Pizarro: “Io da Roma non mi muovo. Ora la Champions con la mia gente”

di Redazione Commenta


 David Pizarro ha parlato della stagione trionfante della Roma in una intervista al Romanista, con un pizzico di malinconia per un titolo solo sfiorato:

«Nei momenti di solitudine ci penso parecchio, perché stavolta ci sono andato davvero vicino». Troppo vicino per non avere voglia di riprovarci, già dalla prossima stagione. Magari anche in Champions League, perché quelli sono «sogni che uno ha, e magari riusciamo a realizzarli insieme».
David, c’è un’immagine difficile da dimenticare: alla fine di Roma-Cagliari ci sei tu sdraiato sotto la Sud, mentre i tuoi compagni facevano il giro del campo per ringraziare i tifosi. Eri esausto. Cosa ti è passato per la testa in quel momento?
“E’ stata una sensazione troppo forte, soprattutto in quel periodo e poi nella stessa partita. Mi sono sentito proprio male quando Checco (Totti n.d.r) ha sbagliato quel gol davanti alla porta, avevo paura di non arrivare fino all’ultima partita come volevamo a giocarci questo scudetto. Poi ero esausto, la caviglia mi faceva male. Mi sono passate troppe cose per la testa in quel momento”.
Poi è arrivato Bruno Conti che si è seduto sopra di te. Che ti ha detto?
“Mi ha detto di alzarmi e mi ha fatto i complimenti. Poi ci siamo messi a giocare col nipote, Brunetto (il figlio di Daniele n.d.r), che è identico a lui. Più dei figli, è una cosa impressionante”.
Quest’anno più che in passato hai avuto un feeling particolare coi tifosi della Roma. Durante il riscaldamento prima delle partite sei stato sempre quello che incitava il pubblico. Queste cose uno se le aspetta da Totti e De Rossi, non da te.
“Sono cose da sudamericano. Noi teniamo tanto ai tifosi nel calcio, poi una tifoseria così calda come la nostra. E’ importantissima la carica che ci dà per affrontare ogni partita”.
A Verona c’erano 20.000 tifosi sugli spalti, a Fiumicino ad attendervi ce n’erano altri 2.000. Che vuol dire per voi un pubblico così?
“Ce l’abbiamo solo noi un pubblico del genere. Noi volevamo dargli una gioia però purtroppo non ci siamo riusciti”.
Qual è il rammarico più grande della stagione?
“Il rimpianto nostro è il secondo tempo con la Sampdoria, soprattutto per quello che significa vincere qua. Io so che vuol dire vincere in una piazza che non ha tanti trofei. Quello è il dispiacere più grande, soprattutto ci penso ancora. Nei momenti di solitudine ci penso parecchio, perché stavolta ci sono andato davvero vicino”.
Domenica sera quando sei arrivato a casa cosa hai pensato?
“Non ho pensato né al Cagliari, né al Chievo. Pensavo al secondo tempo con la Sampdoria, a quei due episodi che loro hanno sfruttato. Perché il primo tempo doveva finire 3- 0 per noi”.
La sensazione è che tu sia diventato un idolo della tifoseria. Ti sei mai sentito così amato come quest’anno?
“Io credo che sia tutta una questione di rispetto, soprattutto in base a quello che fai in campo. Quello il tifoso te lo fa sapere in certe maniere. A me lo fa sapere positivamente, anche perché io quando entro in campo do sempre il massimo e i tifosi della Roma lo hanno visto in questi quattro anni che siamo stati insieme”.
Spalletti diceva che eri il giocatore più importante insieme a Totti ma in tanti, soprattutto tra gli addetti ai lavori, sembrano essersi accorti di te solo in questa stagione. Come mai?
“Quando sono arrivato qui dicevano che dovevo prendere il posto ad un romano (Aquilani n.d.r), alcuni media puntavano su quella cosa. Io quello che ho fatto quest’anno l’ho sempre fatto, ma visto che mi contendevo il posto con un romano per me era più complicato”.
E’ vero che quando Aquilani è andato via da Roma gli hai detto che può diventare uno dei centrocampisti più forti del mondo?
“Sicuramente. Se mette a posto i suoi problemi fisici può diventare un calciatore importantissimo perché le qualità ce l’ha e perché è un bravissimo ragazzo”.
Dopo due giornate stavate a zero punti, sembrava una stagione disgraziata. Poi è arrivato Ranieri.
