Roma-Udinese: o la va o la spacca

 Da La Gazzetta dello Sport:

Da Udine all’Udinese non è cambiato il mondo, ma è cambiata la Roma. A Udine, il 28 ottobre 2009, 143 giorni fa, la squadra di Ranieri perse per la quinta volta in campionato. L’ultima: da allora, un girone fa, la Roma ha ottenuto 42 punti, figli di 12 vittorie e 6 pareggi. La Roma aveva 11 punti ed era quattordicesima, oggi è terza ed è a quota 53. Era un’altra Roma. C’era Doni in porta. In difesa, nella ripresa, si rivide Cicinho, a gennaio tornato in Brasile. C’era anche Guberti, da due mesi alla Sampdoria. C’era, e ci sarà anche oggi, Brighi. Non c’erano, e non ci saranno neppure stasera, Totti e Pizarro. Il capitano era stato operato due giorni prima, il 24 ottobre. Ora, sta recuperando dopo la tendinite al solito ginocchio. C’era Gian Paolo Montali, quella sera, al debutto da dirigente. C’è ancora, come prima e più di prima: è una delle chiavi della risalita della Roma. La classifica, invece, era diversa. A parte la solita Inter in testa, al secondo posto c’era la Juve al terzo la Samp. Quarto era il Parma. e l’Udinese? Galleggiava a metà classifica: ore è ai margini della zona sofferenza. Occhio ai numeri. La sconfitta dell’andata è rimasta nella pella, a Ranieri. Ieri mattina, la prima parte dell’allanamento è stata dedicata alla visione di quella partita. La Roma andò sotto dopo 21 minuti.

Ranieri: “Qui si fa la storia o non si fa”

 Determinato, serio, motivatissimo: “Qui si apre un nuovo capitolo“, ha dichiarato Claudio Ranieri nel corso della conferenza stampa della vigilia. A Livorno per provare a riscrivere la storia di questo campionato dato per chiuso anzitempo. Da La Gazzetta dello Sport:

Al Signore dei Piedi per Terra adesso sono spuntate le ali. Non le vorrebbe, le nasconderebbe subito dentro il giaccone grigio d’ordinanza, ma solo l’onda che accompagna la squadra nei corridoi dell’aeroporto di Fiumicino è abbastanza per fargli capire che il vento è cambiato e Claudio Ranieri deve prenderne atto: da oggi a Livorno si gioca per lo scudetto. Ed in fondo anche la visita della presidente Rosella Sensi a Trigoria— che ai ragazzi riuniti ha detto un «crediamoci e continuiamo a fare bene come negli ultimi mesi» — è il segnale che stavolta c’è da lottare fino in fondo.

Livorno-Roma: Toni, in attesa che Ranieri sciolga i dubbi

 L’improvviso forfait di Mirko Vucinic ha determinato un attacco giallorosso che ha in Luca Toni l’unica certezza. Per il resto, Claudio Ranieri è chiamato a sciogliere ogni dubbio rispetto al partner d’attacco da affiancare all’ariete giallorosso. Da La Gazzetta dello Sport:

Il ballottaggio. Non si va alle urne, ma a Livorno, dove la Roma non vince dal 16 ottobre 2004, quando la squadra di Delneri superò 2-0 la squadra toscana, gol di Totti e Montella. Non c’è in ballo il futuro del Paese, ma il destino della Roma in campionato. Il ballottaggio riguarda il partner d’attacco di Toni. Perso Vucinic, restato a Roma per i problemi al ginocchio sinistro, Ranieri deve trovare un sostituto: ballano Cerci (favorito), Baptista e Menez. Non è una scelta da poco: la Roma si gioca moltissimo, al Picchi. Se vincono, i giallorossi vanno a meno 4 dall’Inter e si può tornare a sperare nello scudetto, mentre pareggio o sconfit-ta distruggerebbe-ro la speranza.
PERCHE’ ALESSIO Cerci favorito, pare. Il ragazzo, che con Ranieri ha avuto le sue chance, nei «sondaggi» di ieri era in vantaggio. Alessio ha giocato 16 gare, finora: 6 in campionato, 8 in Europa League— segnando 3 gol— e 2 in Coppa Italia.

Spalletti: “Roma, la mia pelle: giallorossi, vincete lo scudetto!”

