Claudio Ranieri, il Martello che non si arrende mai

 Da Il Tempo:

Non ha mai vinto uno scudetto, la logica dice che non ce la farà neanche stavolta, ma Claudio «Martello» Ranieri è l’ultimo ad arrendersi. Ha sempre preferito le cose difficili alla «pappa pronta» e stavolta, sulla panchina di casa sua, vorrebbe portare a termine un’impresa senza precedenti. La matematica gli suggerisce che tutto è ancora possibile. Il bello della sua conferenza alla vigilia arriva in coda. «Sarebbe uno scudetto meritato per l’Inter?», gli chiedono e lui risponde stizzito. «Perché devo tirarle la volata? Lo diremo dopo le partite». Giusto. «Che sarà sarà» è il motto di Ranieri, come quello adottato negli anni Ottanta dalla curva Sud, che oggi traslocherà in blocco al Bentegodi. Vincere per non aver rimpianti. E poi «che sarà sarà. Stiamo mantenendo la promessa fatta ai tifosi, ce la stiamo giocando fino alla fine – prosegue il tecnico giallorosso – io sono contento perché stiamo regalando un sogno, quello di esserci fino all’ultimo. È vero, siamo un po’ stanchi, spero che a Verona non faccia caldo. Questa è una squadra che ha cominciato a lavorare quando tutte erano ancora al mare e se a settembre mi avessero detto che oggi saremmo stati a questo punto nessuno ci avrebbe creduto. Sono già soddisfatto, ma lo sarei di più se arrivassimo a ottanta punti. Facciamo l’ultimo sforzo, poi staremo a vedere».

Sessantamila cuori per Totti: l’Olimpico si veste da Capitano

 Da Il Tempo:

Uno per Totti, tutti per Totti. Il «Totti Pride», il giorno dell’orgoglio tottiano, è arrivato: tutti all’Olimpico con la maglia numero dieci del capitano. Ecco la risposta alla marea di giudizi, critiche e parole sul calcione rifilato a Balotelli, alle accuse di razzismo e all’ennesimo tiro al bersaglio su Francesco Totti. Il tifo giallorosso non poteva rimanere in silenzio e ha deciso di far sentire la sua voce, dopo averne sentite davvero tante. Roma-Cagliari è l’occasione per stringersi attorno al capitano. Basta un semplice gesto: indossare la maglia della Roma numero dieci. Al contrario, con nome e numero davanti, o nel verso giusto fa poca differenza. L’importante è farlo, recita l’imperativo. La lampadina si è accesa venerdì: Facebook e internet buttano lì l’idea. La gente è d’accordo, le radio, i messaggi sui vari forum e siti sparsi per il web, gli sms e il normale passaparola non fanno altro che amplificare la portata dell’iniziativa. Tanto da far spuntare, per le vie della città, centinaia di manifesti con la foto del «fattaccio» e due frasi eloquenti: «Roma non si tocca. Grazie Capitano». All’Olimpico, visti i preparativi ed il tam tam della vigilia, sarà un vero e proprio «Totti day» con striscioni, cori e tutto quello che si può immaginare a sostegno del capitano. Ranieri lo ha già fatto ieri:

Roma e Inter: tra Ranieri e Mourinho è guerra di nervi

 Claudio Ranieri e Josè Mourinho hanno, chi solo per aver risposto a domande secche nel corso della conferenza stampa (il testaccino) e chi per non riuscire proprio a evitare – ogni volta – di stare sotto ai riflettori (il portoghese), scaldato il pre partita delle rispettive squadre.   Da Il Tempo:

Non è più un campionato di calcio. È una guerra mediatica, dove le due partite della penultima giornata che può decidere lo scudetto – Inter-Chievo a San Siro e Roma Cagliari all’Olimpico – passano in secondo piano rispetto alle parole pronunciate dagli allenatori. Il botta e risposta rovente tra Ranieri e Mourinho arriva al termine di tre settimane piene di tensioni, dal derby romano sino alla finale di coppa Italia e alle polemiche seguenti, passando per la partita «virtuale» tra Lazio e Inter. Stavolta è Ranieri a prendere in mano per primo l’ascia di guerra. Pur mantenendo garbo e self-control, le sue parole contro il collega interista sono dure e ben mirate. «Le accuse di Mourinho? È un calcio che non mi piace – attacca l’allenatore giallorosso, che non nomina mai il portoghese – io sono diverso: mi piace il rispetto e dò rispetto. Qui in Italia non so dove si arriverà. È troppo facile motivare un gruppo facendolo sentire attaccato da tutti e da tutto: sono tutte bombe a orologeria. A me piace vincere in un altro modo. Perché lo sport è un veicolo importante per la società italiana». Ma è anche uno sport dove continua a vincere il più ricco.

