Parma-Roma: serve la vittoria, poi si vedrà

 Da Il Messaggero:

Roma, su con il morale. Non siamo al ”grazie lo stesso” o alla restaurazione: ricchi al potere, poveri a casa, sempre che l’abbiano. Ci sarà tempo, semmai. La Roma deve avere un’altra idea in testa: vincere a Parma. Il Parma avrà la leggerezza di chi é in pace con la propria coscienza e la Roma il cuore pesante di chi teme di aver deturpato la Gioconda. Ha cinque giorni di tempo, la squadra di Ranieri, per ritrovare la voglia di giocare e convincersi di aver fatto sino in fondo il proprio dovere, che è ciò che si chiede a chi fa sport. Solo dopo aver vinto a Parma, potrà seguire con attenzione ciò che domenica sera succederà all’Olimpico, dove una Lazio quasi salva ospiterà un’Inter quasi scudettata.

Parma-Roma: Ranieri dovrà lavorare sulla testa dei giocatori

 Dopo la bruciante sconfitta di domenica contro la Sampdoria, Claudio Ranieri dovrà lavorare più sulla testa che sulle gambe dei giocatori in vista della trasferta di Parma. Da Il Corriere dello Sport:

Il tecnico dovrà svolgere un grande lavoro psico­logico in questi giorni perchè per i giocatori è stata una brutta bot­ta. Ranieri da questo punto di vi­sta è molto abile. Lo ha dimostra­to anche arrivando a Roma. Ha saputo dare nuove motivazioni a un gruppo che era smarrito. Il tecnico per la partita contro il Parma rivedrà qualcosa nella formazione. In difesa sono stati commessi alcuni errori evitabili. Riise avrebbe bisogno di un tur­no di riposo, ma Tonetto non gio­ca una partita intera da quasi un anno.

Da Herrera a Cuper: le speranze della Roma

 Da Il Romanista:

A furia di ripetere “non succede, ma se succede…”, eccoci qua, col risultato – almeno per il momento – che probabilmente non succede per davvero. O magari, invece sì. «L’esperienza – sosteneva Ranieri in sala stampa – mi insegna che nel calcio nulla è impossibile». La storia è lì a testimoniarlo. Era la stagione ‘66/67, quando l’Inter di Helenio Herrera e dell’allora presidente Angelo Moratti perse, in meno di due settimane (dal 25 maggio al 6 giugno), Coppa dei Campioni, Campionato e Coppa Italia.

Lazio-Inter, tifosi Roma: “Non vogliamo nessun regalo”

 Da Il Corriere della Sera:

Scioccata dall’uno-due di Pazzini, la gente giallorossa prova faticosamente a voltar pagina. Il k.o. subito con la Sampdoria ha lasciato solchi profondi di delusione e amarezza, aspettando un finale che per tanti appare già segnato. La Roma è alle prese con l’elaborazione del suo lutto sportivo, anche se, per lo scudetto, resta una flebile speranza. Luca Toni, ad esempio, pensa alla prossima giornata ma non s’illude: «È stato un brutto risveglio. Ora siamo costretti a rincorrere, l’Inter ha un calendario più facile. Spero che la Lazio giochi al massimo e non posso pensare che esista una combine. Vorrebbe dire che il calcio è finito».

Damato tifoso dell’Inter: le polemiche non si placano

 Da Il Corriere dello Sport:

La figura di Antonio Damato certifica un’alleanza insospettabile tra tifosi: ro­manisti e juventini sono dal­la stessa parte, uniti nell’in­dignazione. Sotto accusa la performance di Roma-Sam­pdoria, che ha fatto infuriare Rosella Sensi, ma soprattut­to la bandiera dell’arbitro. Che secondo un articolo del gennaio 2002, pubblicato sul­l’edizione pu­gliese di Re­pubblica e ri­pescato ieri dal sito del giorna­le, sarebbe un tifoso dell’In­ter. Una specie di scoop po­stdatato o un dettaglio insignificante? LA VICENDA – Nel pezzo, fir­mato da Giuliano Foschini, non c’è una vera e propria in­tervista. Succede sempre co­sì quando un giornalista par­la ad un arbitro: zero parole virgolettate o quasi, è proibi­to esprimere un’opinione con un discorso diretto. E Dama­to all’epoca già faceva l’arbi­tro.

