Roma – Unicredit: la Sensi verso il sì

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 Da non dormirci la notte: roba che per alcuni, il 4 luglio, è data di nascita da titoli di film e per altri. Rischia di essere il commiato definitivo. Il poster di Tom Cruise, messo in posa da Oliver Stone, si accinge a perdere ogni legame con la data della sbocciatura. Almeno nella Capitale. Che sopperisce per necessità. Rosella Sensi e la Roma: immagine da fotografia che domani comincerà a valere già qualche spicciolo perché col sole a mezzodì, l’erede di papà Franco – con tanto di legali al seguito – si presenterà negli uffici di Cesare Ruperto per consegnare di fatto il club giallorosso a Unicredit. Tocca abbandonare il timone per rientrare del debito accumulato nei confronti dell’istituto di credito. Assai probabile che il compito attribuito al Collegio arbitrale sarà quello di certificare il raggiungimento di una intesa definitiva. Quella del sì di Italpetroli all’offerta formulata dal gruppo presieduto da Alessandro Profumo. Interista per scelta – certo – ma stavolta più che mai nerazzurro per beffa del destino. Perché tra la Roma dei Sensi e il più prossimo futuro della società capitolina si frappone una volta di più l’Inter. Ovvero, il passato calcistico più fresco, ancora lì. Ancora nitido. Dopo gli scudetti intascati d’un soffio, a margine della controversa vicenda legata al contratto di Nicolas Burdisso, le sorti della A.S. Roma passano anch’esse per una partita con tanto di maglie. A simboleggiare gli esiti delle ultime stagioni pallonare, la metaforica sfida tra i due club che sono riusciti a stare al vertice del calcio italiano nei tempi più recenti si sviluppa stavolta a tavolino. Indicativo che a porre fine alle pagine giallorosse scritte dalla famiglia Sensi sia un’amante del Biscione. E in banca, come sul campo, i rapporti di forza sono sempre gli stessi.
 Detta così – ci si rende conto – rischia di trasformarsi in una vicenda meramente economica: parte creditizia, parte debitoria, appianamento del disavanzo, passaggio di proprietà. Spiace anche solo il pensarlo, perché 17 anni di legame continuativo consentono a qualunque vincolo di intrecciare sfere soggettive e sentimentali che hanno poco a che vedere con gli euri e le scadenze. Specie se di mezzo ci sta uno scudetto vinto dopo decenni di anonimato. Amareggia per il fatto che il rapporto tra Roma e i Sensi avrebbe meritato ben altra fine: allo stato attuale, tuttavia, ci si è arrivati per evidente lacuna gestionale dei proprietari della Roma. A cui non resta che prendere una penna e sottoscrivere la via d’uscita offerta da Unicredit. Accordo già perfezionato, da più parti – fonti ufficiali – si dice che gli avvocati di Italpetroli hanno svolto nel migliore dei modi l’incarico loro assegnato. Ovvero, cercare di raggiungere la migliore – nel senso di più vantaggiosa – intesa possibile con la banca. Tradotto: a Rosella Sensi e famiglia, resteranno  immobili del valore di circa 30 milioni di euro, inclusa Villa Pacelli, storica residenza. Con la cessione di Italpetroli e degli asset di riferimento – tra cui anche la A.s. Roma – le controversie tra l’azienda petrolifera e quella creditizia si possono considerare appianate.
Non dovrebbe esserci più spazio per colpi di scena – leggasi colpi di testa – che, nel caso, potrebbero arrivare solo qualora la notte diventi per Rosella cattiva consigliera. Sono sempre vivi gli esempi di quanto accaduto nei mesi precedenti – le trattative sfumate all’ultimo momento con il magnate statunitense George Soros e con Vinicio Fioranelli – per lasciare che un flebile dubbio continui a germogliare ogni minuto che passa; sono di un giorno fa le notizie di un incontro tra lo stesso presidente giallorosso e il Sottosegretario Gianni Letta, collocato proprio lì a farti chiedere perché.
 A lasciare che l’interrogativo – volente o nolente – si insinui. Però. Parliamo appunto di colpi di testa ipotetici tra titoli di coda realistici: a conti fatti la sceneggiatura dei Sensi nel paginone del club fondato nel 1927 dovrebbe essere a tutti gli effetti scritta. Conclusa. Non si conoscono nello specifico i dettagli, ma le ipotesi maggiormente azzardate e più affini alla volontà di Rosella portano a pensare che – non dovesse trattarsi di accantonamento definitivo – la Roma possa in qualche maniera vivere un momento (lungo un anno?) di interregno nel corso del quale – e in attesa di individuare un acquirente pronto a rilevare la squadra – sia proprio Rosella Sensi a farsi traghettatore dell’imbarcazione. Libertà di manovra garantita (comprese le questioni di mercato), fino a che non spunti il prossimo Presidente giallorosso – di cui, allo stato attuale, non esiste alcun identikit. Esclusa la follia di un rifiuto, che farebbe semmai male solo ai Sensi per lo spettro di un fallimento (pressochè) annunciato, siamo pronti ad accogliere la notizia più importante di questo inizio millennio capitolino: la Roma entrerà a far parte a tutti gli effetti delle proprietà di Unicredit. Difficile prodigarsi in ulteriori previsioni, più semplice dichiarare che – favorevoli o contrari alla gestione dei Sensi – la storia non meritava simile epilogo. Triste, mortificante. Roba che – avessi messo in mano il finale ai grandi registi americani – ne sarebbe venuto fuori tutt’altro. Lo insegna la cinematografia: il 4 luglio – da che mondo e mondo – si nasce. Mica ci si spegne. Vallo poi a spiegare ai più giovani, ai tifosi, a un bel novero di imprenditori che da buoni italiani si discende – fortunatamente – dallo ius latino. Mica dagli effetti speciali hollywoodiani.


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