Mazzone: “Sarò sempre grato alla famiglia Sensi”

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 Carlo Mazzone, contattato da Centro Suono Sport, non dimentica il suo passato in giallorosso ed in particolare Franco Sensi che gli ha dato l’opportunità di allenare la Roma, la squadra per cui tifa da bambino. Questa le sue parole:

Mister, siamo al termine dell’era Sensi. Un ricordo della usa esperienza con questa famiglia?

“Un bellissimo ricordo e una grande gratitudine. Peccato manchi oggi “il grande capo” verso cui ho avuto un affetto immenso. Non vincevamo mai, mi chiedevo sempre “quand’è che mi caccia?” e lui mi diceva sempre “Carlè stai tranquillo pensa a domenica”. Alla fine poi riuscimmo a fare anche buone cose.”

E’ cominciata la nuova stagione, chi appare già in grande forma è un giocatore che lei ha allenato con grande cura, Francesco Totti. Che augurio si sente di fare al numero 10 giallorosso?

“Che la prossima stagione sia la migliore. Che non ci siano per lui guai fisici, e che possa fare una stagione senza infortuni così da poter vedere il Francesco Totti al top che tutti amiamo, che segna e fa segnare”.

La grande novità di questa stagione è la presenza di Ranieri fin dall’inizio della preparazione. Cosa potrebbe cambiare rispetto alla passata preparazione?

“Cambia poco. In realtà però aumentano le possibilità di raggiungere gli obiettivi che un allenatore si prefissa, così da poter gestire da subito i dettagli tecnico-tattici”.

L’arrivo di Adriano che apporto darà?

“Gli mando un messaggio: “Prima di dare un giudizio su di te, dimostrami di essere ancora l’Adriano che ci ha fatto innamorare del suo calcio”. La mia speranza è che venga per giocare a calcio. Il giocatore non si discute, l’uomo ha avuto qualche problema. Anche se è vero che noi romani sappiamo giustificare e perdonare…nei limiti!”

Uno dei suoi pupilli, Roberto Baggio è tornato in nazionale. Non da giocatore ovviamente, ma entrando a far parte dello staff tecnico. Le fa piacere?

“Vi do una primizia, che mi auguro leggano in molti. Finalmente il calcio italiano ha reso giustizia a Roberto. Ad un certo punto lo aveva emarginato. Poi io ho fatto una giocata fortunata, e così facendo gli ho allungato la carriera di quattro anni. Lui, giocatore come lui, era senza contratto a casa. E’ stato bravo il presidente Corioni a dirmi che c’era la possibilità di portarlo a Brescia. Io mi sono mosso subito e ho chiamato Roberto, malgrado ci fosse una profonda trattativa con la Reggina. Appena gli dissi: “Vuoi venire a Brescia?”, lui mi rispose “Vengo a piedi!”. Corioni mi disse “Fai tu Carletto, se me lo porti sono felicissimo”. Il calcio italiano lo aveva emarginato, io sono riuscito a riportarlo ad alti livelli. Lui è una splendida persona, prima ancora che un grande professionista e grande calciatore. La sua nomina all’iterno dello staff dell’Italia è una sorta di riparazione a quanto il calcio gli aveva tolto, dopo averlo abbandonato”.

Lei ha allenato grandissimi giocatori, su tutti Roberto Baggio, Beppe Signori, e Francesco Totti: cosa li accomuna?

“La facilità di giocare a calcio. Di fare felici gli allenatori che li allenano, i tifosi delle loro squadre, e tutti gli amanti del bel calcio”.

Qual è stato il suo periodo più brutto?

“Sicuramente quello di Bologna, un anno balordo. Che poi con Calciopoli, dopo essere stato chiamato a partecipare al processo di Napoli. Ne ho capito le cause. Li ho sentito intercettazioni da brividi”.

Se fosse il nuovo presidente della Roma, cosa farebbe per prima cosa?

“In realtà poco. Aggiungerei qualcosa alla rosa in accordo con l’allenatore”.

Secondo lei è possibile aprire gli allenamenti ai tifosi, o è troppo di distrazione?

