Bari-Roma: torna Taddei dall’inizio

 Da Il Romanista:

Non si ferma l’ondata di entusiasmo successiva alla vittoria sull’Inter. Anche ieri mattina, dopo la festosa accoglienza di lunedì pomeriggio, più di cento tifosi hanno atteso i calciatori giallorossi fuori dai cancelli del “Bernardini” Nel corso dell’allenamento in molti sono anche saliti su scalette o sui tetti delle proprie auto per incitare Ranieri i suoi ragazzi.
Dopo il tradizionale riscaldamento e un po’ di atletica, il gruppo è stato diviso in due parti per un primo assaggio di tattica, con Pizarro jolly – in fratino bianco – a lanciare l’azione ora verso una ora verso l’altra squadra.

Totti a Bari, come Falcao a Pisa

 Da Il Romanista:

Paulo Roberto Falcao vinse lo scudetto nella settimana fra Juventus e Pisa perché andò in Rai a farsi intervistare da Minoli a dire che «la Roma vincerà sicuramente il campionato». Era il momento più difficile di quell’anno magico, avevamo perso in casa con la Juve, il mondo tremava e il Divino fece la sua mossa. “Calma non è successo niente” era il sottotitolo di quel gesto.
La Roma vinse a Pisa e a maggio.  Ieri Francesco Totti ne ha fatto uno simile: attraverso il Corsport ha voluto far sapere a tutti che da qui alla fine del campionato la Roma è una, unita, forte in tutte le sue componenti, che non c’è spazio per nessuno che non abbia in testa solo una cosa: quella.

De Rossi: “Scudetto? La Roma ci crede”

 Dalla Gazzetta dello Sport:

Centro sportivo «Fulvio Bernardini», interno giorno. Gian Paolo Montali si avvicina a De Rossi e gli dice: «Daniele, mi dispiace, ma lo sai anche tu ciò che devo dirti, vero?». Il ragazzo allarga subito le braccia e dice: «Direttore, so tutto. La multa me la merito». La Roma aveva appena pareggiato a Livorno e, causa squalifica in arrivo, avrebbe dovuto giocare la difficile partita interna contro l’Udinese senza De Rossi e Pizarro, ammoniti stupidamente per proteste. Male regole valgono per tutti, soprattutto quando c’è un sogno da coltivare, così Daniele ha pagato ed è tornato a volare alto.

Nel 2008 gli arbitri tolsero il 4° scudetto romanista

 Da Il Romanista:

“La differenza l’hanno fatta un paio di mesi nei quali l’Inter su dieci partite ne ha vinte nove e tutti quanti sapete perché. Possiamo fare tutti i buonismi del mondo, tanto tra qualche anno nessuno se lo ricorderà”. Diciotto maggio 2008, Daniele De Rossi tuona così negli spogliatoi di Catania urlando a tutta Italia attraverso le telecamere di Sky i motivi per cui la Roma non ha vinto uno scudetto che avrebbe strameritato. Aveva ragione al 100 % Daniele, o meglio al 99, perché in realtà tutti si ricordano cosa è successo in quella stagione. I romanisti sicuramente.

Trigoria: Totti e compagni, si riparte con le lodi a Rosella

 Si riparte. Roma al lavoro con la testa proiettata verso Bari, dove sabato va in scena la 32a giornata di serie A. Si torna al lavoro in un clima di euforia evidente e immaginabile, tenedo conto dell’impresona da cui si è reduci. Ad accogliere i calciatori in un clima di festa e ovazione generale, una conquantina di tifosi animati dalle migliori intenzioni. Al Fulvio Bernardini sembra un Carnevale di colori che con la prossimità pasquale si intona ugualmente alla grande. Francesco Totti e Daniele De Rossi arrivano al campo tra ovazioni di ogni tipo, sentiti e appassionati anche gli inni riservati a Luca Toni e David Pizarro. Cori e incitamento a parte, colpisce uno striscione appoggiato ai muri di cinta del centro sportivo nel quale c’è scritto: “Dove sono i contestatori. Nascosti come vigliacconi. Lode a te Rosella Sensi“.

Roma coi sogni a colori, Toni de gialli e De Rossi

 Luca Toni e Daniele De Rossi. Pittori a tinteggiare un quadro che si sta componendo in maniera imprevista. Il campionato di serie A più incerto degli ultimi anni – con tre squadre racchiuse in tre punti – ha circoscritto le candidate al tricolore. Inter, Roma, Milan. Che arrivano alla volata finale in condizioni fisiche e mentali diametralmente opposte. I nerazzurri hanno un vantaggio misero ma anche la garanzia che, dovessero riuscire a sfruttarlo, i risultati delle altre due sarebbero superflui. Un punto in più sulla Roma, tre sul Milan (che contro la Lazio ha fatto 1-1).
SCONTRI DIRETTI. Il punticino potrebbe vanificare ogni conto e tabella di marcia ma il dato di fatto è che negli scontri diretti (potrebbero contare, eccome) la situazione si fa ancor più ingarbugliata. Inter in vantaggio sul Milan (due vittorie su due) e in svantaggio sulla Roma (un pareggio e una sconfitta). Di contro, tra giallorossi e rossoneri, la spunterebbero questi ultimi: una vittoria, in rimonta a San Siro, e un pareggio (reti inviolate) all’Olimpico. Ancora: in caso di tre squadre a pari punti, il conteggio si farebbe ancor più elaborato: bisognerebbe prendere in considerazione gli scontri diretti delle tre candidate e fare una conta cumulativa. Uscirebbe, da un’ipotesi simile, che il gagliardetto continuerebbe a stare in via Durini.

