Totti: il “Diecisivo”

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 Dal Romanista:

Se aprite il dizionario della lingua italiana, alla parola “decisivo” si legge: risolutivo, cruciale, determinante, conclusivo. Si potrebbe aggiungere un altro sinonimo: Francesco Totti. Il decisivo, appunto. Anzi, il “diecisivo”. La luce in mezzo al campo. Quella che ha acceso anche martedì sera contro il Bayern. I giocatori tedeschi lo hanno visto a bordo campo e in quel momento hanno cominciato a perdere una partita che per un po’ avevano pensato di aver già vinto. Hanno visto lo spettro della sconfitta, hanno provato pure a buttarsi in avanti alla disperata ricerca del terzo gol prima del suo ingresso. Perché lo sapevano che, con un solo gol di vantaggio, non ci avrebbero fatto nulla. Troppo poco per contrastare le giocate del capitano giallorosso. Quando hanno visto il tabellone luminoso col numero 10, i bavaresi sapevano come sarebbe finita. Forse anche più dello stesso Totti al quale ha pesato tanto la lunga astinenza dal gol di inizio stagione. E il capitano, a fine partita, lo ha detto chiaramente: «È bellissimo, perché era tanto che non segnavo una rete decisiva. Me la tengo stretta e sono contento per la Roma». Se la tiene stretta Francesco. E i romanisti si tengono stretto lui. L’uomo che, nelle occasioni che contano, c’è sempre. Da una vita, da sempre. Il pallone del rigore contro il Bayern, nato da una sua illuminazione, pesava come un macigno. Metà della gente allo stadio, ormai travolta dalle emozioni, non ha avuto neppure il coraggio di guardare. Lui non ha fatto una grinza e ha sparato verso la porta il suo destro. Come quattro anni e un pezzetto fa. A Kaiserslautern l’Italia era ad un passo da una mesta eliminazione dal Mondiale di Germania, poi quel fallo su Grosso e le facce degli azzurri che si guardavano come a dire: “E mo chi lo tira?”. Un istante dopo Francesco era lì sul dischetto. Lui e quella manciata di viti che gli erano state messe nella caviglia solo 4 mesi prima. Anche lì nessuno aveva il coraggio di guardare.


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