Roma, con Toni sei la regina del mercato; Totti punta l’Udinese

di Redazione 8


Cala il sipario sul calciomercato. Illazioni, indiscrezioni, anteprima, retroscena, acquisti e cessioni: archiviata la pratica – come direbbe un raggiante Claudio Ranieri dopo ogni successo calcistico della sua Roma – si torna a staccare il biglietto per assistere ai regali del calcio giocato. Nella speciale classifica di chi si è attivata di più e meglio, viene facile dire – ma lo è, semplice, da diversi anni – che l’Inter si sia mossa più delle altre. Con l’acquisto di Goran Pandev, già pedina inamobile dello scacchiere di Josè Mourinho, e con l’ufficializzazione del talentuoso Mc Donald Mariga (mezzo cartellino prelevato dal Parma a 3 milioni di euro), acquisto in prospettiva futura. Della sessione di mercato invernale, ancora, ricordiamo il triangolo di punte che ha interessato Parma (dove c’è finito l’ex Hernan Crespo), Genoa (nelle cui fila si è accasato Robert Acquafresca) e Atalanta (ingaggiato Nicola Amoruso); il ritorno al Milan di David Beckham, al cui arrivo va ad aggiungersi la scommessa di Amantino Mancini che proprio i nerazzurri (forse, i casi Pirlo e Seedorf hanno insegnato poco dalle parti di via Durini, ndr) hanno ceduto in prestito con diritto di riscatto; l’epifania di Antonio Candreva in bianconero, accolto quale salvatore di una patria che solo qualche giorno fa ha cambiato regnante (Alberto Zaccheroni ha sostituito Ciro Ferrara); le scommesse di Catania (Maxi Lopez), Bologna (Appiah e Savio), Bari (Castillo dalla Fiorentina) e Lazio (Floccari e Biava). Nel frattempo, è accaduto che Adrian Mutu (vicinissimo alla Roma due estati fa) e il popolo fiorentino abbiano vissuto il doppio dramma sportivo di due positività al doping: carriera fortemente a rischio e obbligo viola a intervenire prontamente sul mercato. Sembrava fatta per il prestito dalla Sampdoria di Antonio Cassano (che non rientra nelle scelte tecniche di Luigi Delneri), salvo ripensamento con tanto di dichiarazione d’amore del blucerchiato al popolo doriano e alla società guidata da Riccardo Garrone. Allora, Pantaleo Corvino ha dirottato sul brasiliano del Barcellona Keirrison, chiuso dai fenomeni blaugrana. Attestate le premesse, vanno spese due parole sui movimenti – in entrata e in uscita – della Roma. Con la consapevolezza che nella capitale – quella giallorossa – il calciomercato è come se tenesse banco tutti i santi giorni. Perchè le precarie condizioni fisiche di Francesco Totti portano a vivere ogni vigilia d’incontro con l’adrenalina tipica delle fasi concitate di mercato: Totti ce la fa, Totti non ce la fa. E se saperlo assente dall’undici titolare porta un inevitabile mal di pancia, quando si sa che gioca è come se la Roma avesse acquistato il miglior calciatore del mondo. E la sensazione, è che si possa vincere contro chiunque.


