Ranieri e l’abbondanza

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 Dal Corriere della Sera:

«I ragazzi devono capire che il bene più importante è quello della Roma e non quello del singolo. Se lo accettano, faremo un grande campionato. Altrimenti, andremo incontro amolte difficoltà».

L’avviso ai naviganti è di Claudio Ranieri, al termine di Juve-Roma. Non è un caso. Contro l’Udinese, sabato prossimo, potrebbe avere a disposizione l’intera rosa, esclusi Taddei e Okaka, visto che Juan è recuperato e che sia Pizarro che Perrotta potrebbero farcela. E non vorrebbe musi lunghi. L’abbondanza non è un problema, ma solo se le «rotazioni» vengono vissute con la giusta serenità. L’alternanza in attacco è quella che può creare più frizioni. La Roma è risalita con il 4-3-1-2 e, questa formula, significa che uno tra Totti, Borriello e Vucinic dovrà partire dalla panchina. Nessuno dei tre può fare il trequartista, ruolo dove Ranieri ha tante alternative: Menez la principale (a Torino ha giocato per la prima volta 90’ filati), ma anche Simplicio e Perrotta.

A Torino è toccato a Borriello stare fuori e l’ex milanista, il miglior marcatore della Roma, non era il ritratto della felicità. Il suo nervosismo in campo, con i continui scontri con Chiellini, ha dato la sensazione di un giocatore teso. La sostituzione di Totti, che si era sbloccato (non segnava in campionato dal 9 maggio) e che stava giocando bene, non è parsa azzeccata a molti. Magari nemmeno al capitano, che però l’ha accettata senza problemi. Vucinic è stato il meno convincente dei tre, ma ha caratteristiche di velocità e tecnica nello spazio aperto che lo rendono unico. Conta anche l’ambiente. La maggioranza dei tifosi vorrebbe vedere il tridente – e con loro anche Menez, se è per questo -, ma Ranieri pensa all’equilibrio della squadra. Il ritorno di Pizarro, ancora alle prese con la sciatalgia, ma in fase di miglioramento, rischia di togliere De Rossi dalla sua amata zona centrale davanti alla difesa. È vero, come ha ricordato Ranieri, che De Rossi con lui ha fatto il record di segnature giocando da «intermedio», ma il rendimento del centrocampista è sempre migliore quando gioca «in mezzo».


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