“Nessuna distrazione! Anzi, il giocatore quando sa che ci sono i tifosi da il massimo per non essere contestato, ma anzi per essere acclamato. Ogni tanto nel pretattica si può anche non annunciare la formazione, ma è giusto che mostri in che modo lavora con la sua squadra”.

Mister, siamo al termine dell’era Sensi. Un ricordo della usa esperienza con questa famiglia?
“Un bellissimo ricordo e una grande gratitudine. Peccato manchi oggi “il grande capo” verso cui ho avuto un affetto immenso. Non vincevamo mai, mi chiedevo sempre “quand’è che mi caccia?” e lui mi diceva sempre “Carlè stai tranquillo pensa a domenica”. Alla fine poi riuscimmo a fare anche buone cose.”
E’ cominciata la nuova stagione, chi appare già in grande forma è un giocatore che lei ha allenato con grande cura, Francesco Totti. Che augurio si sente di fare al numero 10 giallorosso?
Che la prossima stagione sia la migliore. Che non ci siano per lui guai fisici, e che possa fare una stagione senza infortuni così da poter vedere il Francesco Totti al top che tutti amiamo, che segna e fa segnare.
La grande novità di questa stagione è la presenza di Ranieri fin dall’inizio della preparazione. Cosa potrebbe cambiare rispetto alla passata preparazione?
Cambia poco. In realtà però aumentano le possibilità di raggiungere gli obiettivi che un allenatore si prefissa, così da poter gestire da subito i dettagli tecnico-tattici.
L’arrivo di Adriano che apporto darà?
Gli mando un messaggio: “Prima di dare un giudizio su di te, dimostrami di essere ancora l’Adriano che ci ha fatto innamorare del suo calcio”. La mia speranza è che venga per giocare a calcio. Il giocatore non si discute, l’uomo ha avuto qualche problema. Anche se è vero che noi romani sappiamo giustificare e perdonare…nei limiti!
Uno dei suoi pupilli, Roberto Baggio è tornato in nazionale. Non da giocatore ovviamente, ma entrando a far parte dello staff tecnico. Le fa piacere?
Vi do una primizia, che mi auguro leggano in molti. Finalmente il calcio italiano ha reso giustizia a Roberto. Ad un certo punto lo aveva emarginato. Poi io ho fatto una giocata fortunata, e così facendo gli ho allungato la carriera di quattro anni. Lui, giocatore come lui, era senza contratto a casa. E’ stato bravo il presidente Corioni a dirmi che c’era la possibilità di portarlo a Brescia. Io mi sono mosso subito e ho chiamato Roberto, malgrado ci fosse una profonda trattativa con la Reggina. Appena gli dissi: “Vuoi venire a Brescia?”, lui mi rispose “Vengo a piedi!”. Corioni mi disse “Fai tu Carletto, se me lo porti sono felicissimo”. Il calcio italiano lo aveva emarginato, io sono riuscito a riportarlo ad alti livelli. Lui è una splendida persona, prima ancora che un grande professionista e grande calciatore. La sua nomina all’iterno dello staff dell’Italia è una sorta di riparazione a quanto il calcio gli aveva tolto, dopo averlo abbandonato.
Lei ha allenato grandissimi giocatori, su tutti Roberto Baggio, Beppe Signori, e Francesco Totti: cosa li accomuna?
La facilità di giocare a calcio. Di fare felici gli allenatori che li allenano, i tifosi delle loro squadre, e tutti gli amanti del bel calcio.
Qual’è stato il suo periodo più brutto?
Sicuramente quello di Bologna, un anno balordo. Che poi con Calciopoli, dopo essere stato chiamato a partecipare al processo di Napoli. ne ho capito le cause. Li ho sentito intercettazioni da brividi.
Se fosse il nuovo presidente della Roma, cosa farebbe per prima cosa?
In realtà poco. Aggiungerei qualcosa alla rosa in accordo con l’allenatore.
Secondo lei è possibile aprire gli allenamenti ai tifosi, o è troppo di distrazione?
