Da La Repubblica:
Un grande mercato. Ecco cos’era. I telefoni erano bollenti, in quegli anni di Calciopoli. Nel suo libro, “Sono morto una notte di luglio”, Paolo Bergamo, ricorda che “i numeri di telefono dei designatori erano noti alla Lega e quindi a tutti i presidenti di società che potevano chiamare in qualsiasi momento perché i regolamenti di quegli anni non lo vietavano… Le telefonate erano tante e di differente provenienza. Immancabilmente riguardavano i presunti errori o torti subiti…”. Chiaro, che telefonare non era (non è) reato. Bisogna vedere cosa si dice: se ci sono pressioni indebite, minacce, eccetera. Se si usano, e perché, schede segrete per non farsi intercettare. Quello che i pm di Napoli cercano di fare, di districarsi fra 150.000 intercettazioni note e meno note, alcune non trascritte e che, magari, sarebbero servite, eccome, alla giustizia sportiva qualche anno fa. Il 13 aprile riprende il processone a Napoli: usciranno, nel frattempo, altre intercettazioni. Gli avvocati di Moggi ci stanno lavorando, con alcuni periti. “E saranno-garantiscono-intercettazioni ancora più consistenti…”. E’ stata tirata in ballo anche l’Inter, che prima non compariva mai: anche Moratti e Facchetti parlavano con Bergamo.
Da Il Corriere dello Sport:
“Il tempo del profilo basso è finito“. Forse lo stile ‘moderato’ doveva essere finito da un pezzo. Ma tant’è. Rosella Sensi ha preso coscienza che la sua Roma è stata presa in giro. E in una 
Dopo averne analizzato in più di una modalità le decisioni assunte, ci si ritrova a parlare di nuovo di Roberto Rosetti, giudice poco imparziale – a detta di molti – della gara tra Milan e Roma. Su Il Messaggero in edicola oggi, più di un retroscena relativo alle fasi successive del match: attimi concitati nei quali i calciatori della Roma e il direttore di gara si sono rivolti la parola e hanno puntato l’indice gli uni contro l’altro.