 Da La Gazzetta dello Sport:

«Una sera sono passato all’Ermitage. Sono rimasto qualche minuto a guardare incantato la facciata del Museo. Mia moglie Tamara e i miei due figli arriveranno a San Pietroburgo la prossima settimana. E la prima tappa sarà la visita all’Ermitage. Voglio vivere a 360˚ quest’avventura». Arriva da lontano la voce di Luciano Spalletti. Mac’è elettricità nelle sue parole. Il campionato russo è pronto a partire. «Qui è tutto diverso. Cinque squadre di A hanno campi in sintetico. Per effettuare alcune trasferte serviranno 5 ore di volo e convivere con tre ore di fuso orario. Potrà capitare di giocare sulla neve oppure ai 40 gradi di Rostov. Devo andare avanti?».
Prego.
«Spesso scenderemo in campo alle undici di mattina. Il campionato russo sembra la Nba».
C’è il problema della lingua.
«Ho già imparato una decina di parole. Quelle che mi servono dentro lo spogliatoio».
Si esibisca.
«Harasciò vuol dire “bene”. Il mio russo si spinge fino ad “allenati bene”, “muoviti bene”. Per fortuna la parola gol è uguale in tutto il mondo».
Ha imparato a dire «vincere»?

Vucinic, Baptista, Toni: vi racconto un sogno

 Da La Gazzetta dello Sport:

Sogno numero 1. Siamo in una sala da ballo, il presentatore è al centro della sala e urla al microfono: «Entrino le coppie… Partiamo dalla numero 9: lui bel ragazzo proveniente dal Montenegro, elegantissimo nel suo smoking, campione di valzer e gol impossibili. Il suo compagno, bel fusto emiliano, re del liscio, erede del mitico Casadei, padrone dell’area di rigore, un ballerino di sfondamento. Signore e signori, gentile pubblico, questa coppia è ancora alle prime esibizioni ma non teme rivali. Vi stupiranno. E ora inizino le danze…». E l’orchestra attacca con un pezzo sul genere liscio: «Siamola coppia più bella del mondo, e ci dispiace per gli altri…», la platea si infiamma, accompagna i due ballerini, Vucinic e Toni volteggiano così bene che sembrano Celentano e la Mori. Prova straordinaria, pubblico impazzito, battuti Borriello e Ronaldinho, i rivali milanisti. In principio dalla sala di ballo al prato dell’Olimpico, via le scarpe col tacco mettiamoci i tacchetti.

Tutto il Brasile di Roma-Milan

 Due filiali del calcio carioca: Roma e Milan, almeno nella decisione di puntare forte su una fitta schiera di brasiliani, si somigliano parecchio. A far la conta, undici calciatori e un allenatore con nascita nello stato sudamericano. Da La Gazzetta dello Sport:

Bianchi e neri. Carioca, paulisti, gaùchos. Poveri o benestanti, prima di arricchirsi col calcio. Cresciuti nelle favelas o in quartieri borghesi. Più o meno religiosi, più o meno intelligenti, più o meno colti. Ragazzi di buona famiglia, tutti casa e campo, oppure viveur. Di sinistra e di destra, progressisti e conservatori. Romanisti e milanisti, ovvio. Comunque, tutti brasiliani, anche se non tutti da Seleçao (incredibilmente, qui Roma batte Milan 3-2). Sono dodici, undici calciatori e un allenatore. Non saranno tutti visibili stasera. Di Pato e dei suoi dolori si sa. Mancini — l’ultimo transitato sulla Roma-Milano, prima di lui il grandissimo Cafu— già pregustava il grande ritorno all’Olimpico, addirittura da titolare, con la speranza di ritrovare l’ispirazione là dove l’aveva persa. Niente, Leonardo gli ha negato la trasferta e il Mancio ha disfatto il trolley. Triste.

Olè olè olè olè, Riise Riise

 Da La Gazzetta dello Sport:

C’era una volta in Norvegia. Un giorno, forse, quando si parlerà dei grandi difensori della Roma si guarderà lassù, il paese dei fiordi, dove il 24 settembre 1980— anche lo scrittore Antonio Tabucchi, il politico Claudio Martelli, l’ex calciatore Marco Tardelli e il laziale Cristian Ledesma sono venuti al mondo il 24 settembre — è nato e cresciuto John Arne Riise. Una stagione e mezza con la maglia giallorossa e già mezzo piede nella storia del club. Ha segnato 9 gol, finora, entrando nella top four dei difensori bomber. Nela, a quota 19, comanda la classifica. Poi Candela con 15 e Aldair con 14. Poi, lui. Riise. «Non mollo mai» Thunderbolt, «folgore», come è soprannominato, si presentò così il giorno dello sbarco a Roma, il 19 giugno 2008: «Sono uno che non molla mai. Mi piace il gioco maschio, corro molto e faccio tutto per la squadra». Quattro frasi per farsi volere subito bene ed entrare nel solco tracciato dal terzino sinistro— allora si diceva così — forse più amato della storia romanista: Sebino Nela. Un altro come lui, soprannominato « Hulk » , uno che non mollava mai e giocava bene spesso, costretto a fermarsi solo quando in un Roma-Sampdoria si ruppe un ginocchio. Quell’infortunio costrinse Nela a restare fuori un anno. Antonello Venditti gli dedicò la canzone Correndo correndo. Riise è su quella strada. È un combattente. È potente.

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