Mazzone: “Ranieri è come me, Julio Sergio è una sorpresa e la Roma può arrivare quarta”

 Carlo Mazzone, ex allenatore giallorosso, ha espresso un giudizio sul derby di ieri vinto dalla formazione giallorossa grazie ad un gol di Marco Cassetti: “Onestamente nel primo tempo la Roma è andata così e così. Nel secondo meglio. Però, senza lasciarci accecare dalle nostre rivalità, la Lazio ha giocato bene. Erano sciolti e disinvolti. Noi invece eravamo un po’ più nervosi. Forse il risultato è stato un po’ bugiardo per quello che si è visto. Un pareggio sarebbe stato più giusto, poi ovviamente da romanista dico meglio così. Ranieri? Il problema della Roma sono i gol subiti. Ieri finalmente i giallorossi sono riusciti a non prenderne e guarda caso hanno vinto – continua Mazzone a Romanews.eu -. I tre attaccanti? Se i giocatori sono in buone condizioni la Roma può anche non trovare problemi a giocare in modo così offensivo. E’ chiaro che quando non si ha il possesso della palla, con tre punte in campo, si deve fare molta attenzione. Francesco Totti? Il capitano lo vedo sempre bene, è in netta crescita.

Ranieri sotto la Curva: “La gioia più grande”

 L’articolo del Corriere dello Sport sulla vittoria giallorossa nel derby di ieri sera:

Non potrà negare di averlo sentito, come forse non avrebbe mai immaginato. Il derby è stato per Claudio Ranieri la partita che gli ha consegnato le chiavi della Roma, del cuore dei suoi tifosi. Gli applausi del pubblico, la composta esultanza stotto la curva, il misurato modo di festeggiare, alla fine, con i giocatori. Il pudore di voler nascondere la sua enorme felicità. L’imperatore Claudio oggi è orgoglioso di essere allenatore della Roma e benedice il giorno che ha accettato di guidare questa squadra: “E’ stato molto bello, continuo a fare questo mestiere per le emozioni che sa trasmettere. Questa è una delle più grandi emozioni calcistiche della mia vita.

Roma, sempre più derby

 Da Il Tempo:

Da molto tempo la Capitale non viveva una stracittadina così ricca di implicazioni psicologiche, ma anche pratiche, soprattutto così segnata da contraddizioni singolari. Tra le due rivali, la classifica parla di un distacco di otto punti: non pochi, indubbiamente, ma neanche una voragine in relazione agli equilibri che il campionato propone, tantissime le squadre teoricamente in corsa per traguardi ambiziosi, anche se lo scudetto è un altro discorso, un coro povero di voci, se non ancora un recital individuale. La Roma ha vissuto momenti neri, dall’avvio tremebondo all’addio di Luciano Spalletti, che aveva regalato stagioni di sogno, anche sotto il profilo puramente estetico. Sulla panchina è arrivato un testaccino purosangue come Claudio Ranieri, che per il momento ha messo un bavaglio alla storica frenesia della piazza, magari con qualche eccesso dialettico che però trae origine dal recente passato torinese, quando nei suoi confronti era stata scatenata una sorta di guerra mediatica ricca di colpi bassi. Non gradisce molto, il tecnico, un ruolo di favorito che la carta è obbligata ad assegnargli, ben sapendo che in più di un’occasione le sfide cittadine hanno capovolto la scala di valori stagionale.

Derby, 77: numero fortunato

 Da Il Messaggero:

Al minuto 77, il numero 77, Marco Cassetti, che era entrato a sostituire l’ammaccato Mexes prima dell’intervallo, ruba la palla a Kolarov nella metà campo della Roma, sulla fascia destra, altezza dell’area. Nasce l’azione con la quale Cassetti, veloce alla Bolt, si ritroverà al tiro che decide il derby, l’uno a zero della Roma che precipita la Lazio nella depressione e nella classifica. Quel che esplode nel primo tempo del derby è solo la raffica dei tanti, troppi petardi che hanno superato i controlli forse paciocconi e stanno nelle tasche in tribuna: la Tevere è una polveriera, la terra di nessuno tra le “tifoserie” un campo minato. La partita non esplode mai: è pure sospesa, ma non ne risente.

Champions League, ecco la Roma

 Dalla  Gazzetta dello Sport:

Un tempo ostaggio dei teppisti. Un tempo a giocare al calcio. Vince la Roma, perché  ci prova più della Lazio, perché  è più forte e perché è anche più fortunata. Il secondo tempodel derby romano, che  proietta i giallorossi nelle immediate  vicinanze della zona  Champions e fa sprofondare  sempre più in basso i biancocelesti,   restituisce a tutti un po’  del sapore del buon calcio antico. Per carità, niente di straordinario, ma il palo di Zarate, la  parata miracolo di Julio Sergio su Mauri, e quelle di Muslera su Perrotta e Riise in mezzo alle quali c’è il gol-partita dell’operaio Cassetti, profumano di pulito. Quel che accade durante un primo tempo nel quale in pratica non si gioca, decisamente no: la guerriglia in Tribuna Tevere mentre le curve,  composte in modo come minimo curioso, stanno a guardare, il numero inspiegabilmente alto di bombe carta che chissà  perché continuano a entrare  nello stadio, la sospensione di otto minuti imposta a Rizzoli dal responsabile dell’ordine  pubblico, i tre annunci dell’altoparlante con la minaccia di  sospendere il match. Tutto orribile. Tutto da non dimenticare.

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