“E’ stato un anno particolare. Ad un certo punto, per come si era messa la stagione, le nostre partite più importanti erano quelle contro Atalanta e Livorno. Poi pian piano sono arrivati i risultati, il quarto posto e alla fine ci siamo trovati a lottare per lo scudetto. E’ stato un anno particolare, per come lo abbiamo vissuto all’inizio. Io ci ho creduto tanto di poter chiudere in bellezza”.
Oltre al secondo tempo con la Sampdoria ci sono altre partite in cui si può dire “lo scudetto lo abbiamo perso lì?”
“A Livorno, a Napoli, a Cagliari. Gli episodi sono sempre importanti perché poi decidono le partite. Noi non siamo stati fortunati con gli episodi, ce li abbiamo avuti tutti contro. Se, ad esempio, contro la Sampdoria ci avessero fischiato un rigore che c’era magari quella partita l’avremmo chiusa. Episodi come quelli segnano le partite, e a noi hanno segnato tutta la stagione”.
Parliamo di arbitri. Nei confronti della Roma peggio nel 2008 o in questa stagione?
Peggio due anni fa, senza dubbio. Perché lì ce l’hanno fatta nello scontro diretto nel momento in cui giocavamo il miglior calcio in Europa. Purtroppo con il calcio giocato non abbiamo potuto battere la ricchezza dell’Inter”.
Quello dei nerazzurri è un potere che va al di là del campo da gioco?
“Sicuramente. In campionato abbiamo dimostrato negli scontri diretti di essere forti quanto loro. La Coppa Italia non fa molto testo perché loro hanno messo la partita sul piano della provocazione e noi, sbagliando, ci siamo cascati. Giocando a calcio siamo stati molto superiori all’Inter”.
Con Spalletti avete centrato il record delle 11 vittorie consecutive, con Ranieri avete recuperato 14 punti all’Inter. Negli ultimi 5 campionati siete arrivati 4 volte secondi. Non siete stanchi di non vincere?
“La sfortuna nostra è che c’è questa Inter che al di là delle disponibilità economiche che sono importanti, ha dei grandissimi campioni. Dopo Calciopoli l’Inter ha fatto le cose molto bene”.
E’ cambiato il calcio dopo Calciopoli, oppure il potere che c’era prima è stato sostituito da un nuovo tipo di potere?
“Spero che non sia tutto come prima e che il momento storico che sta vivendo l’Italia non coinvolga anche il calcio. Vince chi paga di più, così è troppo facile. Non ci si diverte più e diventa frustrante per noi che diamo tutto durante la stagione sapere che poi le cose si decidono fuori dal campo”.
Dopo Catania sembrava finito un ciclo. Ora invece la Roma è di nuovo lì a lottare per vincere. Di chi è il merito?
“Il merito è di tutti. Il nostro è un gruppo che ha tantissime qualità. Quando abbiamo passato momenti di difficoltà siamo stati bravi ad uscirne fuori tutti insieme. La nostra forza è sempre stata quella, ci siamo detti sempre tutto in faccia sopportandoci uno con l’altro”.
Ti è mai capitato in carriera di vivere situazioni come Lazio-Inter?
“Difficile giudicare. Non mi piacerebbe stare nei panni dei giocatori della Lazio per tutto quello che si dice in questi giorni. E’complicato dare un’opinione se le cose stanno come sento dire”.
La procura ha aperto un’indagine.
“Non è facile gestire una cosa così. Alcuni giocatori hanno paura di uscire di casa, altri hanno paura di parlare. Non mi piacerebbe essere al loro posto”.
La Giustizia Sportiva però sta a guardare.
“Credo che alla fine sia una questione molto fumosa e eventuali colpe sono difficili da dimostrare. Poi i media quando vogliono dire qualcosa te la dicono, quando ti vogliono nascondere delle cose lo fanno tranquillamente. Quando stavo a Udine e a Milano dicevano sempre che a Roma ci si lamenta sempre, da quando sono qui ho capito il perché. C’è un motivo se qui ci si lamenta”.
Sulla questione Totti-Balotelli si è parlato tanto e spesso a sproposito. E’ intervenuto anche il Presidente della Repubblica.
