Montali: “Scudetto? La Roma ci crede, ma non ci sono tabelle”

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 Gian Paolo Montali è intervenuto alla trasmissione Rai, Radio Anch’io Lo Sport. Ecco le parole del dirigente giallorosso:

Quale è il suo ruolo all’interno della Roma? “La definizione è molto particolare, sono il coordinatore dell’area sportiva. In realtà sono uno dei tre direttori che si occupa dell’organizzazione della società, io mi occupo della gestione della prima squadra, quindi giocatori allenatore e parte organizzativa”.

Il futuro del calcio ha bisogno di manager? “Non spetta a me dirlo, di sicuro la Juventus è stata la prima chiamandomi, poi lo ha fatto la Sensi dandomi questa opportunità. E’ un alibi dire che nel calcio ci vogliono solo persone ‘del calcio’. Mourinho, Capello o Benitez, se li mettessero in una società di basket, farebbero bene lo stesso, sono abituati a comandare e vincere”.
Il risultato della Roma è frutto anche di questo progetto?
“All’inizio il mio arrivo era visto un po’ così, anche per questa definizione strana. Il mio ruolo è quello di manager a tutto tondo, è chiaro che ho un passato di allenatore, ma non sono solo un motivatore. Avevo bisogno di entrare in punta dei piedi, io ho accettato questo lavoro non per apparire, ma per essere. La presidentessa è giovanissima e ha grande responsabilità, ma ha saputo vedere molto lontano”.
Come si trova a Roma? Come gestirà questa euforia?
“A Roma già allenavo con la pallavolo e ho vinto nel 2000. Conosco la piazza e la realtà, l’affetto che ci mette il popolo della Roma. Ho vinto anche nel 2005 gli Europei con la Nazionale. Mi sono sentito pronto. Roma è vero che ha vinto un solo scudetto negli ultimi dieci anni, ma ha vinto delle Coppe Italia ed è abituata a lottare per i vertici. E’ stato importante isolare la squadra da tutto il resto. E’ importante fare bene sul campo, conta solo quello”.
La società crede nello scudetto?
“L’allenatore e la società sono i primi che devono crederci per fare in modo che poi i giocatori si esprimano il meglio in mezzo al campo. Ho vissuto la sera delle ‘bombe carta’, appena dopo Udine. Siamo stati molto freddi e lucidi, abbiamo sopportato quel momento con grande professionalità. Una volta prima di entrare allo stadio un tifoso ci regalò una ghirlanda, come se fossimo morti. Noi abbiamo delle responsabilità nei confronti dei tifosi”.
La Roma
del futuro? “Vogliamo fare un calcio sostenibile, anche per andare incontro a Platini. Dobbiamo utilizzare la ‘forza delle idee’. Pradè e Conti stanno lavorando in quel senso. La Roma comunque deve avere grandi giocatori e pensare sempre in grande”.
Come è stata la reazione di Ranieri di fronte al suo inserimento?
“Ci conoscevamo già dai tempi di Torino, c’era già stima. Lui mi ha facilitato molto il compito, ha girato il mondo è una persona abituata a lavorare con un team. Dopo la sconfitta di Udine ho chiesto ai giocatori di decidere insieme di andare in ritiro. Dopo i primi discorsi negli spogliatoi vedevo che i calciatori mi guardavano, piano piano mi sono inserito”.
Ranieri, e non Totti, è il vero deus ex-machina. Quanto merito ha?
“Totti è un giocatore straordinario, ha dato tantissimo e sta dando ancora tantissimo. E’ il valore aggiunto sul quale puntiamo per questo finale. La squadra ha saputo sopperire alla mancanza del capitano. Okaka prima di andare in Inghilterra ha fatto un gol decisivo. L’allenatore è di altissimo livello, sta cercando di plasmare la squadra secondo le sue caratteristiche”.
Ha fatto una tabella scudetto?
“Non ci sono tabelle, abbiamo 7 gare difficilissime e la semifinale di Coppa Italia. Ne abbiamo 9, se succede saremo la prima società ad avere 10 coppe. Sabato abbiamo il Bari, ci dobbiamo concentrare su ogni singola gara”.


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