Nessuna distrazione! Anzi, il giocatore quando sa che ci sono i tifosi da il massimo per non essere contestato, ma anzi per essere acclamato. Ogni tanto nel pretattica si può anche non annunciare la formazione, ma è giusto che mostri in che modo lavora con la sua squadra.Mister, siamo al termine dell’era Sensi. Un ricordo della usa esperienza con questa famiglia?
“Un bellissimo ricordo e una grande gratitudine. Peccato manchi oggi “il grande capo” verso cui ho avuto un affetto immenso. Non vincevamo mai, mi chiedevo sempre “quand’è che mi caccia?” e lui mi diceva sempre “Carlè stai tranquillo pensa a domenica”. Alla fine poi riuscimmo a fare anche buone cose.”
E’ cominciata la nuova stagione, chi appare già in grande forma è un giocatore che lei ha allenato con grande cura, Francesco Totti. Che augurio si sente di fare al numero 10 giallorosso?
Che la prossima stagione sia la migliore. Che non ci siano per lui guai fisici, e che possa fare una stagione senza infortuni così da poter vedere il Francesco Totti al top che tutti amiamo, che segna e fa segnare.
La grande novità di questa stagione è la presenza di Ranieri fin dall’inizio della preparazione. Cosa potrebbe cambiare rispetto alla passata preparazione?
Cambia poco. In realtà però aumentano le possibilità di raggiungere gli obiettivi che un allenatore si prefissa, così da poter gestire da subito i dettagli tecnico-tattici.
L’arrivo di Adriano che apporto darà?
Gli mando un messaggio: “Prima di dare un giudizio su di te, dimostrami di essere ancora l’Adriano che ci ha fatto innamorare del suo calcio”. La mia speranza è che venga per giocare a calcio. Il giocatore non si discute, l’uomo ha avuto qualche problema. Anche se è vero che noi romani sappiamo giustificare e perdonare…nei limiti!
Uno dei suoi pupilli, Roberto Baggio è tornato in nazionale. Non da giocatore ovviamente, ma entrando a far parte dello staff tecnico. Le fa piacere?
Vi do una primizia, che mi auguro leggano in molti. Finalmente il calcio italiano ha reso giustizia a Roberto. Ad un certo punto lo aveva emarginato. Poi io ho fatto una giocata fortunata, e così facendo gli ho allungato la carriera di quattro anni. Lui, giocatore come lui, era senza contratto a casa. E’ stato bravo il presidente Corioni a dirmi che c’era la possibilità di portarlo a Brescia. Io mi sono mosso subito e ho chiamato Roberto, malgrado ci fosse una profonda trattativa con la Reggina. Appena gli dissi: “Vuoi venire a Brescia?”, lui mi rispose “Vengo a piedi!”. Corioni mi disse “Fai tu Carletto, se me lo porti sono felicissimo”. Il calcio italiano lo aveva emarginato, io sono riuscito a riportarlo ad alti livelli. Lui è una splendida persona, prima ancora che un grande professionista e grande calciatore. La sua nomina all’iterno dello staff dell’Italia è una sorta di riparazione a quanto il calcio gli aveva tolto, dopo averlo abbandonato.
Lei ha allenato grandissimi giocatori, su tutti Roberto Baggio, Beppe Signori, e Francesco Totti: cosa li accomuna?
La facilità di giocare a calcio. Di fare felici gli allenatori che li allenano, i tifosi delle loro squadre, e tutti gli amanti del bel calcio.
Qual’è stato il suo periodo più brutto?
Sicuramente quello di Bologna, un anno balordo. Che poi con Calciopoli, dopo essere stato chiamato a partecipare al processo di Napoli. ne ho capito le cause. Li ho sentito intercettazioni da brividi.
Se fosse il nuovo presidente della Roma, cosa farebbe per prima cosa?
In realtà poco. Aggiungerei qualcosa alla rosa in accordo con l’allenatore.
Secondo lei è possibile aprire gli allenamenti ai tifosi, o è troppo di distrazione?
