Caro Maroni, visto che la Tessera del Tifoso non serve a niente?

 Dopo Lazio-Roma, il punto di vista di Fulvio Bianchi – giornalista de La Repubblica – è che la Tessera del Tifoso – per come concepita attualmente – non serva a nulla. Lo stesso Bianchi prova a (ri)spiegarlo a Roberto Maroni. Testuale:

Egregio ministro Roberto Maroni: il derby di Roma ha dimostrato chiaramente che la tessera del tifoso, così come è stata concepita, non serve a nulla. E’ del tutto inutile. Il sindaco Gianni Alemanno alla vigilia del derby, con scarsa opportunità “politica”, aveva detto che la tessera è “repressiva e burocratica”. Mi permetto di dire: è inutile.

Totti: un derby in formato famiglia

 Dal Corriere dello Sport:

Ha gioito, sofferto, goduto, nel salotto di casa sua. Intorno gli amici di sempre, Cristian e Chanel che si domandavano come mai la Roma giocasse e papà fosse lì con loro, con una faccia che gli ha fatto capire con qualche anno d’anticipo cosa sia il derby. Prima, Francesco Totti, ave va ridimensionato l’attesa andando a pranzo con la famiglia e gli amici in uno dei suoi ristoranti preferiti, zona Sud di Roma, un tiro di schioppo da casa sua e Trigoria, i proprietari quattro fratelli che definirli tifosi ro­manisti è poco. Il pranzo si è interrot to a trenta minuti esatti dal fischio d’inizio del derby.

Greco e il suo speciale Lazio-Roma

 Dal Romanista:

Una settimana da Dio. Difficilmente Leandro Greco dimenticherà gli ultimi cinque giorni: da Basilea al derby sola andata, appena il tempo di realizzare di aver segnato il primo gol in Champions ed ecco che Ranieri lo butta dentro per la sua prima stracittadina con la prima squadra. «Sono contento – ha detto alle telecamere di Roma Channel con l’aria ancora leggermente frastornata -, ho lavorato tanto e ora mi sto togliendo qualche soddisfazione. Sono rimasto consapevole del fatto che qui ci sono tantissimi campioni, ma ero tranquillo prima e lo sono ancora. C’è ancora tanto da lavorare e spero di avere un’opportunità in più».

Grande Roma, la Lazio rimane a bocca asciutta

 Dal Corriere della Sera:

Per se stessa e per gli altri. La Roma rilancia la sua stagione e accorcia la classifica del campionato vincendo un derby che, come sempre, ha lasciato tante polemiche nella coda. Gli episodi sono stati importanti: la Roma ha segnato due volte su rigore, la Lazio ne ha chiesti almeno due non concessi, è stato annullato un gol di Greco per millimetrico fuorigioco di Borriello, Fabio Simplicio e Foggia hanno colpito due traverse a portieri strabattuti.

Lazio-Roma, Hernanes: male la prima

 Dal Messaggero:

Quando Vucinic realizza il secondo rigore a tre dalla fine, la telecamera impietosa va dritta su di lui. Hernanes ha la mano sinistra appoggiata nella parta superiore della panchina e gli occhi lucidi. La Lazio ha perso il derby e lui reagisce come se la responsabilità fosse tutta sua. Ovvio che non è così. Era il giocatore più atteso, questo sì, ma la sconfitta nel derby non è certo colpa sua.

E il piccione dove sta?

 Dalla Gazzetta dello Sport:

«E il piccione dove sta?». Quelli della sud si trattengono all’interno dell’Olimpico improvvisando il ritornello. L’aquila laziale, già esposta ma tenuta a terra per motivi di sicurezza, viene declassata al rango di commestibile pennuto. È il bello, o il brutto, a seconda dei punti di vista, del derby. Che la Roma vince 2-0 interrompendo la fuga della Lazio e facendo un bel regalo a se stessa e a un campionato tornato alla portata di tutti. Finisce con le squadre quasi abbracciate al centro del campo e non si tratta di una rissa, anche se mille episodi da moviola e relative polemiche avrebbero potuto suggerire un epilogo meno tranquillo. Meglio così. Rigori & moviola – Derby di rigore, da quelli (netti) trasformati da Borriello e Vucinic all’inizio e alla fine del secondo tempo, a quelli che la Lazio reclama in quantità industriale.

Vucinic: gol con dedica

 Dal Tempo:

Una settimana da sogno, iniziata lunedì con la nascita di Aleksandar e terminata domenica con il rigore della sicurezza trasformato sotto la Sud. Mirko Vucinic, al quarto centro nella stracittadina e al settimo contro la Lazio, non poteva chiedere di meglio. La dedica, con tanto di maglietta, è scontata. «È per mio figlio. Dovevamo vincere e l’abbiamo fatto, il resto non conta». Neanche le proteste laziali: «Come diceva Boskov, rigore è quando arbitro fischia». Il futuro, dopo un pomeriggio così, ha tutta un’altra prospettiva.

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