Finale Roma-Inter: Ranieri-Mourinho, la sfida continua

 Da Il Messaggero

Togliamo il veleno, titolava la Gazzetta dello Sport ieri mattina. Giustissimo. Peccato che il quotidiano sportivo milanese si era dimenticato che ieri, nel pomeriggio, Josè Mourinho avrebbe avuto la vetrina nella sala stampa dell’Olimpico. Il portoghese, prima delle gare di campionato, non parla da tempo e forse in via Solferino non avevano messo in preventivo che stavolta, dopo la farsa di domenica sera, si sarebbe ripresentato. Per tirar fuori tutto il veleno che gli era rimasto in corpo nelle ultime settimane. Per provocare gli avversari, per offendere, per umiliare tutti. Per incendiare la finale di questa sera. Sassate alla vetrina, dunque. Mou ne ha dette tante. Troppe. Anche di cattivissimo gusto. Come quel riferimento ai portieri con la “sindrome di coreica” (in portoghese difetto di coordinazione, comunque malattia che provoca movimenti scomposti), con tanto di gesto con le mani bruttissimo da vedere (se le incrociava meglio, ecco di nuovo le manette…) e soprattutto da chi quei problemi ce li ha davvero e non per scherzo. Non ce li ha Storari, quei problemi, portiere della Sampdoria (romano e tifoso giallorosso), il migliore in campo contro la Roma due domeniche fa, unica sconfitta dei giallorossi nelle ultime otto partite. Claudio Ranieri, il settantenne come lo etichettò il portoghese l’anno scorso, cinque ore prima aveva spento ogni possibile fuocherello nella stessa stanza. E a lui, le domande erano state fatte.

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