Ranieri-Mourinho, il mio miglior nemico. Il giallorosso: “Non è un fenomeno”, il portoghese: “E lui non è un vincente”

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 Trigoria, conferenza alla vigilia di Roma-Cagliari. Claudio Ranieri, davanti alla stampa, è intervenuto sul deferimento di Josè Mourinho: “Questo è un calcio che a me non piace. Io voglio un calcio di rispetto, lo stesso che do e pretendo. Non mi piace fare gruppo facendo sentire i giocatori attaccati da tutti e da tutto, a me piace vincere in modo diverso” continua il tecnico romano. Ranieri ha poi continuato la conferenza, parlando del suo collega Josè Mourinho: “Certe dichiarazioni sono bombe ad orologeria, e a me piace dare messaggi positivi, perché per me il calcio è questo. Ci sono molti modi per caricare la squadra e fare gruppo, io cerco quello agonistico, duro, ma nel rispetto del prossimo. Quindi Mourinho non è un fenomeno? Siete voi che lo fate diventare fenomeno, per me è un buon allenatore. E mi fermo qua”.”
Appiano Gentile, conferenza alla vigilia di Inter-Chievo. Josè Mourinho, intervenendo sul sito web dell’Inter davanti alla stampa ha risposto al tecnico romano: “Io preparo calciatori, non gladiatori”, alludendo all’aggressività con cui la Roma e l’Inter si sono affrontate nella finale di Coppa Italia.,
Il portoghese ha poi subito lanciato una stoccata al giallorosso: “Non è colpa mia se nel 2004 il Chelsea ha scelto di cambiare allenatore per vincere”. E su Inter-Roma di mercoledì scorso: “Premesso che la Roma mercoledì sera avrebbe dovuto terminare la partita in sei, visto e considerato che Mexes, Totti, Perrotta, Taddei e Burdisso hanno fatto il necessario per meritare le sanzioni che non gli avrebbero permesso di restare più tempo in campo, oggi si è parlato di come si motivano i giocatori. Lo si fa tutti i giorni con il lavoro del gruppo, allenamento dopo allenamento. Non lo si fa certo facendo vedere un film alla squadra prima di una finale di coppa. I giocatori sono professionisti seri, non vanno trattati come bambini. Noi abbiamo preferito lavorare sul campo e abbiamo studiato a fondo la Roma e i suoi punti deboli. Se prima di una partita metto la squadra a guardare “Il Gladiatore”, i miei giocatori si mettono a ridere o chiamano il dottore chiedendogli se sono malato”.
Ranieri, però, non lo considera un fenomeno. Il portoghese, autoproclamatosi Special One, prosegue: “Non credo di essere un fenomeno, però ho lavorato tanto per aiutare la mia squadra. Non ho mai pianto, ho sempre lavorato duramente per ottenere i risultati con i miei giocatori. Prima della finale di Tim Cup ho visto sei partite della Roma per trovare i loro punti deboli, lavorandoci diciotto ore, perchè ogni partita sulla quale lavoro al computer mi impegna per tre ore circa. Dopo ho passato tante altre ore selezionando le parti che mi servivano e lavorandoci sopra con i vari programmi utili al mio lavoro. Certo che è più facile scegliere un film da proiettare prima della gara, ma Ranieri ha dimenticato che i suoi giocatori sono dei campioni e non dei bambini”.
Infine, la conlcusione: “Non ho mai detto di essere un fenomeno, pero’ non è certo colpa mia se, nel 2004, dopo essere arrivato al Chelsea e aver chiesto perchè stavano cambiando Ranieri, mi hanno risposto che volevano vincere e con lui non sarebbe mai capitato. Di questo, io, non ho proprio colpe”.
M.V.


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