La mano di Ranieri sulla Roma

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 Da La Gazzetta dello Sport:

Aveva la difesa colabrodo, arrancava nella parte destra della classifica, perdeva e non piaceva. Cento giorni dopo, ha la quarta difesa del torneo – in compagnia di Lazio e Napoli -, è seconda, vince, piace, si diverte e, talvolta, diverte. Anche perché, vincere è il divertimento che non passerà mai di moda, nel calcio: i 4-3-3 o i 4-2-3-1 passano, mai successi restano.
La mano di Ranieri Ed è quello che ha in testa Ranieri, il lord inglese con l’accento romano e i natali a San Saba. Bella l’immagine del «curvone», della Roma ancora ametà dell’opera «e chissà che cosa ci riserverà il rettilineo», di questo tecnico che si sta rivelando una scoperta anche sul piano della comunicazione. C’è chi mima le manette e chi, invece, preferisce le battute, accompagnate da una risata. Una risata vi seppellirà, si urlava nel ’68, e Ranieri, che nel 1968 aveva 17 anni, spesso usa il sorriso per seppellire le polemiche. C’è molto di suo, in questa riscossa romanista. Le difesa che non becca più gol a catinelle, ad esempio. Si presentò e disse: «Dobbiamo chiudere la porta». Frase banale, manel calcio per arrivare lontano devi chiuderti.
Ranieri ha messo a posto la difesa dando fiducia a Julio Sergio, proteggendo il recupero di Juan – fondamentale, in questo caso, il lavoro di un fisioterapista di fiducia -, non facendo sconti alle svagatezze di Mexes, correggendo i movimenti di Riise, alternando nel modo giusto Cassetti e Motta.


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