Quando Ago disse: “Esistono i tifosi di calcio e poi esistono i tifosi della Roma”

 Da La Gazzetta dello Sport:

Se il cuore di Dio è giallorosso – è la conclusione cui arrivò Toninho Cerezo guardando la Sud e cogliendo la portata religiosa del romanismo -, non c’è ragione di tanto accanimento. Perché soffrire così? Quali altre colpe dovranno espiare i romanisti prima di vivere in pace? Quanti altri attimi sfuggiranno? Forse il peccato originale da scontare, probabilmente per l’eternità, è il fatto stesso di aver scelto la Roma e di essersene innamorati. Il romanista lo sa e ne fa motivo d’orgoglio, un aspetto della propria «diversità».
Lo disse anche Ago. «Esistono i tifosi di calcio e poi esistono i tifosi della Roma». Lo dicevano in tanti, domenica, uscendo dallo stadio, come se non si fossero aspettati altro.

Arbitraggio Damato: per Collina è stato sufficiente

 Da La Gazzetta dello Sport:

«Valuterà Collina». É la risposta di Claudio Ranieri alla fine di Roma-Samp a chi gli chiedeva un giudizio sulla direzione di Damato, bollato come «inadeguato» da Rosella Sensi. Collina e il presidente dell’Aia, Marcello Nicchi, hanno rivisto la sfida anche ieri mattina, ma il risultato finale è stato identico a quello dato domenica sera a caldo: Damato ha arbitrato in modo sufficiente una partita difficile. Ha commesso degli errori veniali, come non mostrare qualche cartellino giallo in più. Nessun pollice verso, comunque, per usare una gestualità cara a Francesco Totti.

Arbitri: la Roma s’interroga

 Da Il Messaggero:

Monta la rabbia della Roma. Dopo lo choc di domenica scorsa, la società giallorossa si interroga su quanto emerso nell’ultimo weekend, a San Siro e all’Olimpico, al trattamento diverso riservato alle due squadre impegnate nella volata scudetto. Ma al tempo stesso guarda subito avanti. Alle ultime tre gare di campionato e alla finale di Coppa Italia. Separa, però, l’aspetto squisitamente sportivo da quello più scomodo e più delicato della questione arbitrale. Che, come due anni fa, può essere decisiva per l’assegnazione del titolo. Rosella Sensi non si ferma all’etichetta destinata al signor Damato di Barletta, ritenuto dalla presidentessa «inadeguato» per partite di un certo livello.

Semioli nel tunnel: “Forza Inter”. Per Roma passano i Signori. E non

 ROMA-SAMPDORIA. I festeggiamenti in casa blucerchiata si sono sovrapposti all’applauso dell’Olimpico nei confronti della Roma: mentre Francesco Totti e compagni si lasciavano stringere nell’abbraccio ideale della curva Sud, i doriani sono corsi sotto lo spicchio di Nord nel quale erano assiepate le poche centinaia di ultras della Sampdoria. Un atto dovuto, anche in virtù della conservazione del quarto posto, che lascia coltivare pensieri d’Europa che conta (la piazza a ridosso delle prime tre dà di diritto l’opportunità di partecipare ai preliminari di Champions League) e di un’impresa mica da ridere, considerato il fatto che i capitolini venivano da una striscia utile in campionato di 25 gare. In concomitanza alla gioia blucerchiata, tuttavia, si stava consumando l’attimo di grande amarezza in casa romanista: l’Inter lontana due punti, una sconfitta forse decisiva per frantumare il sogno dello scudetto coltivato (almeno) fino alla quartultima e il dispiacere di aver perduto una partita che i capitolini – lo si dice sempre in questi casi – non perderebbero mai più. Se solo si potesse rigiocare. L’Olimpico è stato in quegli istanti un ossimoro:

Lite Perrotta-Vucinic anche negli spogliatoi

 Roma-Sampdoria, minuto 40. La gara dell’Olimpico è da ricordarsi non solo per la sconfitta dei gialorossi ma anche per un episodio spiacevole che ha interessato, nel corso del primo tempo, Mirko Vucinic e Simone Perotta. Era il 40′ e Mirko Vucinic, dopo aver raccolto palla sulla tre quarti, si appresta a un tiro frenetico che si spegne a lato. Perrotta si stava accentrando per raccogliere il passaggio. Mai arrivato. Da qui, il diverbio in campo: l’italiano rimprovera il montenegrino. Come tutta risposta, una replica pepata. Ne scaturisce un litigio a distanza ravvicinata che Francesco Totti cerca di sedare immediatamente: lo si è visto in tempo reale, il Capitano, mentre riprendeva il comportamento di Vucinic. La Roma era in vantaggio, l’1-0 è il risultato parziale con cui si è chiusa la prima frazione. Tuttavia, ancor prima della ripresa, sono gli spogliatoi a richiamare l’attenzione. Quel che sull’erba era solo cominciato – una lite, per quanto visibilissima, come ce ne sono tante nel corso di una partita di siffatta importanza – prosegue infatti nel chiuso dello stanzino.

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