Aldair, Cafu, Balbo, Nela: “Roma, tra catenaccio e paura”

 Giudizi che si somigliano, quelli di ex calciatori legati all’ambiente capitolino, interpellati da Il Corriere dello Sport per valutare la gara della Roma contro il Bayern Monaco. A detta dei più, l’atteggiamento è oscillato tra paura e catenaccio. Testuale:

Abbiamo chiesto a dieci grandi ex giallorossi di analizzare la prestazione offerta a Monaco alla luce delle critiche severe mosse a fine partita da Totti. Tutti (o quasi) d’accordo con lui.
ABEL BALBO
«Io non credo che le inten­zioni della Roma fossero quelle di fare il catenaccio. Peraltro non ha i giocatori per fare questo tipo di gioco. Penso che il piano partita di Ranieri fosse quello di fare molta attenzione alla fase difensiva, concedere il me­no possibile a una grande squadra come il Bayern Mo­naco e poi ripartire per sfruttare gli spazi. Il proble­ma è che di fatto non è qua­si mai ripartita. E credo che questo sia dipeso dal fatto che ha giocato con la paura della squadra tedesca. Fa­cendo così, la Roma si è sna­turata rispetto a quelle che da anni sono le sue caratte­ristiche. Ma questa è una squadra costruita per gioca­re in un’altra maniera» .

Nel 2001 a Bari la Roma si cucì un pezzo di tricolore

 La Gazzetta dello Sport ricorda l’esodo giallorosso a Bari l’anno dell’ultimo scudetto. Era la Roma di Fabio Capello, che in Puglia si cucì sul petto un pezzetto di tricolore:

Che festa. Chi c’era, quel 20 maggio 2001, non ha più smesso di raccontare. Ritenendo, giustamente, di aver preso parte ad un evento unico: mai visto, né prima né dopo. La partita – Bari-Roma 1-4, marcatori Candela, Batistuta, Cafu, ancora Batistuta e Spinesi per il Bari – fu poco più di un dettaglio.
La vittoria era scontata: per la forza della Roma, la pochezza del Bari, il clima di festa e l’aria di inciucio. Cassano era già un calciatore della Roma, Matarrese si preparava a incassare l’assegno, D’Alema che allora era in auge vigilò sul «regolare» svolgimento della partita dalla tribuna vip.

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