Nessuna distrazione! Anzi, il giocatore quando sa che ci sono i tifosi da il massimo per non essere contestato, ma anzi per essere acclamato. Ogni tanto nel pretattica si può anche non annunciare la formazione, ma è giusto che mostri in che modo lavora con la sua squadra.Mister, siamo al termine dell’era Sensi. Un ricordo della usa esperienza con questa famiglia?
“Un bellissimo ricordo e una grande gratitudine. Peccato manchi oggi “il grande capo” verso cui ho avuto un affetto immenso. Non vincevamo mai, mi chiedevo sempre “quand’è che mi caccia?” e lui mi diceva sempre “Carlè stai tranquillo pensa a domenica”. Alla fine poi riuscimmo a fare anche buone cose.”
E’ cominciata la nuova stagione, chi appare già in grande forma è un giocatore che lei ha allenato con grande cura, Francesco Totti. Che augurio si sente di fare al numero 10 giallorosso?
Che la prossima stagione sia la migliore. Che non ci siano per lui guai fisici, e che possa fare una stagione senza infortuni così da poter vedere il Francesco Totti al top che tutti amiamo, che segna e fa segnare.
La grande novità di questa stagione è la presenza di Ranieri fin dall’inizio della preparazione. Cosa potrebbe cambiare rispetto alla passata preparazione?
Cambia poco. In realtà però aumentano le possibilità di raggiungere gli obiettivi che un allenatore si prefissa, così da poter gestire da subito i dettagli tecnico-tattici.
L’arrivo di Adriano che apporto darà?
Gli mando un messaggio: “Prima di dare un giudizio su di te, dimostrami di essere ancora l’Adriano che ci ha fatto innamorare del suo calcio”. La mia speranza è che venga per giocare a calcio. Il giocatore non si discute, l’uomo ha avuto qualche problema. Anche se è vero che noi romani sappiamo giustificare e perdonare…nei limiti!
Uno dei suoi pupilli, Roberto Baggio è tornato in nazionale. Non da giocatore ovviamente, ma entrando a far parte dello staff tecnico. Le fa piacere?
Vi do una primizia, che mi auguro leggano in molti. Finalmente il calcio italiano ha reso giustizia a Roberto. Ad un certo punto lo aveva emarginato. Poi io ho fatto una giocata fortunata, e così facendo gli ho allungato la carriera di quattro anni. Lui, giocatore come lui, era senza contratto a casa. E’ stato bravo il presidente Corioni a dirmi che c’era la possibilità di portarlo a Brescia. Io mi sono mosso subito e ho chiamato Roberto, malgrado ci fosse una profonda trattativa con la Reggina. Appena gli dissi: “Vuoi venire a Brescia?”, lui mi rispose “Vengo a piedi!”. Corioni mi disse “Fai tu Carletto, se me lo porti sono felicissimo”. Il calcio italiano lo aveva emarginato, io sono riuscito a riportarlo ad alti livelli. Lui è una splendida persona, prima ancora che un grande professionista e grande calciatore. La sua nomina all’iterno dello staff dell’Italia è una sorta di riparazione a quanto il calcio gli aveva tolto, dopo averlo abbandonato.
Lei ha allenato grandissimi giocatori, su tutti Roberto Baggio, Beppe Signori, e Francesco Totti: cosa li accomuna?
La facilità di giocare a calcio. Di fare felici gli allenatori che li allenano, i tifosi delle loro squadre, e tutti gli amanti del bel calcio.
Qual’è stato il suo periodo più brutto?
Sicuramente quello di Bologna, un anno balordo. Che poi con Calciopoli, dopo essere stato chiamato a partecipare al processo di Napoli. ne ho capito le cause. Li ho sentito intercettazioni da brividi.
Se fosse il nuovo presidente della Roma, cosa farebbe per prima cosa?
In realtà poco. Aggiungerei qualcosa alla rosa in accordo con l’allenatore.
Secondo lei è possibile aprire gli allenamenti ai tifosi, o è troppo di distrazione?
Nessuna distrazione! Anzi, il giocatore quando sa che ci sono i tifosi da il massimo per non essere contestato, ma anzi per essere acclamato. Ogni tanto nel pretattica si può anche non annunciare la formazione, ma è giusto che mostri in che modo lavora con la sua squadra.Mister, siamo al termine dell’era Sensi. Un ricordo della usa esperienza con questa famiglia?