Lazio-Roma, Ranieri sceglie il To-To-Vu

 Da Il Tempo:

Vorrebbe una Roma capace di giocarlo senza pensare che è un derby. Vorrebbe una squadra in grado di contrastare l’aggressività della Lazio. Vorrebbe vincerlo nel primo tempo con il tridente «pesante» e inserire Taddei per la difesa del fortino. Ecco i desideri di Ranieri alla vigilia del derby. Il secondo vissuto sulla panchina della Roma, ma stavolta un altro successo varrebbe un pezzo di storia. Il suo lavoro alla vigilia è soprattutto psicologico. Obiettivo: stemperare le tensione. Fa durare l’allenamento appena trenta minuti perché la squadra è fin troppo carica, spiega ai suoi giocatori che la Lazio li aggredirà e loro dovranno fare lo stesso senza falli inutili, istruisce i centrali difensivi sui movimenti di Rocchi & Co., poi manda tutti a casa e li ritrova a Trigoria per cena, come accade ogni sabato prima delle partite a casa… Inutile chiedergli lumi sulla formazione. L’ha decisa solo ieri sera e sarà con Totti, Toni e Vucinic insieme.

Specchietto, freccia, corsia di sorpasso: la Roma per il primato

Da Il Tempo:

«Mister, può garantire che non ci sarà un altro Roma-Lecce?». Attimo di silenzio, sbuffata e mani che finiscono sotto il tavolo. Ranieri esorcizza alla sua maniera il ricordo della Beffa romanista datata 1986. Ancora non sa del pareggio interista a Firenze che trasforma la partita di oggi in un’occasione irripetibile. Stavolta in un Olimpico nuovamente strapieno ci sarà l’Atalanta di fronte, che non è condannata come quel Lecce e può ancora sperare nella salvezza, ma la Roma non può sbagliare: una vittoria vorrebbe dire sorpasso in vetta, almeno due punti di vantaggio mantenuti sul Milan e un derby da preparare col vento in poppa. Ranieri carica i suoi. «Non ci sono partite facili. Dobbiamo mettercelo in testa altrimenti siamo dei “testoni”. È giusto che la città sogni – dice l’allenatore – vedere i tifosi che ci soffiano dietro è meraviglioso ma noi pensiamo di non aver fatto ancora nulla. La Roma si sta giocando un sogno e tutti insieme possiamo trasformarlo in realtà. I giocatori sono consapevoli? Hanno fatto tutti la Comunione… certo che sì!». Il sogno romanista è nato all’improvviso, un po’ come quello di due anni fa, «ma allora – sottolinea Ranieri – si era arrivati solo alle ultime giornate a giocarsi il campionato. Noi è da un bel po’ che siamo dietro all’Inter. Adesso loro sentono il fiato sul collo e dobbiamo azzannarli». I lupi famelici hanno l’acquolina in bocca.

Un coro per De Rossi. Capitano mio Capitan (Futuro)

 Da Il Tempo:

E mo? E adesso chi c’arriva alla fine del campionato? Qui è un problema pure pensare di arrivare a Bari sempre se ci sono sopravvissuti al palo di Milito. Palo. Al novantacinquesimo.
Hanno preso il palo. C’era un vecchio striscione della Sud che diceva: “Quattro lettere, un amore, un lungo brivido in fondo al cuore“. P-a-l-o. Da ieri a Roma è un nuovo modo per dirsi ti amo. Una vittoria così bella, così grossa, così rossa, così romanista, così nostra, ti porta a cose del genere, anche alla nascita di nuove forme d’amore, quelle per esempio tra un essere umano e un parastinco.

Roma-Inter: grinta, voce, cuore…Roma tricolore

 Aver avuto la fortuna di assistere a Roma-Inter significa aver vissuto un’emozione che, parafrasando una nota pubblicità, non ha prezzo. Da Il Tempo:

Una finale. Mancavano solo la musichetta della Champions League e una coppa, tutto il resto no. Colori, atmosfera e gente, tanta gente. Una festa così con un Olimpico così, pieno come un uovo, grondante passione e vociante, non si vedeva dal 27 maggio 2009. Allora c’erano Barcellona e Manchester United, in palio c’era la cara vecchia Coppa dei Campioni. Roma e Inter, invece, si giocavano almeno due dei tre colori che compongono il triangolino dello scudetto. Non un trofeo, ma comunque tanto.

Roma, cambia il vento: rimonte e rigori ora sono un problema

Da Il Tempo:

Chi di rimonta ferisce di rimonta perisce. È triste scriverlo per una Roma alle prese con la netta inversione di tendenza rispetto a quanto le accadeva prima della sconfitta in casa del Panathinaikos del 18 febbraio. Fino a quella sera aveva collezionato 11 rimonte, dopo ha cominciato a subirle. Così è stato nelle due gare con i greci (dall’1-2 al 3-2 per loro là e dall’1-0 all’1-3, poi 2-3 il 25 febbraio all’Olimpico), a Napoli il 28 febbraio e domenica scorsa a Livorno, in una partita che ha confermato ancora una volta la sua avversione per i rigori.

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