“Il problema è che io tutta questa gente non l’ho sentita parlare dopo Lazio-Inter. Secondo me alla fine la cosa più grave è questa. Checco è una persona molto importante a livello nazionale, europeo. Il suo gesto ha fatto parlare tutta l’opinione pubblica, se lo avesse fatto un altro non se ne sarebbe parlato così. E’ un gesto che nel calcio ci può stare, soprattutto quando sei provocato da un ragazzino. Sicuramente ci sono stati episodi molto più gravi e importanti e nessuno si è fatto sentire”.
Tu hai detto che il razzismo non è solo quello nei confronti di Balotelli ma anche quello nei confronti di Totti e De Rossi che tutte le domeniche sono insultati dai tifosi di tutta Italia solo perché sono romani.
“Quello che subiscono Francesco e Daniele è molto più grave. Anche quello è razzismo. Poi Balotelli il suo colore lo utilizza abbastanza bene, si nasconde dietro la sua pelle perché è un ragazzo molto furbo”.
L’Inter gioca la finale di Champions. Ti sei mai pentito di essere andato via?
“Mai. Sono sempre stato fiero delle scelte che ho fatto nella mia vita. Sia ora, sia quando ho deciso di abbandonare la quei livelli lì”.
De Rossi quanto è forte?
“Lele è un grande. E’ un giocatore completo: destro, sinistro, bravo di testa, fa gol è bravo nell’inserimento. E’ un giocatore atipico, non ce ne sono di centrocampisti completi come lui”.
Pensi che sia stato penalizzato da Ranieri, che rispetto a come giocavate con Spalletti, lo ha spostato leggermente sulla sinistra?
“Questo non lo so, bisognerebbe chiederlo a lui. Però mi sembra che abbia segnato molti gol in quella posizione, è stato decisivo in molte occasioni. Credo che ci siamo adattati bene.”
Si comincia già a parlare di calciomercato. Se alla Roma dovesse arrivare un’offerta irrinunciabile per te da parte di squadre come Real Madrid o Barcellona, tu la prenderesti in considerazione?
“La potrei prendere in considerazione solo se me lo chiedesse la società. Se mi dicessero che hanno deciso di vendermi perché magari per me offrono 50 milioni di euro, la prenderei in considerazione”.
Se dipendesse da te?
“E chi si muove da qui”…
Hai già pensato a quello che farai nel 2013, quando scadrà il tuo contratto con la Roma?
“Tornerò a giocare nel Santiago Wanderers, che è la squadra della mia città, Valparaiso. Voglio chiudere lì la mia carriera, ci tengo perché da lì posso aiutare la mia popolazione”.
Dopo il terremoto hai aperto un conto corrente per aiutare la tua gente.
“Infatti voglio ringraziare tutti quelli che mi hanno sostenuto, compresi voi del Romanista, in questa iniziativa. Abbiamo raccolto una cifra molto importante. Ora vado lì per vedere di persona come vanno avanti i lavori perché sta iniziando l’inverno in Cile e bisogna sbrigarsi a portare gli aiuti in alcune zone dove gli aiuti non sono arrivati tempestivamente. Ci sono posti di cui non si è parlato ma che hanno grande bisogno di aiuto, e io ce la farò. Ricostruiremo case, scuole, cercheremo di mettere a disposizione dei bambini dei pullman perché lì per andare a scuola sono costretti a fare molti chilometri a piedi. La mia idea è quella di dare una mano a quelli che ne hanno bisogno”.
Domani (oggi n.d.r.) ci sarà l’occasione per aiutare molte persone andando a donare il sangue allo stadio Olimpico.
“Voglio invitare la gente a donare il sangue perché in questo modo si può aiutare il prossimo. Spero che i tifosi romanisti accorrano numerosi allo stadio Olimpico, sarà un modo per salutarci prima delle vacanze. E poi c’è anche la gara dei rigori… una l’ho già vinta battendo Totti in finale. Ho ancora la coppa a casa.
A parte il calcio, ti abbiamo visto in tutti gli stadi a vedere il rugby, il tennis e il basket. Sei uno sportivo a tutto tondo.
Mi piacciono molto questi sport. Nel rugby si prendono a botte per tutta la partita e poi alla fine si danno il cinque. E’ un esempio che anche noi calciatori dovremmo imitare. La passione che sentiamo noi in ogni partita non si può spiegare. Il tennis mi piace molto, poi io gioco pure anche se ho un piccolo problema”…

Quale?