ACQUISTI E CESSIONI. Il cerchio si è chiuso. La Roma, da qui a giugno, è così come indica la rosa del 1 febbraio 2010. Ore 19.01. I fatti dicono che non ci sono più Stefano Okaka (finito al Fulham di Roy Hodgson), Stefano Guberti (in prestito alla Sampdoria), Leandro Greco (Piacenza), Andrea Bertolacci (al Lecce con l’ex Daniele Corvia), Vitorino Gabriel Pacheco Antunes (ai portoghesi del Leixoes), Claudio Della Penna (al Gallipoli di Giuseppe Giannini) e Ahmed Barusso (finito al Torino, con l’ex Simone Loria). Unico acquisto, Luca Toni. Ovvero, colui che contende a Goran pandev la palma di colpo del gennaio 2010. Ci ha messo poco (due partite), l’ex bavarese, a firmare la doppietta ed esultare sotto la Curva Sud. Okaka ci ha voluto cinque anni per farne uno (chapeau, per il suo tacco). Basti questo dato per capire quali scenari potrebbe spalancare l’acquisto del Campione del Mondo 2006. A cui, in verità, non è ancora riuscito di giocare qualche minuto insieme a Francesco Totti, visto che la coppia To-To fatica a sincronizzare i tempi di recupero: se sta bene il primo, l’altro è k.o.; se il secondo gioca, quello è infortunato. La ruota, per ora, pare girare intorno a loro due: ed ecco che, per un Toni costretto allo stop di quasi un mese, c’è un Totti in fase di ripresa.
CAPITANI E CAPITANI. Proprio lui, il Pupone: che smania, lotta, si dimena e si impegna come un dannato perchè proprio non ce la fa a vedersi vestito senza i suoi colori. Senza la maglietta con il numero 10 che terrebbe addosso anche per dormire. Come da piccolo, col pallone da calcio. Lui che contro il Siena avrebbe voluto giocare e a cui è toccato di fermarsi un altro turno perchè Ranieri proprio non se l’è sentita di rischiare. Lui che vorrebbe esserci a tutti i costi anche contro l’Udinese, in semifinale di Tim Cup. Si gioca giovedì all’Olimpico, da Trigoria si respira ottimismo perchè Francesco si sta allenando e parrebbe non sentire fastidi. Lui che, puntuale come i proverbiali orologi svizzeri, la sua disponibilità l’ha già data. L’allenamento del lunedì lo ha visto per una parte protagonista di lavoro differenziato e per un’altra aggregarsi ai compagni per fare quello che gli riesce meglio. Il jolly d’attacco, partecipando alla partitella schierandosi con quella – tra le due formazioni improvvisate da Ranieri – che doveva impostare la manovra. Ha riso e scherzato, nel corso della mattina, ha spronato i compagni e cercato di capire quale tipo di risposta gli stesse suggerendo il corpo. Vederlo sorridente porta a pensare che il ginocchio gli abbia a sua volta sorriso. E che Totti, di rimando, abbia voluto esternarlo al popolo giallorosso: certe espressioni solari del Capitano sono inequivocabili. “Per l’Udinese io ci sono“, è sembrato di leggere tra le righe. E se fosse così, potrebbe essere realistico pensarlo in mezzo al campo contro la squadra di Gigi De Biasi, con la fascia intorno al braccio a prendere per mano i compagni. Da autentico leader, da condottiero. Da chi la Roma riesce a onorarla in campo e fuori. Perchè, se mai ce ne fosse bisogno, la storia del pallone ha scritto proprio in questi giorni una pagina in più al quel grande libro che è il calcio: ci sono capitani e Capitani. Ci sono quelli alla John Terry (il Terry..bile), esempio solo sul rettangolo di gioco, e quelli alla Francesco Totti. Quelli che “la Magica” ce l’hanno annotata nel taccuino delle conquiste, con tanto di numero di cellulare. E quelli che  La Magica ce l’hanno scolpita nel cuore con l’obiettivo di celebrarne le virtù al mondo intero.  I Capitani. In campo e nella vita.


Commenti (8)

  1. Trovo interessantissimo il parallelo tra due modi differenti di essere capitano di una squadra di calcio. In effetti, ora come ora di Francesco Totti ce n’è uno e ce l’ha la Roma, credo che in Italia ve lo invidino un po’ tutti. Anche se il nostro Capitano – Javier Zanetti – somiglia tanto a Totti per attaccamento e adesione al progetto in ogni dettaglio. Complimenti per il blog.

  2. Daje Francè’, se vedemo coll’Udinese…

  3. E’ si Terry in confronto a Totti non è un capitano all’altezza……..ma stiamo scherzando?? lo avete visto giocare qualche volta lo conosciete per poter giudicare una persona o vi basate solo su quello che dice la gente?? Terry non solo è il capitano del Chelsea ma anche dell’Inghilterra, ci sarà un motivo o no? Totti, negli ultimi 2-3 anni, è buono di giocare 10 partite a stagione e fare 7-8 gol di cui 5 su rigore

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