Bruno Conti, l’idolo del popolo che disse no a Maradona

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 Da Il Romanista:

Il suo numero sette è stato e rimane un marchio di fantasia, di fedeltà, di passione. Bruno Conti giocherà per sempre al calcio e per sempre giocherà nella Roma. A provare a portarlo via hanno provato in tanti, anche Diego Armando Maradona. Maradona, lo sappiamo, è l’uomo degli eccessi e quando si mette una cosa nel cabezon, in genere riesce ad ottenerla. Aveva giurato, ad esempio, che avrebbe vinto un mondiale fin da quando il Flaco Menotti gli aveva comunicato che non lo avrebbe convocato per il torneo iridato del 1978. I mondiali aveva dovuto vederli dagli spalti e poi andare in giro a festeggiare per Buenos Aires a bordo del furgone del suocero. Ebbene El Diego a novembre del 1978 era già in nazionale e Beckenbauer a Tucuman chiedeva di scambiare con lui la maglia. L’argentino nel 1985 si era messo in testa di portare Bruno Conti a Napoli. La gente partenopea si era convinta lui fosse “una macchina per regalare felicità” e aveva paura di non riuscire ad accontentarli.

Si sentiva solo Re Diego, solissimo, tanto che quando la madre viene a trovarlo: «Pensai di mandare tutto al diavolo e le dissi: “Tota e se torniamo indietro?”». Bruno Conti è l’antidoto, la magia, la fantasia e l’allegria che serve anche al Re dei Re. Tanto più che Conti sembra avere problemi per il rinnovo del contratto. El Diego, l’uomo dell’eccesso si mise dunque in testa di portare Bruno Conti a Napoli: « Pensa quello che potremo combinare insieme – gli disse ridendo». Bruno dall’altro capo del telefono non diceva niente. Cosa dire quando il più grande giocatore del mondo dichiara di volerti ad ogni costo nella sua squadra? A fine maggio a Trigoria tremarono le mura dell’ufficio di Viola. Tra Bruno e il presidente ci furono scintille. Nella casa di Nettuno erano già aperte le borse, Conti partiva l’indomani per una tournee in Messico. Passò una notte d’inferno, ripensando alla sua storia, alla sua gente, ma il giorno dopo mentre calpestava i metri che lo portavano all’imbarco per il Messico, il suo nome venne gridato: “Bruno!”. Era una delle segretarie di Viola con l’ordine tassativo di consegnagli una nuova proposta di rinnovo. Bruno firmò mentre, come canta Jannacci, era tra le nuvole del Messico. Firmò perché non c’era Maradona che potesse tenere, perché di Bruno ce n’è uno… perché dopo un cross di Conti c’è il colpo di testa di Pruzzo e perché gli auguri di oggi vengono dalla tua gente, perché ci sei sempre stato e sempre ci sarai.


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