Vucinic, il genio

 Da La Gazzetta dello Sport:

Quasi quasi vado. Non andare. Cioè, voglio rifletterci. Non ci pensare nemmeno. Quanto ci vuole da Calimera a Barcellona? Non ti azzardare. Il calcio non c’entra, è solo uno strumento: i gol servono a misurare il bene. E, dopo, le esultanze, le canzoncine, la barba, le scarpette viola, i sorrisi valgono come abbracci. Ci sono i sentimenti in ballo. E, d’altronde, lui ha sempre messo il cuore sul campo, fin da quando si allenava al mondo, dall’altra parte del mare.
Anche a piedi Non è che i sogni sono un po’ fedigrafi? Ce lo vorrebbero portare via. Non è colpa di Vucinic, Mirko ha un talento enorme, è fuoco e orgoglio, altruismo e fantasia. Lui deve sognare. Certo, Manchester (e il City oltretutto) non è un bel posto dove far nascere un figlio. Anche se lo pagherebbero bene. Ma Londra, la capitale del mondo. Pensa che bello con Stefania e il passeggino ad Hyde Park. E il calcio inglese, il fascino della Premier. O Barcellona, addirittura. Al tramonto, una passeggiata a Port Vell mano nella mano è un toccasana per il cuore. In Spagna si vive bene, meglio che qui. Il Paese ha perso colpi, ma parla ancora al futuro.
E poi c’è il calcio più bello del mondo. Però, quant’è lontano. Da Calimera a Barcellona ci sono 1960 chilometri, almeno 18 ore di macchina. Lui ci andrebbe anche a piedi. È comprensibile, se pensa da dove è partito, dai campetti di Calimera, a due passi da Lecce, quando era un bambino che sognava da adulto. E ora ogni sogno gli sembra un obiettivo alla portata, perfino il Barcellona di Messi e Ibrahimovic.

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