“Un bellissimo ricordo e una grande gratitudine. Peccato manchi oggi “il grande capo” verso cui ho avuto un affetto immenso. Non vincevamo mai, mi chiedevo sempre “quand’è che mi caccia?” e lui mi diceva sempre “Carlè stai tranquillo pensa a domenica”. Alla fine poi riuscimmo a fare anche buone cose.”
E’ cominciata la nuova stagione, chi appare già in grande forma è un giocatore che lei ha allenato con grande cura, Francesco Totti. Che augurio si sente di fare al numero 10 giallorosso?
Che la prossima stagione sia la migliore. Che non ci siano per lui guai fisici, e che possa fare una stagione senza infortuni così da poter vedere il Francesco Totti al top che tutti amiamo, che segna e fa segnare.
La grande novità di questa stagione è la presenza di Ranieri fin dall’inizio della preparazione. Cosa potrebbe cambiare rispetto alla passata preparazione?
Cambia poco. In realtà però aumentano le possibilità di raggiungere gli obiettivi che un allenatore si prefissa, così da poter gestire da subito i dettagli tecnico-tattici.
L’arrivo di Adriano che apporto darà?
Gli mando un messaggio: “Prima di dare un giudizio su di te, dimostrami di essere ancora l’Adriano che ci ha fatto innamorare del suo calcio”. La mia speranza è che venga per giocare a calcio. Il giocatore non si discute, l’uomo ha avuto qualche problema. Anche se è vero che noi romani sappiamo giustificare e perdonare…nei limiti!
Uno dei suoi pupilli, Roberto Baggio è tornato in nazionale. Non da giocatore ovviamente, ma entrando a far parte dello staff tecnico. Le fa piacere?
Vi do una primizia, che mi auguro leggano in molti. Finalmente il calcio italiano ha reso giustizia a Roberto. Ad un certo punto lo aveva emarginato. Poi io ho fatto una giocata fortunata, e così facendo gli ho allungato la carriera di quattro anni. Lui, giocatore come lui, era senza contratto a casa. E’ stato bravo il presidente Corioni a dirmi che c’era la possibilità di portarlo a Brescia. Io mi sono mosso subito e ho chiamato Roberto, malgrado ci fosse una profonda trattativa con la Reggina. Appena gli dissi: “Vuoi venire a Brescia?”, lui mi rispose “Vengo a piedi!”. Corioni mi disse “Fai tu Carletto, se me lo porti sono felicissimo”. Il calcio italiano lo aveva emarginato, io sono riuscito a riportarlo ad alti livelli. Lui è una splendida persona, prima ancora che un grande professionista e grande calciatore. La sua nomina all’iterno dello staff dell’Italia è una sorta di riparazione a quanto il calcio gli aveva tolto, dopo averlo abbandonato.
Lei ha allenato grandissimi giocatori, su tutti Roberto Baggio, Beppe Signori, e Francesco Totti: cosa li accomuna?
La facilità di giocare a calcio. Di fare felici gli allenatori che li allenano, i tifosi delle loro squadre, e tutti gli amanti del bel calcio.
Qual’è stato il suo periodo più brutto?
Sicuramente quello di Bologna, un anno balordo. Che poi con Calciopoli, dopo essere stato chiamato a partecipare al processo di Napoli. ne ho capito le cause. Li ho sentito intercettazioni da brividi.
Se fosse il nuovo presidente della Roma, cosa farebbe per prima cosa?
In realtà poco. Aggiungerei qualcosa alla rosa in accordo con l’allenatore.
Secondo lei è possibile aprire gli allenamenti ai tifosi, o è troppo di distrazione?
Nessuna distrazione! Anzi, il giocatore quando sa che ci sono i tifosi da il massimo per non essere contestato, ma anzi per essere acclamato. Ogni tanto nel pretattica si può anche non annunciare la formazione, ma è giusto che mostri in che modo lavora con la sua squadra.

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