Gian Paolo Montali si presenta: “Tifo il Parma, Juve per crescere. La Roma è il banco di prova”

di Redazione Commenta


Ieri era al Friuli per assistere alla gara tra Udinese e Roma. L’esordio di Gian Paolo Montali alla corte del club giallorosso non è stato battezzato nel migliore dei modi ma la prestazione di ieri non può essere, per l’ex bianconero, il banco di prova di alcunchè.
Ha bisogno di conoscere l’ambiente, Montali, e al contempo capire come e dove intervenire.
In un’intervista rilasciata a Roma Giallorossa, il nuovo arrivato si presenta e lo fa toccando più di un argomento di interesse.
Di fede Ducale, Montali si dice pronto alla nuova esperienza e forte di un trascorso in bianconero che gli ha fatto da scuola, insegnandogli a districarsi nel contesto del calcio.
Testuale:


Gian Paolo Montali. Una vita nello sport. Non certo un uomo di calcio, è vero, ma che nel calcio ha avuto la sua maggiore notorietà e successo. Nella Juventus era l’unico personaggio di sport che c’era nel club: un’esperienza di tre anni che ha fatto tornare ai fasti di un tempo la società bianconera. Gentilmente il neo dirigente della Roma, poche ore dopo la sua nomina, si concede, per presentarsi ai tifosi.
E’ vero che Daniele Pradè potrebbe lasciare la Roma?
“Non è assolutamente vero. Come non è vero che Corvino potrebbe arrivare alla Roma. Lo posso smentire tranquillamente”.
Molti hanno detto: “Era meglio acquistare dei giocatori che assumere Montali…”. Lei al riguardo cosa ha da dire?
“Capisco perfettamente lo spirito dei tifosi. Ma come si fa a comprare dei giocatori se non si consolida prima lo stile della società? Si devono fissare degli obiettivi, la cosiddetta mission. Questa cosa, invece, deve far pensare ad un progetto di pianificazione della società e vedrete che pian piano faremo le mosse che dovremo fare”.
Un’altra domanda che si pone il tifoso giallorosso è la seguente: Montali è della Juventus? Ci scusi ma la domanda è d’obbligo…
“Io della Juventus? Ho lavorato da professionista per tre anni alla Juventus ed è stata la mia fortuna professionale. Non c’era modo migliore di entrare nel calcio se non con un ruolo molto preciso come la mia mansione precedente. Ero l’unico uomo di sport nella Juventus. Mi sono occupato per tre anni del cambiamento della Juventus dal punto di vista sportivo. Tardelli, ad esempio, è durato un anno. Io invece sono rimasto tre anni… La mia fede calcistica? Io sono nativo di Parma, quindi calcisticamente tifo per la mia città. Non credo che per questa cosa me ne farete mica una colpa? (ride, ndr)”.
Assolutamente no. Ma deve sapere che Roma è una città particolare e tutto viene preso troppo sul serio…
“Devo essere sincero? Condivido anche questi dubbi che ha la tifoseria nei miei confronti. A me piacciono le sfide. Sarà anche una mia sfida personale dimostrare che invece si può fare bene. Intanto i tifosi vogliono una società molto razionale, che parli chiaro e sia precisa. Io ho queste caratteristiche e quindi insieme a Pradè e Conti cercheremo di creare questo stile molto chiaro e preciso e di incanalare la vita societaria verso i canali dell’eccellenza”.
Un ultima considerazione che si sente di dire ai tifosi?
“Io non sono abituato ad andare nei posti per partecipare. E nemmeno per gli stipendi. Grazie a Dio non ne ho bisogno”.


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