Una cordata. Un pool di imprenditori. Per salvare la Roma, lasciando la presidenza in mano ai Sensi. L’idea è stata lanciata e rilanciata da Massimo Mezzaroma: “Saldo zero, utile di immagine per i costruttori“, disse un paio di settimane fa il figlio di Pietro Mezzaroma. Dal progetto, ieri, ha preso le distanze Giovanni Malagò: “Non se so davvero nulla ed ho altre cose per la testa…” ha affermato il figlio dell’ex vicepresidente della Roma. Sul tema è intervenuto anche Riccardo Viola, il figlio di Dino, presidente del Coni provinciale: “Credo che ci voglia rispetto per l’attuale proprietà della Roma. Il nuovo stadio deve essere lo stadio della Roma e lo deve costruire l’attuale proprietà, con oneri e onori del caso. Non vorrei che la prospettiva di un nuovo impianto diventasse un mezzo per strumentalizzazioni di vario tipo o addirittura per chi vuole rilevare il club. Una cordata? Bè, è una ipotesi che mi vede scettico.
Pietro Mezzaroma
Mezzaroma rilancia: “Una cordata per aiutare la Roma”
“Se ci fosse un progetto che coinvolgesse un pool di imprenditori e se questo progetto, oltre a salvare la società, fosse utile a svegliare dal sonno questa città, allora sì, mi attiverei domani mattina“. La dichiarazione di Massimo Mezzaroma ad Asromalive.com risale ad una decina di giorni fa. Oggi, il figlio dell’ex socio di Franco Sensi, a margine della presentazione del countdown dei Mondiali maschili di volley a Roma, ha rilanciato la proposta attraverso l’agenzia Dire: “Una cordata di imprenditori che, partendo dalla realizzazione dello stadio della Roma e di tutto il resto, fornisca un appoggio alla Roma, il cui assetto proprietario immediato dovrebbe rimanere lo stesso perché la famiglia Sensi ha dimostrato spirito di sacrificio immenso per la Roma, e possa consentire una salubrità dei conti della Roma tale che un eventuale passaggio di quote in futuro non sia minimamente traumatico, anzi, possa diventare un plusvalore“. Secondo l’idea di Mezzaroma, (restio ad entrare in società dopo l’esperienza del 1993), ai costruttori che aderissero al progetto corrisponderebbe “una figura, un posto nella gestione della Roma ma non che questi siano i nuovi proprietari della Roma. Si tratterebbe di un affiancamento, di darsi una mano. Facendo sistema, riuscire a creare una stabilizzazione dei flussi di cassa della Roma, a darle quei milioni di euro all’anno che servono per mandare avanti la squadra“.
L’ex giallorosso Thern azzarda: “Vince il Napoli 2-1”
Tra tanti, c’è un calciatore che ha avuto l’onore, nel corso della sua carriera calcistica, di aver indossato entrambe le maglie. Di Roma e Napoli. Pensiamo a Jonas Thern, mediano svedese classe 1967, attualmente allenatore di calcio. e, soprattutto, doppio ex di Napoli e Roma. La sua storia calcistica è ricca di emozioni, trofei e ricordi indelebili: giunto in Italia nel 1992, l’incontrista venne scelto personalmente proprio da Claudio Ranieri, che ne valuto il potenziale enorme e lo ritenne uomo giusto per sostituire quel colosso di centrocampo che è stato Riccardo Alemao nel centrocampo del Napoli.
Solo il primo periodo fu difficile: per il cambio di abitudini, per il cambio di tattica, per metodi di allenamento che erano nuovi. Superata la fase di ambientamento, Thern riuscì a garantire un apporto valido e prezioso, per le due stagioni successive. Nel 1994, periodo in cui le finanze del Napoli non erano certo floride, uno dei sacrifici voluti dalla società campana fu proprio quello dello svedese, con la cui cessione alla Roma si riuscì a fare cassa. Era, quella, una stagione delicata anche per i giallorossi: Ciarrapico arrestato per bancarotta, la lenta rinascita ad opera di Franco Sensi che prelevò il club insieme all’imprenditore Pietro Mezzaroma.
Con la maglia della Roma, Thern centrò due quinti posti e in entrambe le circostanze anche la qualificazione alla Coppa Uefa. Lo svedese è tornato a parlare di calcio italiano e lo ha fatto per il portale TuttoNapoli.net:
Milano Finanza: nuovo stadio, tutto sarà a carico del costruttore
L’articolo integrale di Milano Finanza sulla questione della stadio di proprietà del club giallorosso:
Sarà pure una costruzione avveniristica con materiale ecocompatibile (titanio) e avrà pure posti a sedere tecnologici (55 mila estendibili a 60 mila), ma sullo stadio della Roma restano ancora diversi elementi chiave da definire. Alla presenza degli stati generali di società e squadra, del sindaco di Roma, Gianni Alemanno, del presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo, ieri il club ha illustrato su un megaschermo il progetto per il nuovo stadio che dovrebbe portare il nome di Franco Sensi, il presidente del club scomparso lo scorso anno.
Pietro Mezzaroma ad Asromalive.com: “La Roma? Con lo stadio un pensiero lo farei”. La proposta del figlio: “Un pool di imprenditori per salvare la società”
“Un pensiero. Un pensiero, sì, lo farei“. Il pensiero si chiama A.S. ROMA e nella mente di Pietro Mezzaroma si sta riaffacciando, insieme al progetto per il nuovo stadio. Lo affida ad Asromalive.com, mentre il figlio Massimo, presidente della Roma Volley, nonché tifoso doc, frena lo slancio del padre: “Se mi regalasse la Roma lo farei internare!“. Ma allo stesso tempo lancia un appello: “Se ci fosse un progetto che coinvolgesse un pool di imprenditori e se questo progetto, oltre a salvare la società, fosse utile a svegliare dal sonno questa città, allora sì, mi attiverei domani mattina“. Nello studio del commendator Mezzaroma volano gli aeroplanini del nipotino, due anni, stesso nome del nonno: “Può fare un’intervista a tre generazioni“, ci dice l’ex socio di Franco Sensi. La libreria è invasa da pupazzi di Walt Disney. Hanno tutto l’aspetto dei sogni. Quelli da bambino e quelli “da grande“. Forse in mezzo c’è anche la società di Trigoria. “I pupazzi li ho messi insieme nel tempo, per regalarli un giorno a mio nipote. Ora sto facendo fare una bacheca per il piccolo Pietro. In quella bacheca c’è il lato bambino del nonno. Non ho avuto un’infanzia normale. Ho iniziato a lavorare a nove anni. Quando vennero gli americani a Roma, smisi di andare a scuola e andai a lavorare in uno stabilimento di falegnameria. Prendevo cinque lire a settimana. Le portavo a casa perchè servivano ai miei genitori“.