Roma-Fiorentina: i giallorossi sono rinati

 Dal Romanista:

Un mese fa stavamo a 5 punti, stamattina siamo a 5 punti dallo scudetto: in trenta giorni abbiamo distanziato quello che eravamo. E’ come se la Roma fosse riuscita a guardare se stessa nel momento in cui era più brutta, e a vedersi bella, a volersi bene, fino ad abbracciarsi ieri – nel giorno in cui Spalletti stecca allo Zenit – dopo i gol sono tornate le pizze in testa. L’aveva detto Ranieri, l’ha ridetto ieri sera Borriello (come sono lontane le dichiarazioni dopo Napoli): è a Brescia che la Roma è rinata.

Serie A: la Roma è tornata

 Dal Tempo:

La Roma è tornata. Dopo il successo nel derby serviva la conferma della crescita (anche fisica), ormai costante, di questa squadra che si ritrova ad un tratto a ridosso dalle prime: 5 punti dalla vetta, quattro dalla Lazio non più capolista e uno dal quarto posto che vale la Champions. La squadra di Ranieri gioca, corre, schianta la Fiorentina che non riesce a infrangere il tabù Olimpico e torna a contare in questo campionato anomalo che non ha ancora stabilito le sue priorità.

Vola, Jeremy, vola

 Pagherei per segnare domenica. Jeremy Menez si avvicina a Lazio-Roma svestendo la timidezza cui lo sguardo che “non sai dove sta guardando” aveva fin troppo abituato. Longjumeau continua a essere terreno su cui poggia la radice, la capitale semmai è finestra attraverso la quale quel pensiero che “non sai che sta pensando” ha imparato a prorompere. Non è mai stata questione di geografia, per Jeremy. Piuttosto, di appartenenza. Arrivare alla banlieue 94, da Parigi, significa salire sulla Rer C e lasciarsi inzuppare dalla campagna circostante. Mattina e sera. Mattina e sera. Fin da piccolo. Mentre tutt’intorno la società viveva tumulti e stimoli a colpi di musica e armi da fuoco, cazzotti e rime mai banali, il tragitto era sempre quello. Verso il centro per non puzzare di fame, verso la periferia per tornare a casa. Abituato com’era, poco male dover entrare nel cuore di Roma proprio così. Dal sobborgo di un anonimato per rimanere travolti dall’immensa centralità della capitale presa d’assalto dal mondo intero. Poco più di due anni fa. Arsene Wenger, Daniele Baldini, Luciano Spalletti: lo hanno osservato, Menez, mentre nelle fila del Monaco muoveva i primi passi verso quel tipo di calcio che può appartenere solo ai fuoriclasse. Fatto di colpi che non impari in allenamento, per i quali non hai bisogno di ringraziare nessun allenatore. Unico nel genere, dicevano del transalpino. Unico nel genere, ha ripetuto a poche ore dalla stracittadina Vincent Candela.

Menez – Rocchi, l’occasione

 Potrebbero essere i due protagonisti di Lazio-Roma: Jeremy Menez e Tommaso Rocchi. Da La Gazzetta dello Sport:

Complimenti & Coccole. La Roma che torna da Basilea ha l’aria «svizzera» di chi comincia a vedere la cassaforte piena e la vita ricca solo di meravigliose cioccolate tutte da gustare. Il gourmet della situazione, Jeremy Menez, ha la consueta aria imbronciata, e non tutto probabilmente deriva da quel taglio al polpaccio della gamba destra che lo costringe a tenere la tuta sollevata sulla parte.

Menez, derby: dichiarazioni ufficiali e ufficiose

 Dal Romanista:

«Sono pronto per il derby». E’ raggiante, Jeremy Menez, mentre sta per salire sull’aereo che riporta la Roma nella capitale dopo la vittoria, importantissima, contro il Basilea. Una vittoria sulla quale c’è il marchio indelebile del francesino numero 94, tornato tra i titolari dopo i pochi minuti sabato scorso col Lecce, e subito determinante. Con le sue giocate, infatti, Jeremy ha messo la sua impronta sulla vittoria giallorossa: prima il gol, non segnava da quasi un anno e l’ultima volta lo aveva fatto contro il Milan lo scorso 18 ottobre al Meazza (sceglie sempre palcoscenici importanti), e poi l’azione travolgente che ha portato al rigore trasformato poi da Totti.

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 Julio Sergio 6: chiamato a gestire l’impeto (neppure troppo ordinato) degli svizzeri nei 20′ iniziali del primo tempo, il brasiliano è in realtà chiamato all’intervento decisivo solo al 12′ (su Huggel). Per il resto, amministra e si riprende il posto di titolare inamovibile della porta giallorossa. Nella ripresa ha sulla coscienza, in complicità con Burdisso e Juan, la rete del 2-1 locale. Mezzo voto in meno.

Cassetti 6: la prestazione non raggiunge la sufficienza piena ma la capacità di soffrire in silenzio gli acciacchi fisici e la voglia di esserci a tutti i costi sono quel valore aggiunto che gli consente di non mollare mai. E quando viene saltato, fa di tutto per riprendere l’avversario.

Burdisso 6: lo stesso della partita contro il Lecce anche se non è riuscito, per evidente esigenza di curare al dettaglio la fase difensiva, a proporsi in avanti alla stessa maniera di sabato. Il primo gol dei padroni di casa non lo vede esente da colpe, per il resto tutto ok. Ci si augura che l’infortunio non sia grave.

Juan  6,5: è la difesa. E’ di una puntualità nelle chiusure da fare invidia agli stessi svizzeri che, puntuali, lo sono per antonomasia. Ha un compito più delicato nella riopresa, quando il Basilea pressa maggiormente: nessun errore, solo qualche sbavatura.

Riise  6: efficace in avanti, molto più delle recenti uscite. Guadagna – in una fase cruciale del match – il rigore che sblocca Totti e consente alla Roma di raddoppiare. Il lavoro in fase di copertura non è ancora impecccabile.

Perrotta 6,5: perchè il ruolo non gli è congeniale, a parole. Infatti – poi – vederlo a sinistra significa riconoscere tutte le virtù cui Perrotta ci ha abituati. classe, tempismo, generosità, quantità. Non brillante sotto porta, ma quando ne hai tre che rispondono ai nomi di Vucinic, Totti e Menez ci può anche stare.

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