Claudio, l’imperatore del derby

 Da Il Messaggero:

Mister Derby: se lo merita Claudio Ranieri, dopo il capolavoro di domenica pomeriggio. Con la mossa più trasgressiva e al tempo stesso efficace che si ricordi. Nella storia di questa sfida infinita tra le due squadre capitoline e comunque in assoluto. C’è, nel suo intervento tra i due tempi, il film di tutta la stagione giallorossa. La rinuncia a giocatori di primo piano a vantaggio della Roma prima in classifica. Già c’erano passati proprio De Rossi e Totti prima di due giorni fa. Ma escluderli insieme, a metà partita, questo ancora nessuno lo aveva mai visto né immaginato. Con i due capitani costretti ad accettare per il bene della squadra. Il primo con più partecipazione all’Evento, l’altro un po’ rabbuiato. Entrambi, però, in panchina a dare un segnale ai compagni allo stesso allenatore. Il gruppo c’è e marcia compatto verso il traguardo. Vincendo contro la Lazio, Ranieri eguaglia la striscia di risultati utili di Capello: 24 partite di fila, ma con più vittorie, in tutto 18 (e 6 pareggi), rispetto all’allenatore del terzo scudetto giallorosso, 15 successi (e 9 pareggi) nel campionato 2001-2002. Quindi il tecnico di San Saba sta addirittura facendo meglio. E non solo in quanto a punti totalizzati in questa rincorsa iniziata il primo novembre. E’ più coraggioso di Capello anche nelle scelte. Nessuno può dimenticare la sostituzione di Totti a Torino, il 6 maggio del 2001, nella sfida scudetto contro la Juventus di Ancelotti: sul 2 a 0 per i bianconeri, dentro Nakata, decisivo (con un gol e un tiro poi ribattuto in rete da Montella) per il 2 a 2 della Roma. Nel derby Ranieri è riuscito contemporaneamente a sorpassare l’Inter e l’attuale cittì dell’Inghilterra, privando, sotto per il gol di Rocchi, la sua squadra dei due giocatori più rappresentativi. Fuori, in un colpo solo, De Rossi e Totti: una mano da giocatore d’azzardo nella partita che può valere una stagione. Deromanizzare il suo gruppo nella partita più sentita proprio dai calciatori nati in questa città: non il colpo di genio, ma il frutto del lavoro quotidiano.

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