Florentino Perez vuole la Roma

 Scenario da colpo di scena: Florentino Perez, Presidente in carica del Real Madrid, avrebbe avanzato e manifestato interesse nei confronti della Roma. Da Il Tempo:

Uno scenario appassionante si profila per il futuro della Roma. Alla porta del club giallorosso busserebbe nientemeno che Florentino Perez presidente della società più prestigiosa del mondo: il Real Madrid. Mentre Ranieri a Trigoria parte con l’ultima fase della preparazione estiva e i tifosi iniziano a fare le valigie per le vacanze dopo le «fatiche» di Riscone, c’è chi nella Capitale continua a lavorare a fari spenti per il futuro della società giallorossa.

Roma: il filotto iniziale vuole dire scudetto

 Dal Corriere dello Sport:

Sì, ogni tifoso romanista l’­ha pensato dopo una prima occhiata al calendario: 4 partite, 12 punti, tan­to per mettere paura all’Inter che ar­riva all’Olimpico alla 5ª giornata. In effetti, anche senza esagerare con l’ottimismo, la partenza della Roma è molto più semplice rispetto all’anno scorso: Cesena in casa, Cagliari fuo­ri, Bologna in casa, Brescia fuori. Due neopromosse, due provinciali. Un ottimo incentivo alla corsa per Claudio Ranieri. Nel 2009 la strada fu invece tosta. Talmente tosta da eli­minare la macchina di Luciano Spal­letti: due sconfitte nelle prime due par­tite contro Genoa e Juventus e tanti salu­ti. Una partenza che a conti fatti ha deciso la volata per lo scudetto.

Roma: riecco De Rossi e Juan

 Dal Corriere dello Sport:

Ecco i nazionali. O meglio: ecco De Rossi e Juan, due vertebre della Roma che immagina Claudio Ranieri. Dopo il Mondiale e dopo le vacanze personalizzate, tornano al lavoro. Sono attesi oggi alle 10 a Trigoria, insieme con l’indesiderato Doni, per cominciare la preparazione. Il quarto uomo, l’ultimo reduce di una spedizione tormentata, è Julio Baptista. Ma lui è in viaggio di nozze e, se non si sbloccano le trattative che lo riguardano, sarà a disposizione dal 2 agosto.

Torneo di Parigi: Menez vuole essere la stella

 Dalla Gazzetta dello Sport:

Rap, rapine, rapporti che non si rompono, perché le radici – se vuoi crescere – devono durare per sempre. A raccontare la Banlieue 94 di Parigi, la difficile periferia dove Jeremy Menez è cresciuto e a cui ha dedicato il suo numero di maglia, più che i monosillabi del talento francese ci pensano la cronaca nera e i video di You Tube. «Non c’è lavoro, non ci sono prospettive, non c’è futuro», rappano ribelli i giovani figli del melting pot francese, generazione di mezzo tra l’Africa ormai lontana e un’integrazione colpevolmente lenta. Facce truci (bianche, nere, magrebine), cappucci perennemente tirati sulla testa, mani che si muovono in continuazione: tutti frammenti che s’infilano tra immagini di auto bruciate, scontri con la polizia, moto riprese in impennate lunghissime che sanno di sberleffo.

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