(ride) “Ogni volta che vado a rete mi superano con il pallonetto. Però ci sta… Nel basket non ne parliamo. Quando abbiamo giocato al Palalottomatica per fare canestro sono dovuto salire sulle spalle di Lobont”.
I tuoi compagni dicono che hai un rapporto complicato col telefono. E’ vero?
“E’ vero. Non ho un bel rapporto col telefono, nel senso che faccio fatica a rispondere. Quando non conosco i numeri non rispondo, poi quando arrivo a casa lascio il telefono in camera e alle 11 di sera trovo tantissime chiamate”.
E’ vero che passi tanto tempo in chat?
“Utilizzo messenger per rimanere in contatto con i miei amici cileni e con i parenti che non vedo da tanto tempo”.
Su Facebook ci sono centinaia di gruppi in tuo onore.
“Lo so, me lo hanno detto e mi fa molto piacere ma Facebook non lo utilizzo. Solo chat”.
Il Mondiale lo vedrai?
“Certamente. E farò il tifo per la nazionale cilena. Anche perché il Cile farà un bel Mondiale. C’è gente giovane, Bielsa è un tecnico esperto e spero che possa continuare ancora a lungo perché ci ha dato tanto come allenatore. Anche come idee e come sviluppo di calcio, stiamo crescendo molto e soprattutto in fretta. Poi il Mondiale è bello perché non si sa chi vince, anche se le squadre favorite sono sempre le stesse. Io comunque punto sull’Argentina. Non ha fatto una bella qualificazione ma ha dei giocatori che possono fare la differenza, ora bisogna solo farli giocare insieme”.
Sorpreso delle mancate convocazioni di Zanetti e Cambiasso?
“Molto. Soprattutto Zanetti, perché a centrocampo sono molto coperti ma di Zanetti non se lo aspettava nessuno”.
L’Italia come la vedi?
“L’Italia arriva sempre. Come la Germania, sono squadre che arrivano sempre in fondo in queste manifestazioni. Lippi aveva fatto i complimenti pubblici alla Roma, poi ha chiamato solo De Rossi”.
Come mai?
“Lui segue le sue idee. Ha vinto il Mondiale nel 2006 e nel calcio chi vince ha sempre ragione”.
Totti meritava di essere chiamato?
“Credo che la decisione di non andare sia stata di Francesco”.
Abbiamo visto tuo figlio giocare sotto la Curva Sud. E’ più forte di te…
(ride) “Sicuramente è più alto”.
Non è che ti costringerà a cambiare i tuoi programmi e rimarrai a Roma anche oltre il 2013?
“Io sarei molto felice se lui facesse il calciatore. Poi se lo dovesse fare qui a Roma sarei ancora più contento perché almeno non ci spostiamo. Più passa il tempo e più sarà difficile per me riportarli in Cile perché crescono: nel 2013 mia figlia Davka avrà 13 anni e Bastian ne avrà 10, e loro si sentono italiani ma soprattutto romani. Lo devi sentire parlare, Bastian. Poi lui è uno che non ci sta mai a perdere anche se è un ragazzino. Qualcosa ha preso dal padre”…
Il prossimo anno la Roma tornerà a fare la Champions.
“Quello è il posto che ci compete ma bisogna stare molto attenti perché bisognerà allestire una squadra adatta a fare la Champions, questo è sicuro. Perché lo merita questa piazza.”
C’è bisogno di qualche innesto?
“Bisogna avere una rosa importante, che sia sempre protagonista come lo siamo stati in questi ultimi anni. Perché col nome non si va da nessuna parte e si rischia di fare brutta figura. Se vuoi fare un’ottima Champions e un campionato da protagonista, qualcosa si deve muovere”.
Se ti dicessero di scegliere tra Champions e Scudetto?
“Sono entrambe competizioni importanti. Poi magari si arrivasse fino in fondo in Champions, pensa come reagirebbe la città… Sono quei sogni che uno ha e che magari riusciamo a realizzare insieme”.
L’anno prossimo sarà ancora lotta tra Roma e Inter?
“Sarà una lotta più combattuta. Poi loro non avranno più Mourinho, che andrà via, e perderanno sicuramente qualcosa. Poi vedremo se il suo sostituto sarà all’altezza di gestire questo vantaggio a livello economico e di calciatori che hanno in questo momento.
Juve e Milan?
“Devono rifondare ma ci saranno anche loro”.


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato.

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>