Un coro per De Rossi. Capitano mio Capitan (Futuro)

 Da Il Tempo:

E mo? E adesso chi c’arriva alla fine del campionato? Qui è un problema pure pensare di arrivare a Bari sempre se ci sono sopravvissuti al palo di Milito. Palo. Al novantacinquesimo.
Hanno preso il palo. C’era un vecchio striscione della Sud che diceva: “Quattro lettere, un amore, un lungo brivido in fondo al cuore“. P-a-l-o. Da ieri a Roma è un nuovo modo per dirsi ti amo. Una vittoria così bella, così grossa, così rossa, così romanista, così nostra, ti porta a cose del genere, anche alla nascita di nuove forme d’amore, quelle per esempio tra un essere umano e un parastinco.

De Rossi, papà innamorato della Roma: “Il gol è per Gaia”

 Da Il Romanista:

La Roma la amo troppo, viene dopo mia figlia. Non è ruffianeria. Quando segno non posso fare le orecchie alla Toni, non ci riesco. Mi viene da baciarla la Roma». Prendete queste parole e scolpitele su pietra all’entrata della Curva Sud e leggetele ogni volta che entrate allo stadio. Ovviamente se avete il dono di avere dei figli, fategliele leggere queste parole: è educazione civica. That’s amore. Sotto ci aggiungete la data – 27 marzo 2010 – e chi l’ha dette, per lui è anche poco importante. Non esulta e piange per sé, ma per la Roma. Daniele De Rossi non smette mai di essere Daniele De Rossi, romanista e quindi fisiologicamente sempre de più: una prestazione gigante, fatta col cuore messo in ogni contrasto, fino alle tibie (apposta sul parastinco ha il ritratto bellissimo della figlia), il gol, l’urlo nudo sotto la Sud, la capriola alla Chechi al vantaggio di Toni, al vantaggio definitivo… tutto questo alla fine è quasi la cosa minore rispetto alla bellezza di quelle parole: «Mi viene da baciarla la Roma a me, io me la bacio, io la amo».

Roma-Inter, è successa una cosa pazzesca

 Una città intera ferma e immobile per 90′. nel corso di Roma-Inter, oltre ai 70 mila giallorossi dell’Olimpico, c’era l’altra città – quella che allo stadio non è riuscita a entrarci – capace di far tremare porte e finestre in occasione delle reti di Daniele De Rossi e Luca Toni. In un istante sono spuntati cortei che si affollavano sempre più, con il passare dei minuti. Da La Gazzetta dello Sport:

Non pianga, signore. «Mi spiace, non riesco a trattenermi». No, davvero, non faccia così. «Però, in fondo, non è la prima volta che si piange per la Roma». L’uomo che piange ha 72 anni, ed è conosciuto a Testaccio come Carlé, ma di nome fa Carlo Raciotti, di professione calzolaio. «Questa vittoria è meravigliosa, questi ragazzi sono meravigliosi, e…». Continui. «Questo campionato ci porterà lo scudetto». Non è il solo, qui, nel cuore romanista della città, che si sta emozionando fino alle lacrime. Anche se, all’inizio della partita, per scaramanzia, si erano chiusi dentro il nuovo Club Testaccio di via Ghiberti, con la serranda chiusa a metà, e non facevano avvicinare nessuno.

Daniele De Rossi: “Roma mia, quanto ti amo”

 Daniele De Rossi nel dopogara di RomaInter, ha commentato la vittoria giallorossa: “Ho preso la solita botta alla tibia. Per fortuna però ho un parastinco in carbonio che mi protegge meglio, però ho preso una bella botta. Sarei anche rimasto in campo, ma sarebbe stata una bestemmia quando in panchina c’è uno come Brighi. Il bacio al parastico? C’è mia figlia ritratta. Non bacio il parastinco ma il volto di mia figlia. Il bacio allo scudetto? La Roma la amo troppo. Viene subito dopo mia figlia. Non è ruffianeria. Quando segno non posso fare le orecchie alla Toni, non ci riesco. Lo scudetto? Ora ci si deve credere. All’inizio ero molto scettico. Adesso sarebbe un delitto non provarci. Però l’Inter è uno squadrone, hanno tutto. Però speriamo che la Champions possa distrarli. Dobbiamo provarci per noi e per i tifosi.

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