dire la sua.

Julio Sergio: “J. Cesar il migliore, io paro con la testa”

 Da Il Messaggero:

«Mi chiamo Julio Sergio, Julio Sergio Bertagnoli. Sono brasiliano, ma ho anche la cittadinanza italiana. E, ne sono certo, se non fossi stato comunitario, non sarei mai venuto a giocare in Italia. Difficilmente un club spreca un posto da extracomunitario per un portiere, giusto? Invece grazie al mio passaporto italiano, quattro anni fa sono arrivato a Roma; anzi, alla Roma. E adesso, finalmente, sono un uomo felice». «Fino a pochi mesi ero soltanto un professionista esemplare, si dice così?, ma non mi divertivo. Non giocavo, quindi non mi divertivo.
Ora gioco e mi diverto. Un po’ come mi divertivo da ragazzino quando ho cominciato a giocare a pallone. Avevo sei, sette anni e, come tutti i bambini di quell’età, non stavo mai fermo e avevo sempre un pallone tra i piedi. Un giorno, però, capitai in un circolo sportivo vicino a dove lavorava mio padre, a Ribeirao Preto, la mia città, e per la prima volta vidi come si allenava un portiere. Tuffi, parate, un volo di qui, un altro di là. Avete presente quando un bambino resta con la bocca aperta per l’emozione? Ecco, quel bambino ero io. Da quel momento cominciai a fare il portiere, sotto la guida del professor Manga, il mio primo istruttore.

La Roma ha ritrovato Julio Baptista

 Da La Gazzetta dello Sport:

Voglia di calore, potenza degli abbracci. In amore come nello sport, non c’è modo migliore di esprimere emozioni – anche le più nascoste o quelle che non trovano le parole adatte – e di comunicare affetto ad una persona. Osserviamo ancora l’abbraccio tra Julio Baptista e Matteo Brighi, sabato sera, dopo il 2-0 al Palermo.
Il brasiliano ha appena segnato, il suo primo gol in campionato oltretutto, e sceglie di festeggiarlo con un abbraccio al compagno che gli ha servito il pallone a due passi dalla porta, dandogli la possibilità di entrare nella storia della partita e, forse, di riscrivere quella della sua stagione.

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