Pepe: “Mondiale senza fenomeni. Ero Tottino, De Rossi mi ha detto ‘Ricordati da dove siamo partiti'”

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 Su di lui i giudizi dopo l’esordio dell’Italia al Mondiale 2010 sono stati contraddittori: per alcuni, tra i migliori; per altri, ininfluente. Eppure Simone Pepe, fresco di contratto con la Juventus, dice che – a prescindere dalla prestazione personale – il Sud Africa non ha finora regalato grosse emozioni nè talenti particolari. A chi gli ricorda, inoltre, che ai tempi della Primavera giallorossa veniva paragonato a Francesco Totti, Pepe risponde di avere ancora parecchia strada da fare: “Nelle partite giocate finora, ‘sti fenomeni proprio non li ho visti. La nostra prestazione mi è parsa tra le migliori. Ad esempio, ieri il Brasile è passato grazie ad un gran gol di Maicon; il portiere coreano, però, ve lo raccomando… Totti? Lui è un campione, io sono un ragazzo che ricorda da dove è partito, ma è pronto per arrivare“. A stralci, l’intervista a Pepe comparsa su repubblica.it nella quale l’Azzurro ripercorre le tappe delle giovanili a Roma:

Si sente di somigliare a qualche azzurro del passato?
“Mi dicono Di Livio. Vorrei fare un quarto della carriera sua”.
Cosa le ha detto De Rossi lunedì sera?
“Ricordati da dove siamo partiti. Non me l’aspettavo, mi ha toccato, m’ha lasciato di stucco”.
E da dove siete partiti?
“Da Trigoria, da ragazzini, abbiamo fatto tutta le trafila assieme, c’erano anche Bovo, Amelia, Lanzaro, D’Agostino. Lui non giocava mai, ha cominciato a farlo negli Allievi e da lì ha infilato 8-9 anni di livello altissimo”.
E Pepe, nel frattempo, che faceva?
“Forse Pepe non era pronto per giocare nella Roma. Ho dovuto fare le mie esperienze, non si può dare la colpa alla Roma”.
Gira e rigira, è finito alla Juve.
“Pepe adesso deve pensare al Mondiale, una cosa che può capitare una sola volta nella vita”.
Qual è stata la sua svolta?
“Giampaolo ha cominciato a mettermi sulla fascia, poi Marino mi ha cambiato ruolo. Lui mi diceva: taglia, vai in porta, ma io avevo la corsia preferenziale: sempre dritto. Ma poi ho imparato, dovevo solo capire il concetto”.
È vero che da piccolo la chiamavano Tottino?
“E’ vero, ma lui è un fenomeno mentre io sono solo un ragazzo che ci mette tanta voglia”.


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