Spalletti, i perchè di un addio

di Redazione Commenta


Luciano Spalletti è ormai arrivato al capolinea della sua avventura alla Roma. Il tecnico di Certaldo paga dazio non tanto per il pessimo campionato disputato, ma per le dichiarazioni del post partita con il Chievo che non sono andate giù alla società:

“Tutti tirano in ballo i soldi… lo ha fatto anche la dottoressa Sensi con il comunicato dopo Firenze, se ci sono in ballo i soldi, li lascio, dal mio punto di vista questo problema non esiste… Lo scorso anno mi hanno anche detto di andare in conferenza stampa e dire che non c’era niente con Soros e poi fecero il comunicato in cui si sosteneva il contrario”.

La prima frase può passare perché detta in un momento di nervi, ma la seconda no, è stata  esposta da Spalletti in modo chiaro, con la volontà di far capire a tutti che la società non si è comportata e forse non si comporterà in modo serio nei confronti di stampa e tifosi. Quindi si sta cercando la soluzione meno drammatica per chiudere i suoi 4 anni nella Capitale. Non è esclusa però la pista esonero, che potrebbe scattare in caso di sconfitta a Cagliari, un esito che significherebbe purtroppo perdere anche l’ultimo treno che porta alla Uefa. Spalletti mai e poi mai avrebbe pensato di lasciare la capitale: ci sono stati parecchi contrasti come capita in un rapporto di lavoro che dura da quattro anni, ma la vicenda del ritiro dopo Firenze, e soprattutto il ripensamento della Sensi su consiglio di Totti e De Rossi di abbandonare la sanzione punitiva senza averlo preso in considerazione, ha mandato su tutte le furie il tecnico. Nel dopo partita con il Chievo poi, la mancata vittoria e la contestazione, lo hanno fatto esplodere di rabbia, e non è riuscito a controllare i suoi nervi, dimostrando di averne le scatole piene di questa situazione.


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